Orto: non lavorarci se vuoi raccolti abbondanti!
Tutti abbiamo presente la grande maledizione scagliata al nostro famoso primogenitore, vero?
“maledetto sia il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l’erba campestre.
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane;
finché tornerai alla terra…”
Ce l’hanno ripetuta così tanto da interiorizzarla, tanto che sembra quasi naturale soffrire, sacrificarsi e faticare per ottenere qualcosa dalla terra.
Ma davvero?
Forse no.
Abbiamo invitato qualcuno che ha ricreato l’Eden.
L’agrotecnico/scrittore/contadino Gian Carlo Cappello.
Già, la sua terra produce frutti senza troppa fatica, in linea con il principio di coltivazione di Fukuoka e “dell’Agricoltura del non fare”
LA CIVILTA’ DELL’ORTO
L’evoluzione del concetto di non fare
ovvero la rivoluzione del filo di fieno
L’innovativo “NON-metodo di Coltivazione Elementare” elaborato in decenni di esperienza da Gian Carlo Cappello permette di coltivare per la propria sussistenza alimentare, preservando l’equilibrio naturale della Terra, rispettandone tutte le forme di vita – nessuna esclusa – nei giusti tempi di crescita. Elementare perché semplice e affidata agli elementi naturali, i quali al contrario della presunzione umana, delle tecnologie e delle pratiche agricole non tradiscono mai, in linea con il principio di coltivazione di Fukuoka e dell’“Agricoltura del non fare”.
• Non si lavora mai la terra, neppure all’inizio della coltivazione
• non vengono estirpate le “erbacce”
• non si concima, neppure con sostanze di origine organica
• non si eseguono sovesci; non si fa compostaggio
• non si approntano impianti irrigui
• non si interviene mai con pesticidi, ne’ chimici ne’ organici
• non si modifica con ammendanti la natura del terreno
• non si introducono E.M.
• non sono previsti macchinari
• non si fissano a priori i tempi delle semine e dei trapianti
• non si fanno rotazioni colturali
• non si tiene conto di alcun fattore relativo al terreno (ritenuto solitamente determinante) come l’acidità, la compattezza o meno, la presenza di minerali e via dicendo.
Le coltivazioni elementari avviate da anni, seppure in condizioni pedo-climatiche diverse concretizzano l’autonomia alimentare.
Gian Carlo Cappello, agrotecnico dal 1977, ha maturato una pluridecennale esperienza professionale in Italia, Sud Africa, Australia, Cina, Nord America, Russia, Portogallo, Libia. Per oltre dieci anni consulente RAI in materia di agricoltura, dal 2006 si dedica all’orticoltura con risultati incisivi sulle metodologie già vocate al biologico. E’ inoltre diplomato «Potatore specializzato» in olivicoltura e ha messo a punto una propria modalità conosciuta come «Potatura Rispettosa dell’Olivo».
Mah, a quanto mi risulta certe pratiche colturali (zappare, arare, irrigare, concimare…) risalgono a tempi assai remoti e mi riesce un po’ difficile immaginare che i nostri lontani antenati, oltre ad averle “inventate” sottoponendosi a pesanti fatiche, per millenni non si siano accorti che si trattava di pratiche non solo inutili ma persino controproducenti.
Ho sempre saputo, ad es., che le attività umane (agricole e non solo) sono sempre state pesantemente influenzate dalla presenza o meno di corsi d’acqua e che i prolungati periodi di siccità (mancata irrigazione) sono sempre stati forieri di carestie.
Temo che anche in queste cose, come in tante altre, possa essere opportuno mantenersi a debita distanza dagli approcci estremisti, esasperati, categorici, che se da un lato sono sempre molto seducenti dall’altro tendono invariabilmente alla scarsa concreta efficacia.
Non credo, quindi, che si debba PER FORZA scegliere tra UN estremo (impiego sfegatato ed entusiasta veleni, concimi artificiali, attrezzature varie…) e l’ALTRO (niente zappa, niente acqua, niente concime, niente di niente…). Sbaglierò, ma ho l’impressione che la strada “giusta” passi da qualche parte nella zona intermedia.
Mah, a quanto mi risulta certe pratiche colturali (zappare, arare, irrigare, concimare…) risalgono a tempi assai remoti e mi riesce un po’ difficile immaginare che i nostri lontani antenati, oltre ad averle “inventate” sottoponendosi a pesanti fatiche, per millenni non si siano accorti che si trattava di pratiche non solo inutili ma persino controproducenti.
Ho sempre saputo, ad es., che le attività umane (agricole e non solo) sono sempre state pesantemente influenzate dalla presenza o meno di corsi d’acqua e che i prolungati periodi di siccità (mancata irrigazione) sono sempre stati forieri di carestie.
Temo che anche in queste cose, come in tante altre, possa essere opportuno mantenersi a debita distanza dagli approcci estremisti, esasperati, categorici, che se da un lato sono sempre molto seducenti dall’altro tendono invariabilmente alla scarsa concreta efficacia.
