Le foto di Mittica
Venerdì 12 settembre 2014, a Pordenone, presso la galleria “Harry Bertoia” in Corso Vittorio Emanuele II, si è svolta la presentazione, e vernissage per la stampa, della mostra fotografica “ASHES”, racconti di un fotoreporter, di Pierpaolo MITTICA.
Già dal titolo “Ashes” (ceneri), si può intuire qual è il messaggio delle 150 immagini esposte che illustrano gli effetti del degrado ambientale, lungo un itinerario di desolazione che interessa principalmente l’est europeo, evidenziando, talvolta crudelmente, gli effetti devastanti sulle comunità coinvolte loro malgrado, dallo sfruttamento sconsiderato del territorio, in nome di interessi economici che non hanno alcun riguardo, nessuna preoccupazione e nessuna considerazione per la salute dell’uomo, considerato unicamente come unità lavorativa da sfruttare, e gettare come un limone spremuto.
Le immagini dello sfruttamento e dell’abbrutimento dell’uomo sono forti, e si riferiscono a situazioni più o meno note, alcune delle quali poco percepite oppure ormai dimenticate, ma tuttora incombenti.
Quello che colpisce di più sono le immagini del devastante inquinamento e degrado ambientale che interessa enormi distese di terreno, le cui deleterie conseguenze sono inevitabili per talune popolazioni residenti, senza alternative di salvezza o di fuga, ma che si ripercuotono o si ripercuoteranno anche su chi, cinicamente, finge di non sapere o non vuole vedere, illudendosi di vivere su un altro pianeta; senonché il pianeta è sempre lo stesso, e la barca sulla quale tutti navighiamo, prima o poi finirà per arenarsi in una delle realtà qui rappresentate.
Si passa dai Balcani, alla Bosnia, al Kosovo, all’India, al Giappone con il disastro di Fukushima, all’isola di Java con le misere condizioni lavorative nelle miniere di zolfo nel vulcano Ljen, alla Russia con il disastro nucleare di Chernobyl e l’altrettanto disastro ecologico della città di Karabash sede delle industrie di lavorazione del rame e considerato il luogo più inquinato della terra, e sempre in Russia il precedente e quasi dimenticato disastro nucleare di Mayak (1957) il cui inquinamento è decine di volte superiore a Chernobyl, e tanto per finire, ancora in Russia, con l’inquinamento biblico di Magnitogorsk, città con oltre 400.000 abitanti, situata in prossimità dell’anomalo monte Magnitnaja, fatto quasi interamente di ferro puro, con circa 64.000 lavoratori impiegati negli impianti di lavorazione del ferro e dell'acciaio, dove le terribili condizioni di salute sono emblematizzate dal solo 1% (unopercento) dei bambini che nasce sano.
Però si ha la sensazione che Mittica non voglia oltrepassare un certo limite (è l’unico aspetto meno convincente della mostra), evitando di proporre immagini veramente crude, forse per una sua forma di rispetto della vita umana, e alla fine del percorso espositivo si ha quasi un senso di assuefazione e di impotenza perché, in fondo, sappiamo che esiste anche di peggio e sappiamo anche che nessuno si accollerà l’onere di intervenire sui danni irreparabili arrecati al pianeta.
Inoltre, l’assenza di un reportage su un qualche caso nazionale, più vicino o comunque che abbia influito o che influisca sulla nostra società, accentua quella sensazione di inconscio e velato distacco che induce il visitatore a pensare che, se non in un altro pianeta, almeno certe cose succedono lontano da qui.
E invece alcune realtà italiane non sono da meno, ad esempio il caso dell’ILVA di Taranto, il maggior complesso industriale per la lavorazione dell'acciaio in Europa, che non può essere paragonato alla situazione di Magnitogorsk, solamente per la dimensione del problema e la relativa estensione dell’inquinamento.
Oppure il caso della “terra dei fuochi”, tra le provincie di Napoli e Caserta, territorio inquinato, probabilmente per sempre, dove però si continua a produrre il rinomato latticino di bufala, con metodi orrendi riservati agli animali, dei quali si preferisce non dettagliare.
Mittica, comunque, dimostra un indubbio talento e l’esposizione, che rimarrà aperta fino a gennaio 2015, è assolutamente da vedere: Le sue fotografie sono state esposte in Europa, negli Stati Uniti e alla Biennale di Venezia del 2011; nonché pubblicate da quotidiani e riviste italiani e stranieri, tra cui l’Espresso, Alias del Manifesto, Vogue Italia, Repubblica, Panorama, il Sole 24 ore, Photomagazine, Daylight Magazine, Japan Days International, Asahi Shinbum, The Telegraph e The Guardian.
L’esposizione di Pordenone è articolata in dieci percorsi attentamente evidenziati sfruttando l’eccezionale spazio della nuova galleria comunale “Bertoia”, situata nel centro storico, disposta su due piani con atrio centrale aperto e luminoso; probabilmente uno dei migliori spazi espositivi del Nord-Est (Arieto “Harry” Bertoia, artista e designer di origine friulana 1915-1978, attivo negli Stati Uniti).
La galleria è stata ricavata all’interno di palazzo Spelladi, di facile e comodo accesso anche per chi arriva da fuori città in quanto l’ampio parcheggio si trova a 5 minuti dall’uscita dell’autostrada, e dal parcheggio sono solo pochi passi per accedere al centro storico, completamente pedonalizzato, pieno di attività e di vita, e dove le decorazioni esterne dei fabbricati hanno il colore dell’affresco, e non il tetro grigio-fumo di certi “centri storici” che, pure con maggiori potenzialità, sono perennemente attraversati da mezzi a motore.
Photos of the opening for the Press: http://www.ars-studio.it/it/articles/show/category/4/article/129
Tutte le foto esposte sono di proprietà di: http://www.pierpaolomittica.com/