ISRAELE E I FANTASMI DI DEIR YASSIN
I fantasmi di Deir Yassin
Alle radici della "legittimità" di Israele.
Sonja Karkar, Women for Palestine
ZNet 30 aprile 2007
La vernice di "legittimità" che si è data Israele non può nascondere il marciume che danneggia il nucleo della sua esistenza – il suo peccato originale di spoliazione violenta e la sua attuale politica colonialistica di apartheid.
E senza il riconoscimento di, e il risarcimento per, le atrocità commesse contro i palestinesi, i fantasmi di Deir Yassin e di altri posti in Palestina continueranno a profilarsi minacciosamente in ogni discorso di pace.
Israele ha giocato a lungo sulle sue eroiche origini per sollecitare il supporto alle sue meno eroiche imprese odierne.
Il problema è che quelle eroiche origini sono sempre state una storia inventata.
La nascita di Israele nel sangue e le sue azioni successive furono crimini contro l’umanità che continuano ancora oggi.
Era il 9 aprile 1948 quando una banda di terroristi ebrei entrò nel quieto villaggio rurale di Deir Yassin alla periferia di Gerusalemme con il chiaro scopo di distruggerlo.
Vivevano 750 persone in quel villaggio, per la maggior parte spaccapietre.
Le loro case erano state costruite con materiale calcareo, con porte e finestre ad arco e quelle case stavano là da secoli.
Gli abitanti sapevano che erano già state compiute altri stragi all’inizio di quell’anno in altri villaggi e quindi avevano aderito ad un patto di non aggressione con l’Hagana, un altro gruppo di terroristi. Ma questo patto era privo di valore: Deir Yassin era già destinata ad essere distrutta e per evitare questa responsabilità l’Hagana chiamò in aiuto due gruppi terroristici, l’Irgun e la Stern Gang per eseguire il piano.
I capi sionisti nel marzo di quell’anno avevano concepito una strategia militare che chiamarono Piano Dalet o Piano D, il cui esplicito scopo era di sgomberare dai palestinesi tutte le città e i villaggi per consentire la nascita di uno stato ebraico.
La prima operazione nota come Nachshon era destinata ad evacuare i paesi rurali lungo la strada fra Gerusalemme e Tel Aviv, occupando, espellendo e/o uccidendone gli abitanti – e Deir Yassin si trovava all’interno di quel piano.
Benché non sia stata la strage più grande compiuta in quell’anno, Dein Yassin rappresentò un punto di svolta per la pubblicità che gli fu data, intesa a diffondere un’atmosfera di terrore in tutto il paese, sollecitando la pulizia etnica che seguì.
Prima di questo piano erano già stati distrutti circa 30 villaggi ma, una volta conclusa, l’Operazione Nachshon costituì la traccia per le successive campagne sioniste che finirono col distruggere 531 villaggi e 11 centri urbani circostanti.
In quel solo anno il gruppo sionista (che fu poi comunemente noto come Esercito della Difesa Israeliana) commise 33 stragi documentate, con qualche storico che fa arrivare questa cifra a un centinaio.
I palestinesi che non furono uccisi, fuggirono o furono espulsi con la forza.
E chi avendone la possibilità non sarebbe fuggito, vedendo o sentendo le atrocità che erano state commesse? Donne violentate, uomini torturati, bambini costretti a guardare, senza rispetto per l’età o per il sesso, a nessuno fu risparmiata la morte, e i loro corpi mutilati riempirono i pozzi o restarono abbandonati in mucchi informi di corpi straziati. Almeno un centinaio di abitanti di Deir Yassin subirono questa sorte, anche se il numero dato in un primo tempo era più alto – 254 morti – probabilmente gonfiato dai sionisti stessi per terrorizzare i palestinesi di ogni parte.
Senza considerare quanti morirono, l’uccisione di uomini inermi, di donne e bambini erano ricorrenti, così non c’è da stupirsi che i palestinesi scappassero quando sentivano che bande di terroristi sionisti erano nelle vicinanze dei lori paesi e villaggi. Il cibo rimaneva ancora caldo sulle tavole, i vestiti appesi negli armadi, e i giocattoli, le fotografie e i documenti venivano abbandonati nella fretta della fuga.
Ma i 750.000 profughi palestinesi che neanche chiusero la porta della loro casa dietro di sé, pensavano tutti di ritornare.
Oggi nell’ironia più amara e deplorevole, il museo israeliano che commemora l’olocausto ebraico, lo Yad Vashem si trova sulla cima di una collina che sovrasta il cimitero di Deir Yassin, mentre le costruzioni di pietra di quello che era il villaggio palestinese sono utilizzate da un istituto israeliano per le malattie mentali.
C’è da stupirsi che i fantasmi di Deir Yassin perseguitino ancora la memoria collettiva dei palestinesi e di coloro che sanno che Deir Yassin è stato il catalizzatore del piano per la creazione di uno stato di Israele solo per gli ebrei?
Nel frattempo i milioni di espropriati nei campi di Gaza, nella West Bank, nella Giordania e nel Libano aspettano di ritornare e/o di ricevere un risarcimento per le loro incalcolabili perdite e nessuno ha l’autorità di barattare i loro diritti umani per accondiscendenza ad uno stato razzista nato dall’espropriazione e dalla disgrazia palestinese.
Accettare qualcosa di meno senza il loro consenso significherebbe tradire i 60 anni di lotta palestinese per il riconoscimento e l’auto-determinazione in opposizione all’apartheid israeliana.
Article nr. s6384 sent on 03-may-2007 12:45 ECT www.uruknet.info?p=s6384 Link: www.zmag.org/Italy/karkar-fantasmiyassin.htm