Non credo, quindi, che si debba PER FORZA scegliere tra UN estremo (impiego sfegatato ed entusiasta veleni, concimi artificiali, attrezzature varie…) e l’ALTRO (niente zappa, niente acqua, niente concime, niente di niente…). Sbaglierò, ma ho l’impressione che la strada “giusta” passi da qualche parte nella zona intermedia.
Ho visto in ritardo la locandina dell’evento, mi sarebbe piaciuto parteciparvi. Curiosità per idee nuove, diverse, controcorrente ,da valutare. Non conoscendo il sistema ,credo che le critiche debbano essere nell’area del confronto costruttivo e non un rifiuto a priori. Come conduttore di un orto sono attento ed aperto a tutte le dinamiche di coltivazione, anche se ho il mio metodo che non è detto che non sia migliorabile/modificabile.
Cara Francesca non ci rendiconti mai dell’esito delle tue iniziative. Non ho capito se ti interessa di più propagandare le tue convinzioni o confrontarti su queste.
Se di interesse .
IL BI E IL BA. L’ossessione per l’apocalisse
L’ultimo decennio ha visto l’affermazione di un’epica dei supereroi con poteri estremi che fronteggiano situazioni estreme. Non esiste più il centro come spazio culturale, prima che politico
Ricordate il Batman un po’ inquartato della serie televisiva degli anni Sessanta? Sembrava un grosso bebè, insaccato nella sua tutina grigia con un mutandone a cui altro che Bat-cintura, mancava solo la Bat-spilla da balia. Era rassicurante e così ligio alla legge che già nel primo episodio si faceva processare per arresto illegale – aveva fermato l’Enigmista senza rispettarne le garanzie – e obbediva docilmente al divieto di guidare la Bat-mobile in stato di ebbrezza. Era il tipico eroe che il critico culturale newyorkese Peter Biskind, nel nuovo libro “The Sky is Falling! The Unexpected Politics of Hollywood’s Superheroes and Zombies” (Penguin) avrebbe catalogato come centrista. Un Batman che in Italia voterebbe Rotondi. Ma il fenomeno più vistoso di questo decennio, nota Biskin, è l’affermazione mondiale di un’epica dove “supereroi con poteri estremi impiegano misure estreme per fronteggiare situazioni estreme”. Qui la giustizia torna a essere vendetta, i vigilantes ripuliscono le città, le istituzioni crollano, non c’è verità di cui fidarsi. L’apocalisse è ossessivamente evocata, e per un futuro sempre più prossimo. Ma il cielo che cade è prima di tutto il cielo del centro – quel “centro vitale” teorizzato da Schlesinger nel 1949 come bastione contro i supervillain rossi e neri. Dal saggio di Biskind – che fatte le proporzioni sta all’America di Trump come “Da Caligari a Hitler” di Kracauer agli anni di Weimar – gli storici capiranno che, prima ancora che come spazio politico, il centro era vacante come spazio culturale. di Guido Vitiello 13.11. 2019 alle 06:04 ilfoglio.it
Appunti per un confronto serio, volendo
In una ricerca fatta dalla Confederazione italiana agricoltori: nel 2014, l’82 per cento degli italiani era convinto che per uscire dalla crisi bisognasse tornare all’agricoltura.
Ora, non è che voglia fare (solo) dell’ironia e sostenere ciò che è lampante: fra quelli che ci hanno governato e ci governano ci sono molte braccia sottratte al lavoro nei campi. Piuttosto, la gravità della crisi dell’occidente è tale che può succedere che un paese – anzi, la seconda potenza manifatturiera d’Europa – pensi che ormai la salvezza possa venire solo dal bucolico ritorno alla vita agreste.
-Lo scorso anno il 52 per cento delle esportazioni sono state metalmeccaniche (quindi acciaio)
-La siderurgia è il settore primario del manifatturiero e perdere, dopo l’alluminio, anche la produzione di acciaio significa perdere sovranità industriale. Per questo la siderurgia italiana ha una storia importante ma che riflette tutte le contraddizioni del nostro paese.
-A Linz, in Austria, i cittadini non si sono fatti illudere da demagoghi né da affaristi: hanno votato politici che hanno tenuto insieme ambiente e crescita, e l’impianto, a ridosso della città, non inquina
-Soltanto in Italia la produzione di acciaio da ciclo integrale, come quella di Taranto, è considerata inevitabilmente inquinante.
Balle grosse come case probabilmente inventate da uno che non ha mai fatto l’orto. È una vita che faccio l’orto e l’ 80% della verdura che mangio viene da lì. Come si fa a dire che non bisogna irrigare? Se per un lungo periodo in estate non piove le piante di zucchine, melanzane peperoni pomodori ecc ecc si seccano e poi puoi estirpare tutto. Inoltre le suddette piante se non irrigate non producono nulla. Poi quella che non si fa la rotazione è ancora più ridicola. Ha provato mai il suddetto esperto ha piantare per lo stesso anno le stesse piante? Solo a me hanno reso di meno piantate nello stesso posto? Non sono previsti macchinari? Se devo piantare i semi dell’insalata li spargo direttamente sulla terra senza averla lavorata e magari neanche irrigata? Ma per piacere!! Della serie: ma vai a zappare i campi che è meglio!
