La poesia di Andrea Zanzotto: la mostra “Segni, forme, colori e poesia” a Pieve di Soligo
Nell’ambito del centenario della nascita del grande poeta Andrea Zanzotto, l’Amministrazione Comunale di Pieve di Soligo (Treviso), dove era nato e cresciuto, ha organizzato la grande mostra “Segni, forme, colori e poesia”, che rievocano momenti significativi della sua vita e della sua opera, aperta fino al 6 marzo 2022.
Il sindaco Stefano Soldan e l’Assessore alla Cultura Luisa Cigagna per la circostanza hanno voluto sottolineare come “nel corso di tutta la sua vita, Andrea Zanzotto coltivò e mantenne legami di amicizia e di scambio intellettuale con numerosi artisti del ‘900 italiano, a partire da Carlo Conte, che lo introdusse negli ambienti artistici e letterari milanesi.
Da questi incontri e amicizie, nacquero collaborazioni per la realizzazione di mostre, cartelle di poesie illustrate, copertine di libri e opere artistiche originali”.
Per Zanzotto, la poesia non è solo luogo di sperimentazione linguistica, ma diventa anche momento di manipolazione grafica, dove la trama del linguaggio si intreccia indissolubilmente con l’arte visiva.
Lettere, segni grafici, piccoli disegni, spazi che amplificano il significato e il suono delle parole, ma che trasmettono anche immagini di vuoto pieno e percorsi tra le righe.
Si tratta di una affermazione che lui stesso volle precisare ed approfondire quando sottolineava: “nella poesia ci sono sempre contemporaneamente un momento visivo e un momento fonico, che devono integrarsi per non far perdere qualcosa del fatto poetico”.
Per Zanzotto il pensiero si esplicita attraverso due facoltà: a) la parola scritta, b) l’immagine visiva.
A tale conclusione Zanzotto era pervenuto, ripensando nel tempo tutta la sua vasta produzione poetica, nella quale si cimentava con disegni, spazi pieni, ma anche vuoti e vari segni grafici.
Le conclusioni a cui perviene Zanzotto rappresentano la sua riflessione sulla poliedricità del “linguaggio”, su tutte le sue potenzialità, quasi una radiografia, fiorite nel dibattito in Europa, a partire dagli inizi del ‘900.
Fu grande la propensione di Zanzotto a voler scavare nella propria intimità: “non ha mai smesso di interrogarsi e di mettersi alla prova in numerose e sorprendenti direzioni”, commenta Gian Mario Villalta, uno dei suoi maggiori critici.
Su tale base viene superata la vecchia e tradizionale definizione della Poesia intesa come esercizio letterario o intellettuale.
Nel Catalogo che accompagna l’esposizione, il curatore della Mostra, Mario Da Re mette in luce: “In chi si occupa in via principale di arte visuale (pittura e scultura) il ricordo del poeta Andrea Zanzotto, non poteva che trovare risposta nell’universo in cui le interazioni tra i vari linguaggi delle espressioni umane trovano confluenza e quale migliore sintesi tra questi è affidata alla poesia visuale, o poesia concreta, senza dimenticare quanto lo stesso poeta andava raccontando del suo rapporto con la pagina bianca, ovvero come quello di un pittore”.
La mostra si articola in due sezioni: la prima dedicata alla “parola immagine” con opere di oltre 60 autori, la seconda, invece, presenta diverse tele di Claudia Buttignol ispirate dai versi di Zanzotto.
Questa la conclusione di Luisa Cigagna:“la mostra nasce dalla volontà di offrire ai visitatori, non soltanto la testimonianza di quanto i versi di Andrea Zanzotto abbiano influito sul racconto artistico di moltissimi autori, ma di come – dalla contaminazione dei linguaggi – la nostra mente possa aprirsi e fare esperienze di un nuovo approccio alla parola e alla poesia che nutre e lenisce da sempre l’anima e la mente dell’uomo”.
E’ stato chiesto a tre docenti quale sia lo spazio riservato alla poesia nella scuola superiore per gli studenti? In che modo la poesia contribuisce alla loro formazione complessiva?
