Coglioni di tutto il mondo, unitevi!
Vabbè ho capito, stanotte non si dorme…
sono le 2, mi sto rigirando nel letto da troppo tempo e così, come sono solita fare (è inutile passare la notte in bianco rigirandosi nel letto: non si dorme, ci si innervosisce e… si perde tempo) mi alzo e comincio a lavorare. Dopo aver trascorso un paio d'ore al computer per preparare una relazione d'impatto per una società benefit, termino di vedere l’intervista a Mohamed Konare leader del movimento Panafricanista (che posterò a breve) e poi in modo del tutto casuale (ma esiste il caso?) atterro su un articolo di Enrico Galoppini.
E lì mi faccio quattro risate. Perché il profilo e la categoria di cui si parla, si attaglia perfettamente, anzi sembra cucito su misura, ad un mio “fedelissimo” lettore, tal Stalinetti del M.A., che a mio parere, in questi anni ha perfettamente dimostrato che, in quanto a co…ggine (fa rima con dabbenaggine) , non è secondo a nessuno 😉
Uno psicopoliziotto di orwelliana memoria che tuona ogni 3×2 invocando la redazione di Oggitreviso affinchè venga eliminato questo mio blog immorale!
Come resistere alla ghiotta occasione? Ci provo debolmente ma poi mi arrendo beatamente all’idea di farne un post su Oggitreviso.
Buona lettura!
Francesca
Coglioni di tutto il mondo, unitevi!
di Enrico Galoppini
26 aprile 2018
I lettori più attenti alle parole e alla loro forma educata mi perdoneranno per quest’avvio decisamente un po’ sboccato, ma prima di cominciare quest’articolo una cosa la devo dire: la maggioranza della gente, oggigiorno, è composta da coglioni cui piace essere coglionati.
Detto altrimenti: da babbei che godono nell’essere presi per i fondelli sistematicamente ed in maniera plateale, ma senza che abbiano di ciò alcun sentore.
La certezza inscalfibile che le cose stanno così l’ho maturata nel tempo, sulla base dell’osservazione del comportamento e delle reazioni di molte persone che anche di fronte alle più abbacinanti prove di ciò che di nocivo viene ordito a loro danno dal potere continuano o a far finta di nulla o a ritenere che chi denuncia l’estrema nocività e malvagità di questo potere è un povero “complottista” pazzo. Un autore di “fake news”, per accodarsi al cicaleccio di politici e media.
L’elenco degli argomenti sui quali questi scemi allo stadio terminale della malattia urlano al “gombloddo” è lungo e mette pena passarlo in rassegna, perché si ha la possibilità di scorrere tutto il campionario di raggiri e truffe che questo potere c’impone, grazie e soprattutto alla coglionaggine dei predetti soggetti che col loro comportamento costituiscono la base di consenso di questo regime.In ordine d’importanza partiamo con la “truffa del debito”.
Non c’è niente da fare: tu puoi sgolarti e raccontare che la proprietà della moneta dovrebbe essere dello Stato e non di signori privati (i grandi banchieri); che la moneta, in teoria, non è una merce; e che, rebus sic stantibus, le tasse sui redditi sono una colossale rapina e del denaro guadagnato con fatica e del tempo di chi lavora. Con certi soggetti convinti che il problema, dal punto di vista monetario, siano “l’evasione” e “l’inflazione”, per non parlare di chi ancora crede ai “falsari” tipo Totò e Peppino, non vi è alcuna speranza di rinsavimento.
Potresti farli parlare con lo “spirito intelligente” di Hjalmar Schacht, il banchiere coautore del miracolo economico tedesco a partire dal 1933, e quelli continuerebbero a tenersi stretti i loro ridicoli euri, stampati da una tipografia e venduti agli Stati al valore nominale anche se costati pochi centesimi. A questi allocchi che chiedono irrigiditi lo scontrino per il caffè convinti di condurre una battaglia sacrosanta non servirà affatto far leggere i radiodiscorsi di Ezra Pound o le opere di Giacinto Auriti. Anzi, le rigetteranno come la peste, affidandosi piuttosto agli “economisti” telegenici alla moda messi lì apposta per non far capire a nessuno come funziona la truffa del “debito pubblico”.