Pokerman, sei il solito c…. ocomero, che spara sentenze senza verificare!
se tu sei così arretrato da fare l’orto come fanno molti, che in estate, ogni mattina alle 5 sono costretti a “bagnar l’òrt” non è colpa mia!
comunque, sapientone, puoi sempre venire a sparare le tue mercoledì sera, anche se penso che ti te non vedremo nemmeno l’ombra! 😉
Per quelli che ci saranno, faremo vedere decine e decine di orti realizzati da Gian Carlo.
E si che non mi sembra che tu sia tanto vecchio…. svèia bòcia 🙂
È logico che non verrò a sentire uno che spara enormi cazzate. Chi mi dice che le decine e decine di orti realizzati da questo guru siano stati proprio realizzati da lui? Oltretutto senza irrigare? Svèieve fora che questi vi stanno intortando per bene pur di vendere qualche libro… Anch’io coltivo senza uso di concimi chimici e pesticidi ma da qui a dire che non serve neanche irrigare proprio NO. E questa la mia è esperienza fatta proprio sul campo e non in degli studi Rai…
Intanto è morto Fred Bongusto, 84 anni. Lo ricordiamo con la “rotonda sul mare”, i nostri anni pomicioni e di impegno sociale e politico.
Domisio e Sac, tenetevi pure i vostri anni di nostalgia e ipocrisia, meglio quegli nostalgici dionisiani. Gli altri fanno solo male, a me fanno schifo, e non risolvono niente, anzi tanta vigliaccheria politica e inconsistenza sociale, esternazione di veleno che hanno in corpo, incapaci di relazioni umane costruttive.
Brava Francesca! L’orto permette di mantenere i piedi per terra e di ottenere con il giusto sforzo ciò che il criminale sistema capitalista ormai non è più in grado di dare con un costo decente, salute e benessere e a lungo andare anche la saggezza che ormai è finita nel SAC. Naturalmente la propaganda manda i soliti messaggi pubblicitari verso “la semplicità” dell’andare al MEGA o ALL’IPER a comprar cibo spazzatura ben dipinto dai soliti fake media che hanno prodotto la cultura dei cui il SAC, Michele Bastanzetti é il rappresentante locale. Avanti così che i tempi sono maturi per una svolta.
Grazie!
Tanto ci voleva ? Risolto il problema della fame nel mondo e non solo.
Ricordate i Colcos (Kolkhoz) e i sovchoz della Unione sovietica, cooperative per una agricoltura intensiva ed estensiva? Superate anche le coop.e le loro estese di frumento che non basta mai per sfamare la gente. In Cina si “coltivano maiali”
Ricordate l’esperimento della politica di qualche Comune italiano per “un orto per abitante” ? Fallimento. Preso il terreno, considerato che il prodotto costavo di più di quello uguale dal fruttivndolo, la maggior parte dei benificiati dava la sua porzione ai confinati e, forse anche a pagamento. Se guardate gli orti incolti, sono diventati il rifugio di ogni forma parassitaria, animaletti mangiatori ad ufo e incattiviti perche l’uomo non semina quanto loro aggrada. E delle cimici asiatiche e altre cosa facciamo o la colpa è nostra che coltiviamo la frutta, (niente frutta niente cimici) ?
Adesso si semina ideologia e in attesa che produca frutti per tutti, mangiamo bacche e erba (in abbondanza vietati i “foglianti” e come facevano, assieme ad animali( da sentire gli animalisti e vegani) gli uomini delle caverne.
Francesca non sarebbe meglio che tu promuovessi soluzioni compatibili con il mondo e la situazione culturale di oggi, fare politica e proseliti in modo diverso ?
E poi ‘sto “ non lavorare” è uno slogan che sta prendendo piede in Italia fintanto lo Stato distribuisce prebende con i soldi di chi invece lavora.
Sior Corvo non faccia sempre l’avvocato del diavolo ovvero di un sistema che sta devastando e rendendo sterili ettari ed ettari di terreni per alimentare SPRECHI immani, ettari di terreni resi incoltivabili grazie all’abuso di erbicidi e antiparassitari delle monocolture. Terreni che vengono sostituiti o rimpiazzati momentaneamente ovvero fin che dura da altri terreni ricavati dai polmoni verdi della terra (quelli che “casualmente” ardo o ma che a loro volta diverranno sterili ed avvelenati! Il suo termine di paragone per tirar conclusioni, per lei e per chi ha la testa nel SAC NON è la conoscenza di nuovi metodi ne la conoscenza approfondita degli attuali ma solo il processo di determinazione dei prezzi tra un sistema che si produce abbondanza ma che è destinato non solo a soccombere come quelli che ha rimpiazzato FORTE DELLE POLITICHE ACRITICHE DETTATE DAL BUSINESS ma soprattutto a far morire la vita sulla terra.
Lei ideologicamente é figlio di un tempo che non ha futuro, non è questione di SE ma di quando si inizierà a produrre a kilometro zero e con tecniche molto più raffinate, intelligenti e rispettose di quelle attuali perché la posta in palio è massima, restare con la testa nel SAC non sarà più possibile a BREVE.