LA PESTE di Camus: IL TENTATIVO DI ESSERE UOMINI
TREVISO– Dopo il successo del debutto a Padova e le repliche al Teatro Goldoni di Venezia, La peste. Il tentativo di essere uomini salirà sul palcoscenico del Teatro Mario Del Monaco, venerdì 18 e sabato 19 marzo alle ore 20:30, domenica 20 alle ore 16:00.
Lo spettacolo tratto dal romanzo di Albert Camus, adattato da Emanuele Aldrovandi, è una co-produzione di Teatro Stabile del Veneto, Teatro Stabile di Bolzano e Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano con la regia di Serena Sinigaglia.
La scelta di questo classico intende portare in scena storie e fatti necessari, che possano aiutare l’uomo ad affrontare questo momento storico così particolare.
In scena nel ruolo dei protagonisti, sono gli attori Marco Brinzi, Alvise Camozzi, Matteo Cremon, Oscar De Summa e Mattia Fabris.
Il romanzo scandaglia a fondo l’animo umano e lo fa scegliendo un momento estremo, di assoluta emergenza, di sconvolgimento dell’ordinario. L’umanità di Camus è divertente, sorprendente, commovente e appassionante: l’autore ci guarda senza giudicarci mai, con occhi sempre nuovi. E ci propone una direzione possibile, un senso nel caos, un freno alla paura.
È da queste considerazioni che la regista Serena Sinigaglia si muove per realizzare una versione scenica del testo.
L’amore laico e terreno è l’inaspettato protagonista di questa storia, il filo che unisce le strane vicende intercorse ad Orano (in Algeria) in un periodo imprecisato degli anni ‘40.
Appena pubblicata, l’opera, che rientra nel cosiddetto Ciclo della rivolta, riscosse un grande successo, arrivando a vendere nei primi due anni 160mila copie e aggiudicandosi il ‘Prix des Critiques’.
Note di drammaturgia di Emanuele Aldrovandi
La difficoltà principale nel trasporre teatralmente un materiale narrativo è quella di riuscire a mantenere la profonda stratificazione semantica propria di un’opera letteraria, facendola passare attraverso un mezzo che, per la sua specificità, necessita “azione” – dove per azione non si intende meramente azione fisica, ma azione fra personaggi, conflitto, che naturalmente può essere anche solo dialettico, ma che ha bisogno di un “movimento” e di una “dinamica interna”.
Questo movimento e questa dinamica interna sono presenti, ovviamente, nei dialoghi di Camus, ma ci sono anche ampie parti prive di dialoghi in cui il narratore descrive ciò che sta succedendo o esprime le sue riflessioni su quanto è appena avvenuto o sta per avvenire.
La sfida che mi sono imposto – e che mi ha imposto Serena Sinigaglia – è stata quella di riuscire a non tradire la bellezza di queste descrizioni e la profondità di queste riflessioni, sia riportandole all’intero di una struttura “mista”, in cui i personaggi agiscono ma allo stesso tempo narrano, rivolgendosi direttamente al pubblico, sia aggiungendo altri dialoghi che rendano “agiti” i temi trattati all’interno dei brani più narrativi.
Per fare questo è stato necessario scrivere da zero intere scene, ma abbiamo cercato di farlo restando il più fedeli possibile ai personaggi, alle atmosfere e ai temi originali.
Il romanzo di Camus, inoltre, presenta una struttura articolata in cui le relazioni fra i personaggi progrediscono attraverso brevi incontri ripetuti nel tempo. Quello che abbiamo fatto, per rendere più compatta la fruizione teatrale, è stato condensare questi incontri in un numero minore di scene, evitando una frammentazione eccessiva che avrebbe distolto l’attenzione dello spettatore, ma cercando di conservare l’essenza del rapporto fra i protagonisti.
Pietro Panzarino