Oltre lo stigma… riflessioni sul coraggio di andare oltre!
Salve a tutti, ragazzi! Oggi voglio parlarvi dello stigma che si aggira attorno al malato psichiatrico in generale. Mi è capitato spesso di conoscere donne e ragazze che, appena venivano a sapere del mio passato, mi bloccavano o semplicemente non mi rispondevano più. Ma perché fermarsi a guardare una malattia? Perché non chiedervi di più su quella persona? Siamo semplicemente persone più fragili di altre, come una sfera di cristallo che, se non maneggiata con cura, può rompersi.
Il mio è un invito a conoscere quelle persone che sono speciali e che hanno tanto da dare. Io sono a tre quarti del mio percorso: ne ho ancora tanta da fare, ma da prima ad ora ne è passata di acqua sotto i ponti. Ho più autocontrollo, sono molto più forte e soprattutto molto più stabile. Ho un lavoro a tempo indeterminato e la patente… Svolgo una vita normale! Ho delle lacune, ma piano piano sto cercando di colmarle.
Tante persone si spaventano davanti alla parola “malato mentale” o “borderline” perché non conoscono bene questo mondo, e il termine “borderline” viene spesso usato un po’ a caso. Di borderline ce ne sono 99 tipi e non sono nemmeno tutti uguali. Quindi, signori miei, prima di giudicare una persona, provate a conoscerla e a capire cosa le è successo, perché si comporta in quel modo.
Colgo l’occasione per dirvi che sta per uscire il mio terzo libro: Miky’s Life, che parlerà appunto di tutta la mia vita e di come sono arrivata a essere una paziente psichiatrica! E per la cronaca, la sottoscritta è stata da poco lasciata in una maniera che nemmeno un cane merita, con parole dure… Ma, a parte tre telefonate e un paio di messaggi, non c’è stato nulla di fuori posto. Vedete cosa significa fare un percorso su di sé? Un borderline, come minimo, sarebbe andato sotto casa di questa persona. Ma, per quanto io possa essere stata male per la fine della mia storia, io a lei voglio bene e la rispetto, anche se lei non ha rispettato me. Non devo abbassarmi al suo livello.
Tutto questo non per dire che ho la verità in tasca, ma come spunto di riflessione.