In guerra, italioti!
Seguo da anni il giornalista Maurizio Blondet.
Lui è ultracattolico, io no (né ultra, né cattolica) quindi su questo tema le nostre opinioni sono quasi sempre discordanti.
Beh, come recita la frase di chiusura di un celeberrimo film "nessuno è perfetto!"
(ovviamente vale per entrambi i sensi).
Quello che mi intriga, nei suoi articoli, riguarda le sottili analisi sulla situazione geopolitica.
Per chi non lo conosce, eccovi un assaggio…
Francesca
P.S. ho invitato Blondet, sarà a Vittorio Veneto il 13 marzo
In Guerra Italioti!
L’ISIS è Qui. E lo Dice Rita Katz
Lo sapevo anche prima di vederlo, il video dei boia dell’ISIS che decapitano 21 copti in Libia. Ovviamente trovo la conferma su Repubblica: «L’esistenza del filmato è stata confermata dal Site, il sito americano di monitoraggio del jihadismo in internet». Conferma anche l’Ansa: «…Lo riferisce Rita Katz, direttrice del Site».
Rita Katz è anche colei che rivela il titolo del truculentissimo video: «Un messaggio firmato con il sangue alla Nazione della Croce». Dunque ce l’hanno proprio con noi italiani, nella misura in cui – come diceva il filosofo massone – «non possiamo non dirci cristiani» (misura microscopica, veramente). Il Giornale attesta infatti che il capo dei decapitatori nel nuovo video di Rita Katz, proclama quanto segue: «Prima ci avete visti su una collina della Siria. Oggi siamo a sud di Roma…». Ecco dunque che il grigio mare lungo cui marciano i boia e le loro vittime in arancione-Guantanamo è, sicuramente, il mare della Libia, il mare – dopotutto – nostrum.
Del resto, solo pochi giorni prima – copio ancora da Repubblica.it – «La radio ufficiale dello Stato islamico, al-Bayan, ha citato per la prima volta l’Italia, riportando le dichiarazioni del Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sulla Libia e definendolo “il ministro degli Esteri dell’Italia crociata”». Sicché Gentiloni, ex militante del Movimento Studentesco di Mario Capanna, poi di Legambiente, poi rutelliano della Margherita, oggi renziano, ce lo ritroviamo ad organizzare la Crociata: «L’Italia è pronta a combattere», ha proclamato in tutte le sedi.
Alla Guerra! Alla Guerra, italioti! I vostri media italici hanno già indossato l’elmetto e tambureggiano il petto, assetati di gloria militare, ed obbedienti ai Katz. Basta citarne uno a caso: «L’Isis in piena fase di espansione, con rami che dalle sue basi in Siria e Iraq ormai si spingono anche fino alla Libia. E nel nuovo video l’Isis lancia un chiaro messaggio di morte all’Europa e in particolar modo all’Italia». Dovete spaventarvi, italioti, e spaventandovi, dare il vostro assenso: sì, alla guerra! alla guerra!
Quelli un mese fa erano ancora tra Siria e Mossul, a migliaia di chilometri, adesso, di botto, eccoli in Libia. E sono proprio gli stessi: medesime tute nere, medesimo accento inglese, medesimi video con decapitazioni. Di cristiani. Ed anche voi che siete per le nozze gay, le famiglie transessuali, che siete a favore dell’eutanasia, e magari avete usufruito della legge sull’aborto, di colpo vi trovate Crociati. Alla guerra per difendere «i nostri valori», la lotta all’omofobia e il diritto a bestemmiare le religioni, come Charlie Hebdo.
Ma non state a sottilizzare: «Ora siamo a sud di Roma», stanno gridando quelli nel video prodotto da Rita Katz. Sono loro, i tagliagole islamisti che ce lo chiedono, provocandoci coi video di SITE.
Si tratta di battersi. Con quali forze armate? Le poche centinaia di efficienti, le abbiamo sparse in mezzo mondo dove l’America le voleva, Iraq, Kossovo, persino in Polonia per minacciare Putin di fargli la guerra…
Gentiloni, il nuovo Goffredo di Buglione, pare abbia parlato di 5 mila uomini, per lo più della Folgore. Bel corpo, di grande storia africana, la Folgore. Un po’ guastato da decenni di missioni estere multinazionali dove, a forza di prendere 4 mila euro mensili, un soldato comincia a farsi mercenario senza patria, e con poca voglia di morire. Ché poi fra «missioni di pace» (tipo servizio d’ordine muscoloso) e guerra contro bande armate di RPG e mitragliatrici pesanti binate montate su camion, c’è una certa differenza. Bisogna abituarsi, e non è facile. Soprattutto, sarà lunga oltre che sanguinosa.
