ANTISEMITISMO: CHI FOMENTA L’ODIO RAZZIALE?
Ovvio, direte voi: coloro che odiano gli ebrei!
Ne siete certi?
“Defamation” è un documentario dell'israeliano Yoav Shamir uscito nel 2009.
Scoperchia il vaso di Pandora dell'antisemitismo odierno, e la percezione dello stesso da parte degli ebrei in diverse parti del mondo.
Documenta, dati e fatti alla mano, la psicosi dell’antisemitismo fra gli ebrei, deliberatamente suscitata in tandem dal regime israeliano e le organizzazioni ebraiche internazionali.
Cercando di persuadere ogni ebreo che ogni non-ebreo (o goyim) è un potenziale genocida, si veicola il messaggio che Israele è la sola assicurazione sulla vita degli ebrei e che è necessario sostenere il regime israeliano qualunque cosa faccia.
E’ possibile che il culto della Shoah sia utilizzato per indottrinare i giovani ebrei e persuaderli che tutti goyim siano loro nemici?
Shamir viaggia da Gerusalemme a New York, da Roma a Mosca, da Kiev ad Auschwitz.
Qui, in particolare, segue una comitiva di studenti poco più che adolescenti riportandone le reazioni; reazioni in qualche modo pilotate dall'educazione ricevuta dalle nuove generazioni, a cui viene inculcato un esasperato sentimento di persecuzione e terrore.
Qui una delle scene che più mi ha colpita del documentario, sarebbe quasi ridicola di per sè, se non si considerano le possibili conseguenze di questo tipo di indottrinamento.
La scena dell'incontro dei ragazzi con gli anziani polacchi.
Se gli ebrei delle giovani generazioni assumono un’attitudine mentale astiosa, arrogante, perfettamente odiosa, verso i non- ebrei, questo suscita logicamente delle reazioni antisemite che qualcuno sfrutta a proprio vantaggio.
Perché ogni minima critica, che nel resto del mondo viene accettata come normale contraddittorio, viene orchestrata dalla lobby per alimentare la psicosi dell’antisemitismo, ventilando un nuovo genocidio?
A chi è funzionale?
L'aberrazione – noi ebrei contro il resto del mondo – raggiunge l’apice con le parole di uno studente israeliano intervistato dal regista:
"E’ ciò che costituisce la nostra specificità. Nessuno ci sopporta e noi ne siamo fieri”
Il mio interrogativo è: come si può costruire un futuro di pace e tolleranza da queste premesse?
Francesca Salvador
DEFAMATION – parte 1
DEFAMATION – parte 2
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