38ª Mostra Internazionale “Le immagini della fantasia”: storia e prospettive future
Si è conclusa a fine giugno la 38ª Mostra Internazionale d’illustrazione per l’infanzia “Le immagini della fantasia”. Ne abbiamo parlato con il Presidente del consiglio di amministrazione, Uberto Di Remigio e con il direttore artistico della manifestazione, Gabriel Pacheco.
Quest’ultima mostra si è svolta con modalità diverse rispetto agli anni precedenti, a causa della pandemia: da che cosa è stata caratterizzata?
Abbiamo messo a disposizione energie importanti, per sviluppare questa mostra, realizzata dal Direttore Artistico Gabriel Pacheco e, purtroppo, dobbiamo dire che a causa della pandemia siamo riusciti ad aprire solamente per 45 giorni rispetto ai 110 dell’anno scorso.
Abbiamo rischiato moltissimo per fare questa mostra, perché volevamo comunque dare la continuità alle nostre attività nel mondo dell’illustrazione. Tutto questo è stato comunque positivo e ci ha permesso di riaprire. E’ stato straordinario questo mese di giugno: che ha avuto un’eco mediatica molto importante.
Ci è dispiaciuto molto il fatto che la parte relativa al laboratorio dei bambini non sia stato possibile realizzarla, perché la pandemia ci ha costretto a chiudere questa attività. Le scuole infatti non potevano realizzare le escursioni all’interno della Fondazione.
La 38ma mostra, per la qualità delle opere esibite, è stata una delle più belle che siano state realizzate presso la Casa della Fantasia.
Ora avete in dote un riconoscimento internazionale importante….
Durante la Pandemia abbiamo avuto modo di riflettere su quali altre attività strategiche poteva realizzare la Fondazione Stepan Zavrel. Questa riflessione ci ha portato anche a percorrere la strada dei progetti europei, e siamo riusciti a farci finanziare un progetto nell’ambito del Programma Erasmus Plus. Il progetto si chiama “Dart4city per potenziare le arti e la creatività per le città del domani”. Il progetto mira a sviluppare e convalidare una metodologia per la piena integrazione delle arti e della creatività nei curricula delle scuole primarie e secondarie in Europa, utilizzando l’approccio didattico interdisciplinare STEM, attraverso l’integrazione dell’arte con le altre discipline tecnico scientifiche scienza (S) tecnologia (T) ingegneria(E) matematica(M) che con la A di Arte diventerà STEAM.
I risultati finali consisteranno in una metodologia trasferibile ed una serie di progetti STEAM sviluppati e testati sul territorio dai Partner di Progetto. Coordinatore del progetto è la Fundacion universitaria San Pablo- Universidad CEU Cardenal Herrera di Valencia e gli altri partner sono Alterevo srls di Vittorio Veneto e Heron Digital Education di Cipro.
Tutto ciò per noi è molto gratificante, è un aspetto che ci fa entrare in un campo, quello della ricerca, appunto, che ci dà l’opportunità di sviluppare, anche in futuro, altre possibili collaborazioni, soprattutto con le Università, ma anche le Accademie.
In questo contesto è stata data a me e al direttore Gabriel Pacheco un opportunità importante: abbiamo tenuto una lezione straordinaria presso l’Accademia delle Belle Arti di Venezia, illustrando le attività della nostra Fondazione.
Direttore Pacheco, che cosa ha comportato la pandemia per questa mostra?
Questa mostra è stata una risposta curiosa, perché il tema riguardava la rappresentazione di un posto, un luogo, il bosco appunto, che rappresenta tutto l’opposto della situazione vissuta con la pandemia ossia il confinamento. Il bosco come un luogo naturale di equilibrio e di tranquillità.
Si è trattato, quindi, di un pretesto molto didattico, perché è un tema molto interessante e ricorrente nella letteratura e, soprattutto, nella letteratura per bambini.
Con l’illustrazione abbiamo provato a spiegare meglio ciò che in qualche modo offre la natura, ci ha fatto ricordare questa realtà, ossia questo posto, offerto a noi come essere umani, insomma un luogo molto importante.
Tutto questo ci ha permesso di riflettere anche sulla nostra nozione della città e delle situazioni di confinamento.
Mi chiarisca questa curiosità: immagino che la Fondazione abbia presentato agli artisti il tema scelto e che gli artisti abbiano risposto con le loro invenzioni, dal punto di vista logico.
In realtà ho effettuato una ricerca sul tema proposto, guardando costantemente le novità di circa 60 case editrici internazionali e, ovviamente, anche quelle italiane.
Su queste novità è stato molto importante trovare gli artisti, che trattano il tema del bosco in forma contemporanea.
Inoltre ho aggiunto la presenza dei testi classici, perché il bosco è un tema di riferimento molto importante.
Quali sono i classici di maggiore riferimento a cui ti sei rapportato?
Prima di tutto La Divina Commedia, che inizia con la SELVA OSCURA: è un concetto quasi filosofico.
C’è poi un riferimento artistico ad Antony Brown nel suo libro “Il Tunnel”, un libro per bambini, che è una modalità, come quella di Dante, perché immagina di entrare in questo romanzo universale. Tutti hanno questa idea: il bosco è un’ entrata in un universo fantastico, pieno di fate, di mostri o di animali, di cui abbiamo anche paura, perché non lo conosciamo. Però è anche un posto di formazione.