Ecco le loro opinioni:
Il prof. Stefano Colmagro del Liceo “Flaminio” di Vittorio Veneto ha commentato: “La poesia è esigente, richiede attenzione e silenzio, disponibilità ad ascoltare il suono della parola e a meditare sul senso. Queste caratteristiche la condannano necessariamente alla marginalità, ma nello stesso tempo la rendono necessaria, proprio oggi più che mai, come antidoto alla parola superficiale e pervasiva dell’intrattenimento e della comunicazione. La sfida quindi per ogni insegnante è quella di far sentire viva la voce dei poeti, anche liberandola dal peso di minuziose analisi metriche e retoriche”.
La prof. ssa Enza Carbone del Liceo “Casagrande” di Pieve di Soligo ha messo in luce: “Più volte, in classe, prima di avviare la lettura dei versi di questo o di quest’altro poeta, mi sono posta la domanda : “apprezzeranno questo componimento? Quanto spazio nella loro vita riservano ai versi”? Subito dopo aver avviato la lettura, mi rendo conto che questi miei dubbi non hanno motivo di essere; lo leggo nei loro occhi, nel silenzio che cala su tutti noi.
E’ una leggenda metropolitana quella che vuole i nostri giovani disinteressati alla musicalità dei versi, non interessati ai sentimenti da essa veicolati. Chiaramente, sta a noi docenti educarli alla bellezza, al valore dei sentimenti, e ciò sarà possibile solo e soltanto se, non presentiamo loro la poesia come fattore strumentale, vincolato all’analisi strutturale, imposta dai programmi scolastici, se li stimoliamo a non subirla passivamente, ma li conduciamo per mano ad apprezzarne le rime, le parole, e a farsi trasportare verso un sogno.
Soprattutto in questi due anni di pandemia e di DAD, di isolamenti e di mancanza di contatti fisici, gli studenti, davanti ad un componimento poetico, mi hanno dato prova di come si sentissero partecipi della solitudine di Leopardi, della ricerca dell’ identità di Palazzeschi, del dolore per la perdita di persone care di Pascoli ecc.
Gli studenti mi hanno dato modo di capire come, al di là di ogni mia aspettativa, la poesia è molto vicina al loro mondo considerandola un po’ come una valvola di sfogo alle loro emozioni.
Se aprissimo i loro diari, troveremmo, forse in una sintassi un po’ franta, un po’ sconnessa, frasi di puro lirismo in cui fermano un momento del loro sentire, un sentimento, un moto interiore che li affligge.
Per i ragazzi avvicinarsi alla poesia è un viaggio unico ed intenso. I legami che colgono tra le parole, tra le parole e i suoni, tra le parole e i colori, sono come corsie preferenziali per capire loro stessi, sentirsi accomunati ad altre persone di cui ne condividono sentimenti e casi di vita quotidiana.
Studiando la poesia gli studenti si rendono conto del legame indissolubile che lega questa alla vita, anzi di come li porti a comprendere il significato della vita stessa, di come i sentimenti di cui si fa foriera facciano già parte della loro vita. La poesia rende in versi, con assonanze, analogie e tanto altro il mondo delle loro emozioni e delle loro sensazioni”.
Il prof. Tobia Donadel del Liceo “Marconi” di Conegliano ha sottolineato:“ Lo studio della poesia occupa una parte ancora consistente del curricolo degli studi della scuola secondaria di secondo grado. In particolare, nel secondo anno del biennio vengono trattate la metrica e l’analisi del testo poetico per passare poi, nel corso del triennio, allo studio di poeti appartenenti alle diverse epoche della letteratura italiana, a partire da Dante e Petrarca, fino ad arrivare ad alcuni poeti novecenteschi, ai quali, a mio parere, non si riesce a dare il giusto spazio a causa dell’enorme mole di autori e tematiche della letteratura del Novecento da trattare nell’ultimo anno di scuola superiore. E proprio i poeti novecenteschi potrebbero contribuire maggiormente alla formazione degli studenti d’oggi per una vicinanza e sensibilità su alcune tematiche particolarmente sentite dagli studenti stessi”.
Pietro Panzarino