L’importante è che la missione sia chiara
Perché, qual è lo scopo della spedizione bellica in Libia tanto ardentemente desiderata dai media (e dalla Katz)? Ricostituire lo Stato unitario su cui dominava Gheddafi, raggruppando a forza le centinaia di bande armatissime? Convincendo i tripolitani a rimettersi coi detestati cirenaici, e a spartirsi da buoni fratelli l’introito petrolifero? Scegliere quale capo-tribù appoggiare coi nostri parà e farne dittatore, il nuovo Gheddafi del futuro che li tenga sotto ferocia e stipendi? Proteggere l’ENI?
Ma sono problemi di lunga scadenza che non interessano voi italioti, voi che vivete di pancia, di rabbie, di voglie, di impulsi scemi e momentanei, voi che ora siete debitamente raccapricciati dal sangue dei prigionieri che si mescola al mare nostrum (furba, questa Katz).
Dunque, è solo a futura memoria – e conscio della perfetta inutilità del mio avvertimento – vi avviso: per i vostri figli è stato preparato un futuro come soldati. Sì, mamme italiche, quei vostri ragazzi che avete allevato a merendine e nutella, quelle amebe da discoteca che ridacchiano guardando i porno sullo smartphone, proprio quelli lì, questi lumaconi mollicci senza alcuna forza morale né preparazione al sacrificio, senza formazione al coraggio, alla disciplina e al cameratismo, senza alcuna fede civile né morale (e non parliamo di quella in Dio)… proprio loro.
Li vogliono richiamare. È stato deciso, non a Roma, ma molto più ad Occidente: torna la leva obbligatoria. Naturalmente «le autorità» smentiscono, tappezzano le città di manifesti come questo solo pro forma, ci dicono:
—Vedi foto apertura—
Ma negli ambienti militari lo sanno benissimo. Si parla di progetti per una leva breve, di tre mesi, per cui lo Stato non ha ancora trovato fondi. Servirà, dicono, anzitutto come mezzo per integrare gli immigrati, i loro figli, nella nazione… quale nazione? Domanda legittima ma che i vostri governanti non si sono posti. Siccome la leva effettivamente serviva ad integrare meridionali coi settentrionali, in qualche modo, in un altro passato (completamente passato), i loro padroni internazionali gli hanno spiegato che si fa così, e loro – che prima hanno creato il servizio militare professionale, semi-mercenario – pensano che la patria esista ancora.
Suppongono che la patria – quella che può esigere l’estremo sacrificio dai suoi cittadini – sia rimasta intatta mentre loro, mentre i Gentiloni coi loro Mario Capanna, il Movimento con la Rivoluzione Culturale, il PCI diventato partito radicale di massa, i Rutelli coi loro culattonismi, mentre Legambiente e nozze gay, la distruggevano. Hanno abolito la patria da 70 anni sostituendola con il «diritto al piacere» individuale da perseguire come a ciascuno pare senza limiti né tabù – ciò che oggi si chiama «libertà» – ma nonostante ciò, credono che possano chiamare, ora che loro sono al potere, i lumaconi, giovani lumaconi, ad una guerra. Coloniale.
I lumaconi sono anche scarsi, perché in sei milioni in questi decenni di libertà, sono stati abortiti. E non sono qui a rispondere alla crociata di Gentiloni.
Che dire? Forse una modesta proposta sarebbe – visto che scendiamo in guerra per difendere «i nostri valori» – di mandare in Libia coppie di sposini omo appena uniti in matrimonio dal sindaco Pisapippa e Marino. O che cosa aspetta Vladimir Luxuria a costituire un reparto di transex? E mettersi alla loro testa, nuovo Leonida? Sicuramente si copriranno di gloria battendosi fino alla morte contro quegli omofobi, negazionisti ed ostili ai nostri valori. Dopotutto, l’idea funzionò fino alla battaglia di Cheronea, 338 a.C., quando Tebe mandò contro Filippo di Macedonia il battaglione «sacro» composto da 150 coppie di amanti omosessuali… Il neopaganesimo della società dei consumi troverà in loro gli irriducibili difensori che merita. Chiedetelo, mamme, per salvare i vostri lumaconi dalla leva: prima i finocchi, in Guerra! In Libia, vadano loro! Ecco l’ora di mostrare tutto il loro Gay Pride.
