La pietra misteriosa
Da qualche giorno in quel di Vittorio Veneto si è sparsa la notizia, riportata anche sulla stampa locale, sull’improvviso e miracoloso “affioramento” di una “pietra misteriosa” dalle acque del fiume Meschio in località S. Giacomo di Veglia.
Secondo alcuni si tratta di una scoperta clamorosa ad opera di personaggi mitici e strepitosi (?).
Non è affiorato un bel niente, si tratta di una specie di pilastro o colonna malamente scalpellata e abbandonata da anni in un canale laterale del fiume, tra le macerie di un vecchio mulino demolito, ed era utilizzata come supporto per un solaio cementizio, del quale esiste documentazione fotografica ripresa a suo tempo, sopraelevato di circa 2 metri dal greto del canale.
Il monolite è sempre rimasto in piedi alla vista di tutti, solitario al centro dell’area abbandonata, proiettante un’aura romantica da “rovina edificante”, la cui prima impressione era quella di un menhir o meglio, di un miliario romano sopravvissuto ai vandalismi in un’area non proprio rispettosa delle eredità del passato.
Il reperto mi era noto già da prima che crollasse definitivamente la struttura, ed effettivamente, le particolari dimensioni, unite alla scalpellatura grezza che ne ha ridotto il diametro, mi avevano fatto supporre (sperare) che si trattasse del riutilizzo di un miliario romano, con le iscrizioni scalpellate nottetempo dal barbaro locale, onde evitare future complicazioni.
Ne avevo anche informato la Soprintendenza Archeologica di Padova ma la funzionaria del tempo aveva liquidato l’ipotesi del miliario come “fantasiosa”, dato che non era visibile alcuna iscrizione, neanche nella parte immersa per pochi centimetri; non so per l’estremità inferiore occultata dalle macerie.
L’Amministrazione Comunale del 2011, alla quale era stato segnalato il fatto, aveva ventilato l’ipotesi di recuperare il reperto, qualunque cosa fosse, per installarlo nell’isoletta in mezzo al fiume, ma non se ne fece nulla ed ora sembra che i nuovi barbari lo abbiano raso al suolo.
Comunque, se non esistono tracce di iscrizioni, è impossibile stabilire se si tratta di un miliario romano.
Si potrebbe far eseguire una analisi mineralogico-petrografica per verificare almeno l’origine e la provenienza del materiale; in quest’ultimo caso se si individua la cava, si potrebbe risalire all’epoca di estrazione.
Per stabilire l’età di un reperto archeologico esiste il metodo della datazione radiometrica, o del radiocarbonio che, come noto, è utilizzato per datare solo reperti archeologici organici contenenti atomi di carbonio e non i reperti inorganici come la pietra.
Però se si tratta di pietra arenaria porosa o conglomeratica recente (escludendo quindi i graniti e le pietre dure) è possibile, con una sofisticata e costosa procedura, individuare eventuali micro particelle organiche intrappolate nel lapideo, sensibili all’isotopo radioattivo C14.
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