Il MIT sulla causa del crollo del Ponte Morandi
Nel terzultimo capoverso del precedente post “Ponti”, avevo ipotizzato la causa del crollo del Ponte Morandi, dovuta alla caduta per una qualche ragione, dell’impalcato tampone che collegava ed equilibrava il carico tra i piloni.
Nessuno dei vari esperti intervenuti dopo il fatto, per quanto a conoscenza, aveva preso in considerazione tale eventualità, ma erano fiorite le più varie teorie, dalla più quotata sul cedimento degli stralli, fino a quella fantasiosa della demolizione con esplosivi.
Avevo formulato la mia ipotesi dopo avere visto la foto ripresa qualche settimana prima del crollo e pubblicata sui siti esteri, dove oltre al degrado generalizzato, erano visibili anche cavi spezzati sporgenti dall’impalcato, ma soprattutto leggendo la relazione di progetto dell’Ing. Morandi dove è bene evidenziata la funzione degli impalcati tampone, appoggiati sulle mensole sostenute dagli stralli, con funzione anche di elementi equilibranti delle tensioni fra i vari piloni a cavalletto, costituenti entità strutturali indipendenti.
La Commissione Ispettiva Ministeriale del MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) ha ora ultimato e pubblicato la relazione di 88 pagine e allegati, con tutti i dettagli delle verifiche e analisi tecniche sul crollo del ponte Morandi di Genova.
Nella relazione si legge che la causa primaria del crollo del ponte Morandi non va ricercata tanto nella rottura di uno o più stralli, quanto in quella di uno dei restanti elementi strutturali (impalcati tampone), cioè la caduta per degrado e stress dell’impalcato tampone ad est del pilone n. 9, ha provocato la successiva caduta dell’impalcato tampone posto sull’altro lato dello stesso pilone che a sua volta è collassato avvitandosi su se stesso, per effetto dinamico sul sistema non più equilibrato,.
La Commissione ha anche ribadito che, Autostrade per l'Italia (Aspi), pur a conoscenza di un accentuato degrado del viadotto e in particolare delle parti orizzontali con deficit strutturali, la cui sopravvivenza era condizionata dall'avanzato stato di corrosione presente negli elementi strutturali, non ha ritenuto di provvedere come avrebbe dovuto al loro immediato ripristino e per di più non ha adottato alcuna misura precauzionale a tutela della utenza.