Su tale struttura letteraria ci sono ancora tanti testi. E questo è interessante, perché un bambino, attraverso questi testi, può percorrere questi ragionamenti letterari e visivi.
C’è un altro libro, che si chiama “la foresta”di Violetta Lopiz, che ci fa vedere 2 artisti già molto riconosciuti, che sono stati formati qui, nella scuola di Sarmede.
Il suo libro è stato tradotto in molte lingue e rintracciabile in molti stati, come gli Stati Uniti. Parla della foresta con qualcosa di simile a concetti astratti. Il percorso di perdersi in un bosco ci parla di noi stessi, della nostra interiorità ossia le varie categorie umane.
Abbiamo una quantità di libri, che fanno questa riflessione, attraverso la mediazione della letteratura.
Gli artisti presenti qui sono 29. C’è l’ospite d’onore, il Panorama, il Bosco…È interessante vedere quale sia l’approccio nei vari libri per bambini.
Quali sono gli elementi di novità rispetto al passato nella mostra di quest’anno?
Di Remigio: Secondo me, il senso della mostra di questo anno era stato colto dal titolo della introduzione alla Mostra: “Paesaggi inaspettati”… In un certo senso abbiamo anticipato quello che sarebbe avvenuto ossia il passaggio dalla potenza all’atto. Il bosco è una metafora, la selva oscura è una metafora del viaggio della vita ora invece è diventato un’ oasi. I boschi stanno scomparendo e diventano un’ oasi ambientale, una specie di isola, dove ci si può ritrovare di nuovo in equilibrio con la natura.
Adesso parliamo di Zavrel, l’inventore di questa formula magica di Sarmede…
Sul tema della selva ci sono 2 opere importanti di Zavrel in mostra.
E’ importantissimo sottolineare cosa rappresenta per me Stepan Zavrel un artista, un profugo politico del 900, che, grazie alla sua forte personalità, ci ha aiutati a far nascere e crescere la mostra Internazionale dell’illustrazione di Sarmede ed a farla diventare un punto di riferimento nel panorama mondiale. A 40 anni di distanza possiamo affermare che Stepan Zavrel ha cambiato il paese: l’uomo è diventato paese.
Per me è importante mandare avanti il suo messaggio, etico ed estetico, che lui aveva colto con l’illustrazione: la prima galleria d’arte per i bambini. C’è un messaggio dal punto di vista estetico, sicuramente importante, soprattutto per abituare alla bellezza e che i bambini possono apprezzare, ma anche il messaggio etico e, quindi, qui rientra il messaggio filosofico insito in tutte le fiabe. Del resto nella fiaba c’era sempre la morale conclusiva…
Vorrei sottolineare anche la capacità della Fondazione di essere un agente educativo. La cosa meravigliosa che ho visto in questi periodi è che nelle scuole si parla di Stepan Zavrel e di queste illustrazioni della mostra. I bambini sono orgogliosi di questo. E’ proprio importante questa funzione, che noi abbiamo avuto e sviluppato nel tempo. Bisogna tener conto che nel giro di quarant’anni circa 1 milione di persone sono venute a Sarmede a visitare la Mostra ed, inoltre, sono più di 15.000 gli illustratori, che si sono formati a Sarmede, alla nostra scuola d’illustrazione. La continuazione di questa esperienza punta ad una nuova scommessa, quella digitale per raggiungere nuovi pubblici e mantenendo comunque i corsi in presenza.
Pacheco: C’è una valorizzazione della storia della tradizione di questo territorio, che si modella sempre meglio verso il futuro.
Credo che anche la Fondazione pensi al futuro attraverso la ricerca di idee.
Questo insegnare filosofia attraverso la Fondazione è un fatto: ci sono diversi artisti che lo fanno in modo esplicito e noi siamo sempre alla ricerca di questi artisti.
Quindi non soltanto rimaniamo nella tradizione, ma vogliamo dare soprattutto con la mostra un approccio nuovo, che cosa si sta promuovendo per il domani.
Ci sono degli artisti che ci aiutano a vedere questo futuro e quindi noi vediamo nuove forme e formule didattiche della illustrazione della letteratura.
La prospettiva per l’anno prossimo…
Pacheco: bisogna confermare la mostra, noi continueremo a programmare questi eventi. Abbiamo una artista fiamminga, che sarà nostro ospite d’onore, che ha anche un approccio estetico molto personale. Inoltre stiamo lavorando su un concetto, sul piano scientifico e filosofico, ossia la concamerazione.
E’ il tentativo di vedere i vincoli invisibili, che hanno tutte le sezioni dell’universo, che lo rendono un organismo unico.
È un concetto che tiene conto del fatto che qui abbiamo degli artisti che valorizzano la realtà con un taglio rinascimentale, ma che è, al tempo stesso, scientifico.
Ci sarà un artista francese, che ci parlerà e ci farà vedere con le sue illustrazioni le diverse forme che l’uomo ha utilizzato per descrivere l’universo o la terra oppure le modalità con cui sono state viste dalle diverse culture. Insomma bisogna spostarsi verso il futuro.…
Pietro Panzarino