Come le più remissive pecore da tosare, al momento di acquistare una casa, costoro non si chiederanno se il mutuo sia un meccanismo diabolico fatto passare per “normalità” allo scopo di mettere un giogo sul loro collo con la minaccia di perdere la casa già pagata attraverso il ricatto dell’ipoteca. “Tutti lo fanno…”, e allora dritti in banca a misurare la corda con la quale impiccarsi.
Passando al lavoro, direttamente collegato al problema monetario (perché è il lavoro che crea il denaro, non il contrario), la disperazione nell’osservare le idee della maggioranza dei nostri contemporanei aumenta. Essi pensano che l’uomo esista per lavorare, non che il lavoro esista per l’uomo, per fornirgli i mezzi per vivere. Così si accetta qualsiasi contratto capestro, e per motivi di spazio non mi dilungherò ulteriormente su cos’è diventato questo famigerato “mondo del lavoro” da quando sono state diffuse dagli “economisti” di cui sopra le parole d’ordine della “flessibilità”, del “precariato” e della “mobilità”. Basti dire che la famosa “legge della giungla” è, al confronto, un ordinato ed etico sistema di norme e tutele.
“Idioti di tutto il mondo globalizzatevi!”. Questo potrebbe essere lo slogan di successo di un movimento che assomma questa massa di asini a suo modo “rivoluzionaria”. Rivoluzionaria perché col suo comportamento scellerato e la sua ignavia sta picconando letteralmente tutto ciò che di sano e naturale, e dunque degno di essere custodito e rinforzato, sussisteva ancora nei differenti domini dell’esistenza. Si pensi alle feste comandate: sono state talmente svilite e snobbate che alla fine questi pescecani detti “datori di lavoro” hanno colto la palla al balzo mettendo al remo tutti quanti il sabato, la domenica e pure a Pasqua e a Natale. Vi sta bene!
Dal “lavoro” cosiddetto (meglio sarebbe dire servitù della gleba), si passa direttamente ad un altro tema, ad esso strettamente correlato (in realtà tutto lo è, ma alcuni nessi sono senz’altro più evidenti): l’immigrazione di massa.
Gli stessi scimuniti patentati che, va ribadito, rappresentano lo zoccolo duro del consenso residuo di cui gode questo potere illegittimo, sono fermamente convinti che “tutto il mondo è paese”, nel senso che considerandosi “cittadini del mondo” non si chiedono se sia il caso, in mezzo ad una crisi epocale, di “accogliere” migliaia di stranieri al giorno. Ma per questi pifferai dei “mondo unito” la quantità di stranieri da insediare ed accudire di tutto punto, inversamente proporzionale al numero di italiani che vorrebbero vedere ancora vivi e vegeti, non è mai sufficiente. “Straniero è bello” per partito preso, e chi se ne frega se zone intere d’Italia sono stravolte e la sicurezza diventa una chimera: saranno sempre pronti a rispondere a tono brandendo “i delinquenti italiani che già c’erano” ed accusando di “razzismo” l’interlocutore perplesso sullo “ius soli” ed altre manovre tese a stravolgere l’identità di questo paese.
Eh già, perché bisogna tenere sempre a mente che non si ha a che fare con gente che accetta il contraddittorio. No, questi soggetti – con una “cultura”, ed anzi proprio a causa di quella – s’impancano sempre sul pulpito della loro “superiorità morale”. Tu sei “immorale” e loro no. Ma sono i primi a postare sui loro “profili” la celebre frase attribuita a Voltaire sulla “libertà d’espressione”. Che si dimostrerà pura aria fritta al primo contrasto d’opinioni… Non si provi infatti, con una di queste brillanti ed acute menti, ad esporre le proprie vedute non proprio alla moda su “matrimoni gay” ed “utero in affitto”, pardon su “unioni civili” e “maternità surrogata”. Si rischia il linciaggio, non solo verbale. Come minimo che ci venga tolto il saluto (il che se può talvolta dispiacerci da un punto di vista umano, non può che alleggerire la nostra esistenza).
