Il PD dalla parte delle Banche
Gli eurodeputati italiani del PD, assieme agli altri, salvano Junker dalle dimissioni e gli assicurano il mantenimento della poltrona della presidenza
di Luciano Lago 25 novembre 2014
Il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker è stato oggetto di una mozione di censura presentata dall’eurodeputato Marco Zanni, del movimento 5 Stelle, mozione sostenuta anche dal Front National e dalla Lega, dal gruppo di Nigel Farage e da altri gruppi euroscettici presenti nel Parlamanto di Strasburgo.
Secondo le accuse lanciate da “Lux Leaks”, nel corso del suo lungo mandato come presidente del Lussemburgo, risulta che lo Junker avrebbe concesso accordi fiscali di favore a più di 300 fra grandi multinazionali e banche con cui aveva trattato in prima persona. In questo modo Il piccolo stato tra Francia e Germania si era trasformato in pochi anni in una piazza finanziaria di primo livello, una sorta di “paradiso fiscale” e luogo di affari riservati dove le grandi società e gruppi multinazionali stabilivano la sede della capogruppo ed arrivavano così a pagare soltanto l’1% circa di imposte , risparmiando fino a circa il 95% delle imposte dovute nei paesi d’origine.
Una forma di concorrenza sleale per avvantaggiare le casse dello stato lussemburghese a danno degli altri stati europei. Una questione che era nota da tempo ma recentemente è spuntato un dossier in cui sono stati rivelati tutti i nomi delle multinazionali coinvolte.
Zanni ha sferrato un duro attacco definendo Junker «l’immagine peggiore di questa Europa», «l’antitesi degli ideali europei», accusandolo di avere «sottratto miliardi ai partner europei» con accordi fiscali favorevoli alle multinazionali. Vedi: youtube.com/watch
Durissimi i toni della Marine Le Pen, leader del Front National la quale ha addirittura paragonato Junker ad Al Capone, dichiarando: «Pensare che Juncker possa affrontare e risolvere, come ha detto, i problemi del’evasione fiscale è credibile come mettere Al Capone a capo della commissione sicurezza ed etica. È il simbolo di un sistema che ha imposto l’austerità e la sofferenza economica, mentre il Lussemburgo non ha fatto pagare le tasse a 300 multinazionali privando l’Europa di risorse importanti».
LA REAZIONE DI JUNCKER. « Impassibile Juncker ha negato gli addebiti ed ha risposto: smettete di insultarmi», «è vero che ho la pelle spessa ma preferisco andare avanti con il mio lavoro».
E così ha fatto, annunciando per domani, mercoledì 26 novembre, il piano di investimenti da 300 miliardi di euro.
Il voto della mozione grillina è previsto per giovedì ma dalla sua parte Juncker avrebbe l’appoggio degli euro socialisti, incluso il numeroso gruppo degli eurodeputati italiani del PD, capeggiati da Pittella (il quale è intervenuto a difesa dello Juncker), oltre a quello della maggioranza degli europopolari del Ppe e degli euroliberali. Questa difesa ad oltranza dovrebbe essere sufficiente per sventare il pericolo di dimissioni di Juncker. Come sempre in queste situazioni si palesano le posizioni di chi difende le posizioni dei personaggi che sono da sempre proni agli interessi dei grandi gruppi industriali e finanziari.
Non potevamo dubitare che gli eurodeputati italiani del PD sarebbero stati decisamente dalla parte di Jean Claude Juncker, il fiduciario delle multinazionali e delle grandi banche. Niente di nuovo sotto il sole.
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