ISIS: «un nemico completamente fabbricato»
Naturalmente, italioti che vi bevete tutte le versioni ufficiali, è inutile che vi ricordiamo la verità alla base di questa guerra a cui vi chiamano i Katz. Una verità che un contractor della CIA, Steven Kelley, spiegò in una intervista di un anno fa: l’ISIL è «a completely fabricated enemy, qualcosa che noi americani e alleati abbiamo creato, finanziato completamente, che controlliamo».
Ora, visto che sono gli alleati degli USA, ossia i sauditi e l’emiro del Katar, ad aver formato l’ISIS; la sola guerra che davvero risolverebbe il problema sarebbe di andare a fare la guerra a Ryad, incenerire i prìncipi della numerosa famiglia, per cambiare quel regime di luridi velenosi farabutti ed ipocriti.
Oppure, come minimo, farsi rifondere le spese per la guerra in Libia da Parigi e da Londra, che hanno provocato la spaccatura del Paese nel groviglio di banda armate che sappiamo. Dopotutto, «nel 2011 la Francia a livré des armes aux islamistes en Libye…». Ma capisco che è chiedere troppo a questi nostri governanti di sinistra, molto europeisti. La sola consolazione – vaga, e magra – è che questi, la guerra, la perderanno. E da noi, i residui lumaconi induriti dalle sconfitte, avranno imparato finalmente ad usare le armi per fare quello che cittadini devono fare a chi li manda in guerre idiote e rovinose. Loro, i nostri governanti, non lo sanno, che Piazzale Loreto è la loro possibile destinazione ultima.
Putin ci aiuta?
Aggiornamento: Mentre scrivo, giungono notizie che le forze armate dell’Egitto, su ordine di Al Sisi, stanno bombardando le posizioni dell’ISIS in Libia. La Redazione EFFEDIEFFE ha già pubblicato una traduzione della notizia di questa mattina, dal NYT.
“Anche i caccia dell’aviazione militare libica, fedele al Generale Khalifa Haftar che si è detto pronto a collaborare con l’Egitto, hanno partecipato ai raid aerei”. Dunque c’è questo Generale libico che ha degli aerei da caccia, sicuramente più dei nostri (noi abbiamo gli F-16 in leasing: appartengono agli americani, se ne perdiamo uno glielo dobbiamo pagare). È meglio stare dalla parte del «generale» Haftar, che sarà sicuramente il nuovo Gheddafi e massacrerà i suoi avversari come sapeva fare lui… Si sa che giorni fa il capo di Stato Maggiore di Haftar, Abdelrazak Hossein al-Nadhouri, è andato al Cairo: una visita segreta di quattro giorni, in cui Al-Nadhouri ha incontrato diversi altissimi comandanti militari egiziani, fra cui Sedqi Sabah, il Ministro della Difesa, Mahmoud Hedjazi, CSM delle forze armate, e… tenetevi forte… «un’alta autorità russa»: per la precisione, un’autorità militare, che faceva parte della delegazione in cui compagnia Vladimir Putin s’è recato in visita al Cairo, dove i russi hanno venduto agli egiziani aerei ed armamenti, nonché centrali nucleari chiavi in mano. Secondo i media Al-Arabi al-Jadid, i russi si sono impegnati a fornire grandi quantità di armamenti ad Haftar perché si impadronisca di nuovo di Bengasi e la faccia finita coi terroristi ISIS della Katz.
Capito com’è strana la situazione? Noi siamo nemici di Vladimir Putin in Ucraina e in Polonia; sarà possibile che lui sia dalla nostra stessa parte in Libia? Coi nostri F-16 a noleggio, poi…
E giusto perché lo sappiate, italioti che andate in guerra chiamati dall’ISI di Katz. Avete presente la Svizzera? Lo so, voi siete più furbi; ma riconoscerete, spero, che gli svizzeri hanno una certa previdenza e prudenza. Ed ecco il titolo:
La Svizzera ai suoi cittadini: fate scorte alimentari
È una vecchia norma del sistema di autodifesa elvetico: ogni famiglia doveva farsi una scorta di cibi a lunga conservazione, tanti chili di riso, tanto pesce e carne in scatola, olio vegetale, zucchero — in vista di un’invasione. È una regola decaduta dagli anni ’90, insieme ai rifugi anti-atomici nazionali adesso aperti al pubblico e in vendita. Però ora Toni Frisch, ex dirigente della protezione civile ed umanitaria oggi a capo di un ente chiamato Exercice du Réseau national de sécurité (ERNS), ha consigliato alla popolazione di rifarsi le scorte. Fra cui pile elettriche per ascoltare le radioline, se manca la luce.
Che cosa farete? Ah, lo so, inutile che mi suggeriate: manderete messaggini con lo Smart.
Maurizio Blondet