Elogio della terza età
Quando si leggono commenti, siano essi favorevoli o contrari, ma scritti in forma urbana, senza ortografia urlata, senza insulti gratuiti e becere offese, è sempre un piacere.
La cortesia è la qualità che rimane maggiormente impressa nella mente nell’interlocutore o del lettore, predisponendone favorevolmente l’animo, con conseguenti benefici e vantaggi sotto ogni aspetto.
Tra i commenti al mio ultimo post “Disturbatori seriali”, che ho letto in ritardo solo oggi, ci sono alcuni pacati interventi del Sig. Augusto Costacurta. Niente a che vedere con lo sproloquio nel penultimo post “Luigi Cillo e l’arte sacra”, tanto che ho ancora dubbi che quella sia stata proprio l’iniziativa di uno hacker e non del cortese Sig. Costacurta.
In ogni caso, chiunque sia stato, se per caso avesse qualcosa da ridire sulla mie risposte, dovrebbe prima andare a rileggersi attentamente quello che aveva scritto.
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Il Sig. Alverman, dopo avere letto per ben due volte il mio post con “scarso interesse”, come da egli ammesso, continua a confondere la critica all’opera d’arte con l’attacco alla persona.
Mi sembra abbastanza ovvio, se dovessi leggere con scarso interesse non sarei certamente in grado commentare seriamente, anzi eviterei.
In fin dei conti c’era poco da capire, se il curatore della mostra e followers avessero definito come capolavoro la “stesura di stratificazioni di intonaco colorato”, poteva andare bene, ma se mi invitano a vedere un “capolavoro di affresco dove riecheggia addirittura Michelangelo”, non mi devono prendere in giro perché l’affresco è una cosa diversa.
Evidentemente il Sig. Alverman, che ha capacità intellettuali e conoscenze artistiche superiori, non è interessato alle quisquilie che esulano dalla sua encomiabile attività di “tuttologo”.
Speriamo che non gli aumenti l’interesse altrimenti siamo ripuliti; con tutti i suoi commenti rilasciati a destra e a manca, farà ingolfare e scoppiare il server di OT.
Per alcuni altri commentatori soloni, l’aspetto artistico della questione sembra irrilevante, e come da copione, qualunque post è un pretesto per insultare e insultarsi tra di loro, oppure si salta di palo in frasca, se non rispondi: perché non hai risposto? Se rispondi: perché hai risposto? ecc.
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Piuttosto, sono in completo disaccordo con l’interpretazione del concetto di “terza età” espresso dai signori M. Bastanzetti e P. Scorretto, con riferimento al Sig. Augusto Costacurta.
Il primo mi fa sapere che il Sig. Costacurta è “molto, molto, molto anziano”, quasi fosse una menomazione, sottintendendo che avrei dovuto essere comprensivo.
Non se ne parla nemmeno, i miei commenti/risposte, non dipendono se uno è vecchio o giovane, se è grasso o magro, ecc.
Le risposte, escluso quando ammetto di avere preso una cantonata, sono adeguate alla domanda/provocazione, secondo la regola della “spiralizzazione del conflitto”, e non essendo un buonista, ho purtroppo la tendenza a calcare la mano, in osservanza ad un proverbio di origine biblica: ”chi semina venti, raccoglie trenta”.
Al sig. P. Scorretto invece, non pare di buon gusto che me la sia presa con un “ultra ottuagenario”, intendendo che il Sig. Costacurta, causa super defctu aetatis, sia una persona fragile e da proteggere, dettandomi invece l’agenda con argomento il “furto al museo di Verona” (credo di annoiare già abbastanza e ci manca solo che scriva su un fatto del quale ne sono pieni i giornali).
Premesso che non conosco il Sig. Augusto Costacurta, non lo ho mai incontrato e non dispongo dei suoi dati anagrafici, perciò la mia risposta alle provocazioni, da qualunque parte siano arrivate, è stata calibrata secondo la “regola” sopra descritta, e indirizzata a chi di competenza.
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Sabato 21 novembre scorso mi trovavo a Milano per lavoro, e alla sera, non frequentando night clubs, piani bar o privée, mi sono diretto alla Scala, su notizia di un concerto sinfonico diretto da Herbert Blomstedt, specialista nella direzione della musica di area tedesca; in programma due sinfonie incompiute, la n. 7 di Franz Schubert e la n. 9 di Anton Bruckner.
Devo dire che la mia musica preferita inizia da Claudio Monteverdi XVI-XVII sec. (che considero fin troppo moderno) e scorre a ritroso fino a “Endzeitfragmente” del IX sec.
Ho quasi completamente abbandonato l’opera lirica, mentre apprezzo comunque la musica sinfonica di molti autori (Gustav Mahler per tutti).
Conosco a memoria ogni nota della 7^ di Schubert che, molto presuntuosamente, potrei anche dirigere senza spartito. Mi ricordo una bella esecuzione, molti anni fa a Berlino, diretta da Vladimir Ashkenazy, grande pianista passato alla direzione.
La 9^ di Bruckner richiede attenzione e meditazione, la trovo difficile ed enigmatica, per limiti culturali certo, ma forse perché non ho mai assistito ad una sua esecuzione in concerto.
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Prenotazioni esaurite, botteghino chiuso, ma si trova sempre il sistema di entrare con biglietto maggiorato e quasi in prima fila.
Entra Herbert Blomstedt, è di lunga carriera, non lo avevo mai visto in diretta: capigliatura argentea, alto, elegante, ieratico, come esattamente nella foto di repertorio, però questa volta ha diretto senza la bacchetta con un gesto ampio, naturale ma autorevole.
Esecuzione impeccabile come non avevo mai udito per la 7^ di Schubert, e ho pure iniziato a capire Bruckner.
Cosa centra tutto questo?
Blomstedt è classe 1927. Quell’uomo di 88 anni ha tenuto in pugno l’orchestra e soprattutto le centinaia di spettatori che si sono spellati le mani con applausi smisurati, altro che “anziano ultra ottuagenario”; secondo me sembrava più giovane di tutta la movida che imperversava fuori dal teatro.
Evitando paragoni, se è vero che, come mi dicono, il Sig. Augusto Costacurta ha più o meno la stessa età, bisogna fargli i complimenti per essere così attivo e presente in OT, nelle questioni più disparate (magari con qualche precauzione).
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