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[Home Senza categoria “Dalla DaD Alla DiD Alla Dad”: il mantra della scuola del Covid]
A tutta scuola
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[ 03/11/2020 di Roberto Grigoletto 3 Commenti ]

“Dalla DaD Alla DiD Alla Dad”: il mantra della scuola del Covid

Dalla DaD alla DiD e dalla DiD alla Dad: il passo è breve. La Didattica Digitale Integrata è durata lo spazio di un mattino ed entro la settimana gli studenti dei licei e degli istituti tecnici e professionali faranno ritorno a casa. A tenerla aperta, la scuola superiore, alla fine non ce la si è fatta. E non per inadempienze e inottemperanze di Dirigenti scolastici professori e studenti. Che questi ce l’hanno messa proprio tutta a osservare protocolli di sicurezza, dispositivi di protezione e di igienizzazione, entrate e uscite scaglionate, percorsi labirintici per raggiungere le aule ed evitare di lambire anche di striscio altri esemplari della fauna scolastica. La causa è il trasporto, la calca è nei bus: con meno dell’80% a bordo non avrebbero acceso nemmeno il motore. Ma il paradosso (o la schizofrenia?) è adesso che gli studenti non si “assembreranno” più negli autobus e cos’è che ti decidono: di abbassare al 50% per cento la capienza. Mezzi del servizio di trasporto pubblico che avranno metà posti vietati e il resto vuoti. Quando una pandemia aguzza l’ingegno… Peccato ne sia stato sprecato in dosi massicce quando, la scorsa estate, si sarebbe potuto e dovuto investirlo su questioni molto più dirimenti dei banchi a rotelle.

La corsa all’impazzata del Coronavirus però continua a non voler dare tregua. E malgrado il proclama per una scuola in servizio permanente effettivo (con diuturne rassicurazioni di Governo e di Governatori), ieri il premier ha detto: “(Quasi) tutti a casa“. Pronta la replica del Presidente dei Presidi, Giannelli: “La sospensione della didattica in presenza non sarà senza conseguenze, ce ne renderemo conto nei prossimi anni”.

Ce ne siamo già resi conto. Anche troppo.

Professori nel Deserto dei Tartari

Commenti [03]

  1. Emanuela Da Ros
    05/11/2020

    Già. Del resto per comunicare basta un acronimo. Via l’ortografia, la sintassi, la punteggiatura urticante. Non servono più. E non serve nemmeno sapere cosa sia un acronimo.

    Rispondi
    • Corvo
      07/11/2020

      Con il Dad ecc. siamo al solito dadahumpa della scuola che si trascina da oltre 40 anni.
      Organizzazione e sostanza. Lei richiama la sostanza. Si mette dalla parte dei giovani.
      Ripropongo un post recente.
      “Le riporto un pensiero su diavolerie e tendenza giovani: Ma oggi non va di moda Instagram?
      «Certo, copiato spudoratamente da Snapchat. È meno macchinoso da gestire. Comunque Tik Tok sbancherà tutti. La app cinese fatta solo di video attira i ragazzini. Le nuove generazioni NON leggono e NON scrivono: GUArdano e basta». Gianluca De Bortoli, dagospia “

      Rispondi
  2. Michele Bastanzetti
    04/11/2020

    La scuola in presenza, in condivisa teoria, rappresenta una sorta di linea del Piave della resistenza di una società a qualsiasi cataclisma. Scuola è sinonimo di speranza, evoluzione, felice convivenza. Ma questo sconosciuto virus ha colpito in modo così duro e imprevedibile che chi governa è costretto a prendere delle decisioni. Le quali, se nessuno può certificate siano le migliori in assoluto, si ipotizza siano almeno quelle che producono il danno minore, anche se grande. Poi… è noto che ogni italiano, come si sente commissario tecnico della nazionale, si sente anche in grado di gestire una pandemia…

    Rispondi

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Roberto Grigoletto

Sono un sessantottino, di nascita. Ho compiuto studi umanistici e mi sono laureato in Filosofia e in Pedagogia. Abilitato all’insegnamento e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Veneto dal 1991, scrivo per i giornali da quando avevo 20 anni. Ho lavorato alla radio (TrevisoAlfa) e redattore nel settimanale diocesano per due anni, prima del concorso per insegnante nel 2000, quando sono entrato nella scuola. Ho continuato ad occuparmi di giornalismo, dirigendo alcune testate di Comuni e associazioni. Poi l’impegno politico e nell’Amministrazione della città di Treviso. Ora sono tornato a dedicarmi al primo amore: il giornalismo.

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