Professori nel Deserto dei Tartari
Nella settimana appena trascorsa si è consumato il passaggio dalla Didattica digitale integrata alla Didattica a distanza. Nel primo caso a scuola ci andavano 25 studenti ogni cento. Adesso con la DaD non ci andrà più nessuno. Quasi nessuno. Perché secondo alcuni Dirigenti, i professori dovranno continuare a trasmettere le loro lezioni davanti al pc in un’aula “sorda e grigia”. Certamente vuota.
Al ministero devono essersene resi conto se il Capo dipartimento Marco Bruschi – l’esegeta degli atti e delle circolari e ultimamente dei Dpcm – ha vergato di suo pugno in una nota: “Sul personale docente, anche ai sensi dell’ipotesi di CCNI (contratto collettivo nazionale sulla didattica digitale integrata in attesa di entrare a brevi in vigore, nd.r.) la dirigenza scolastica, nel rispetto delle deliberazioni degli organi collegiali nell’ambito del Piano didattica digitale integrata, adotta comunque ogni disposizione organizzativa atta a creare le migliori condizioni per l’erogazione della didattica in didattica digitale integrata anche autorizzando l’attività non in presenza, ove possibile e ove la prestazione lavorativa sia comunque erogata”.
Ragionevole e razionale. Qual è infatti il senso e soprattutto dove sta la convenienza di far circolare una massa di insegnanti vulnerabili al contagio? Docenti che il lavoro da casa lo possono non solo fare lo stesso ma persino meglio, considerando appena la rete per la connessione di cui dispongono molti istituti. Ma se per caso a qualcuno, in altre faccende affaccendato, stupisse non poter accertare l’orario di servizio prestato dal docente, c’è un report che attesta ore minuti e secondi di durata della didattica da casa.
Scuola e studenti. Dalla organizzazione alla sostanza. Recovery f.
“..Tanto per fare un esempio, investire miliardi per ristrutturare le nostre scuole fatiscenti, dotare gli alunni di computer e i laboratori di macchinari sofisticati è utile ma rischia di non produrre nessun effetto significativo sul grado di preparazione degli studenti e sulla qualità della ricerca italiana se i professori e i ricercatori non vengono selezionati secondo criteri meritocratici. L’unico risultato rischia di essere quello di continuare a spingere i giovani migliori ad emigrare all’estero. Senza una profonda riforma dell’istruzione, investirvi è poco produttivo…”.
Egr. Grigoletto non mi pare peregrino che i docenti debbano comunque recarsi a scuola, anche ad aule vuote, per insegnare via computer. È giusto sia così anche solo come simbolo: gli Insegnanti stanno sul pezzo, non lasciano il fronte, non tradiscono la Istituzione scolastica neppure nella sua fisicità. Restano al fortino perchè è un confine che non si può abbattere, perché continui a pulsare di vita cultura educazione. Vi torneranno con entusiasmo anche gli studenti, che oggi devono resistere ed adattarsi a questa dura sfida.