Dolcezza …globale
Questa mattina parlando con una maestra anzi Maestra le facevo presente come nella sua scuola si respirasse un clima di accoglienza e di serenità che non è così palpabile in altre scuole.
Le ho chiesto il segreto e la risposta è il motivo della M maiuscola :” Noi siamo abituati alla diversità perché abbiamo bambini da tutto il mondo e tutte queste diversità ci rende ricchi .Nei nostri limiti cerchiamo di trattare ogni bambino in modo speciale….”
Per me questa è la #labuonascuola
Forse per la deriva di Carnevale ma per analogia mi è venuta in mente la storia della frittella,la conoscete?Ora ve la racconto…poi tanto dovrete lavorare a preparale…quindi riposatevi…
Come tutte le cose buone ha il mondo dentro.
Abbiamo le uvette di corinto,i pinoli della Grecia, la frutta candita e le spezie d’Oriente e il metodo di cottura tipico della cucina Orientale e Araba in particolare :la frittura
La frittella, la fritùla in veneziano e in cremonese, è stata portata in laguna da Giambonino da Cremona, medico e studioso di fine 1200. Nel 1262 è rettore all’Università di Padova della facoltà di fisica e scienze naturali. Cremona era la capitale delle traduzioni dei libri dall’arabo. Giambonino, aveva scritto a Venezia un libro, “Liber de Ferculis ed condiments”, traduzione latina di 83 delle 2170 voci della monumentale enciclopedia dietetico-gastronomica del medico iracheno Ibn Jazla di Baghdad. Ebbene secondo i veneziani la frittella sarebbe l’evoluzione della “zelabia” araba persiana fatta conoscere ai veneziani da Giambonino da Cremona e in laguna si innamorarono subito del dolce di carnevale, tanto che i “fritoleri” nel Seicento crearono persino una corporazione (un centinaio di iscritti), tramandando i segreti del fritto di padre in figlio, veri e propri maestri dell’olio.
Talmente importanti da essere riuniti in Corporazione (nel ‘600) e da tramandarsi il mestiere di padre in figlio (dei veri notai del fritto, insomma) questi maestri dell’olio, del burro e dello strutto se ne andavano ambulanti per le calli o nei campi (per poter friggere all’aperto l’Arte stanzia una somma altissima) o lavorano dentro “baracche di legno di forma quadrangolare”, impastando “la farina sopra ampi tavolati per poi friggerla con olio, grasso di maiale o burro, entro grandi padelle sostenute da tripodi.
E c’erano, naturalmente, i dolci di Carnevale e non solo a Venezia, perché il Carnevale era festa popolare in tutta Europa e anche oltreoceano.
Ora prima di chiamare l’esorcista per rimuovere il profumo di fritto da vestiti e casa…partite con il rush finale della frittura …ricordatevi che la Renga è già all’orizzonte,quindi divertitevi….
Ricetta Frittelle Veneziane
Farina 250 grammi lievito di birra 20 grammi zucchero 30 grammi uova 1 unità latte 1 bicchiere di latte
Uvetta 30 grammi pinoli 30 grammi limone scorza grattugiata rhum 1 bicchierino di rum olio per friggere zucchero a velo mele 1 mela tagliata a pezzettini ( a piacere)
PREPARAZIONE
In una grossa terrina fate sciogliere il lievito sbriciolato nel latte tiepido e aggiungete 50 gr. di farina, coprite e lasciate riposare coperto fino a che avrà raddoppiato il volume. Intanto mettete a bagno l'uva passa in acqua tiepida (o rum) per mezz'ora. Riprendete il panetto lievitato e unite la restante farina, l'uovo, lo zucchero, l'uvetta ben strizzata, asciugata e infarinata, i pinoli, la scorza di limone grattugiata, il rum e un pizzico di sale. Aggiungete anche la mela a pezzettini. Amalgamate bene gli ingredienti e rimettete a lievitare per un'ora. Rimestate bene l'impasto e buttatelo a cucchiaiate (o cucchiaini se volete le frittelle un po' più piccole) nell'olio caldo poche per volta. Servite cosparso di zucchero fine o a velo.
CONSIGLI
Mentre friggete, tenetevi vicino un bicchiere di acqua onde pulire il cucchiaio sporco di impasto e poter immergere nell'olio una nuova perfetta cucchiaiata. Se temete gli schizzi, sostituite l'acqua con l'olio.