Ma qui come su altri temi “caldi” se solo questi sciagurati si fermassero a pensare, o meglio ad ascoltare la loro coscienza sommersa da abbondanti strati di “moralmente corretto”, si accorgerebbero che sono caduti nella trappola della propaganda di questo regime, che li gira e li rigira come vuole, facendogli amare quello che fa comodo ad esso per motivi che nemmeno subodorano. Così c’è quello che va al “Gay Pride” convinto di fare una cosa “buona” (riecco il moralismo sotteso) e chi non ce la fa a non immaginare un’Italia completamente multietnica, e per ciò stesso “migliore”, per incanto, perché… “basta la parola”. A suggellare lo stato comatoso di subumani che mettono angoscia al solo pensiero ci si è poi messa l’ultima puntata di questa triste storia di degrado dell’uomo al livello della scimmia antropomorfa che per tal via invera, ma al contrario, la teoria dell’evoluzione.
Si tratta delle vaccinazioni obbligatorie, e comunque di tutto ciò che va sotto il nome di medicina (ridotta a tecnica deresponsabilizzata dai “protocolli”) e di quel che dovrebbe essere la salute, ovvero il nostro bene più prezioso. Ora, non pretendo che questi pitecantropi sappiano che cosa sia la salute integrale (corpo, anima e spirito), ma almeno – sempre che per avventura si ascoltassero una volta, invece di prestare orecchio alla voce del padrone – potrebbero ambire alla sola salute psico-fisica, smettendola di delegare sempre altri a tale imprescindibile compito che grava, provvidenzialmente, su ciascuno di noi. Perché è proprio questo il banco di prova sul quale si misurerà tutto il resto, una volta che lasceremo questo stato dell’essere (ridotto a causa di questi soggetti alla proverbiale “valle di lacrime”).
Invece no, ci si vaccina allegramente, condividendo così il destino del bestiame e dei polli in batteria, e per ogni avvisaglia di malessere c’è sempre la pastiglia, col culmine della superficialità raggiunto quando viene diagnosticato un “tumore” e subito si viene impacchettati per la chemio e la radioterapia.
Là fuori, nella giungla dei nemici del Progresso, ci sono i “naturisti”, i “vegani”, gli “sciachimisti”. I “no vax”! C’è sempre qualche “nemico” predefinito dal potere per giustificare la propria esistenza piatta e mediocre.
Non pretendo qui di esaurire il campionario di fanfaronate che alberga nelle menti di questa massa informe e bruta che letteralmente ci fa violenza con la sua pura e semplice esistenza insolente ed ingombrante. Potremmo proseguire illustrando sinteticamente le loro opinioni precotte sulla Storia e la Politica, sulla Geopolitica e le Relazioni internazionali (queste sconosciute: il tutto si riduce a “cattivi” – Russia, Cina, Corea, Iran, Siria, Musulmani eccetera – e “buoni” – America, Israele, Occidentali; a “libbertà” con due B contro “dittatura”).
Ne uscirebbe il resoconto di un compitino indegno di un bambino delle elementari, tutto teso a prendere un bel voto ripetendo la lezioncina impartita dalla maestra. Ecco, questi soggetti non sono mai cresciuti: è una vita che s’illudono di “pensare con la propria testa” ma in verità non l’hanno mai fatto, e si capisce anche perché oggigiorno, dopo che lo smantellamento di un precedente ordine è quasi giunto a compimento, non c’è più alcuna urgenza di ripetere loro che il pensiero autonomo è una cosa positiva.
Di più, è la stessa libertà di pensiero (ché quella della parola divulgata, scritta e parlata, sta svanendo) che viene messa in discussione ogni giorno che passa. Gli psicopoliziotti, telematici e non, sono in crescita esponenziale, arruolati nella “rivoluzione” che, dando la caccia alle “fake news” e agli “untori della rete”, si ripropone di ripulire ogni spazio per preparare finalmente il “mondo nuovo”. Il regno della “tolleranza” e del “rispetto” universali traboccante di “ammore”. Quello delle “notizie vere” e “certificate”. Quello della “scienza” applicata persino alla politica e, perché no, alla religione.
Quello di una “rivoluzione”, definitiva, l’ultima, contro “il passato” e il “vecchiume”, la “superstizione” e il “Medioevo”, condotta da una massa di coglioni col titolo di studio e lo smartphone. Ieri alla Bastiglia, oggi nelle scuole a scovare i non vaccinati e al bar con la carta di credito per pagare il caffè: “Coglioni di tutto il mondo, unitevi!”.