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[Home Senza categoria Nella stagione dell’incertezza la scuola può rinascere]
A tutta scuola
Senza categoria
[ 24/11/2020 di Roberto Grigoletto 1 Commento ]

Nella stagione dell’incertezza la scuola può rinascere

Al liceo si tornerà a dicembre. Ma forse no. Dopo la befana? Chi lo sa. Governo e Cts ieri si sono prodotti in una riedizione di “Torna a casa Lassie”. Ma potrebbe trattarsi di un attacco di annuncite, e basta.  Nel frattempo ho intervistato per OggiTreviso Gianfranco De Lorenzo, che è il segretario nazionale dell’associazione dei pedagogisti italiani (ANPE). Pubblico l’intervista integrale.

Governo e Presidente del Cts dicono che è venuto il momento di tornare a scuola anche per gli studenti delle superiori, come in Germania e come in Francia. Che ne pensa?

Premettendo che siamo pedagogisti e non medici non possiamo certo dire noi se le scuole possono
riaprire oppure no. Saranno i medici a valutare la situazione. L’importante è che ciò avvenga in
totale sicurezza perché se nel luogo scuola possono essere prese tutte le precauzioni possibili per
evitare il contagio, bisogna anche e soprattutto tenere conto di ciò che fa da corollario come ad
esempio i trasporti di cui molti alunni fruiscono per recarsi a scuola. Non vogliamo nemmeno che la
discussione si appiattisca sulla dicotomia tra il diritto all’istruzione e il diritto alla salute perché
altrimenti ne sminuiremmo uno a discapito dell’altro quando entrambi sono ritenuti fondamentali.

Si paventano effetti deleteri sul piano cognitivo e socio-relazionale per una intera generazione
di liceali: che ne pensa?

Crediamo proprio di no. La società moderna è centrata molto sul benessere anche come evitamento
di problematiche, ma pensiamo ai nostri antenati che hanno vissuto le pestilenze in assenza delle
conoscenze attuali e della qualità sanitaria odierna, hanno vissuto le guerre con la chiamata alle
armi anche dei ragazzi. Ogni evento tragico può anche condurre a un’evoluzione positiva delle
proprie capacità e risorse, determinando una trasformazione della propria visione nei confronti
dell’esistenza e del proprio modo di vivere, rendendo ogni persona più disponibile ad aiutare gli
altri e a ricevere aiuto. Questa capacità empatica è una reazione positiva e molto efficace che
permette a ognuno di ripensare la propria situazione di vita e quella della comunità della quale fa
parte.

Come valuta lo stato di salute della scuola in Italia in questo momento?

Frequentare la scuola, pubblica o privata che essa sia, per i bambini e i ragazzi non significa solo
garantire loro una forma di istruzione strutturata, ma anche favorirne il processo di socializzazione
che, come noto, è fondamentale per la trasmissione di valori, norme, atteggiamenti e comportamenti
condivisi dalla società alla quale appartengono. Nella scuola, in particolar modo, riteniamo
indispensabile il passaggio ad una visione prevalentemente educativa rispetto a quella di “matrice
clinica” che finora l’ha caratterizzata e che ha portato ad una organizzazione del sistema scuola
poco funzionale rispetto alle esigenze espresse dagli attori principali di tutto il processo scolastico.
Riteniamo, pertanto, necessario che ritorni al centro dell’attenzione e di tutti gli interventi questa
interrelazione significativa, caratterizzata da una responsabilità reciproca tra scuola, famiglia ed
agenzie informali del territorio indispensabile per costruire una scuola più moderna nell’unità
dell’atto educativo. Ciò evidenzia come il sistema di istruzione e formazione sia chiamato,
soprattutto in questo difficile momento e in particolare in alcuni contesti, a svolgere una complessa
attività di formazione sia di giovani che di adulti e per questo motivo debba essere sostenuto a
sviluppare una più efficace funzione sociale.

La pedagogia che cosa dice cosa dice?

Nei momenti di incertezza, come quello in cui viviamo attualmente, l’intervento pedagogico
favorisce la riflessione attenta su ciò che sta accadendo e sulle trasformazioni in atto, per renderci
più consapevoli e spingerci a ricercare soluzioni nuove nei diversi contesti sociali, nella scuola,
nell’extrascuola, nella famiglia. Agendo su questi aspetti ne scaturisce una rinnovata idea di
educazione, che mira alla ricostruzione dei rapporti sociali e delle relazioni, perché proprio nei
momenti come quello attuale, molti dei paradigmi fino ad ora assunti mostrano i loro limiti,
l’educazione viene chiamata in causa per accompagnare globalmente la persona nella gestione delle
proprie insicurezze, aiutandola ad affrontarle in modo personale e facendola partecipare a una
rinnovata e concreta cittadinanza. La pedagogia quindi, può aiutarci a realizzare un progetto collettivo nuovo, orientato al futuro della società, perché educare nel tempo della problematicità non significa aumentare il senso di sicurezza, bensì far emergere a livello cosciente le resistenze alla
necessità di evoluzione e aiutare a decidere se veramente si vuol affrontare il difficile compito di
imparare a cambiare.

L’Anpe sta predisponendo itinerari particolari?

In questa situazione di emergenza sanitaria è indispensabile dedicare ancor più attenzione alle
famiglie; la chiusura delle scuole, le misure urgenti di contenimento e le limitazioni attuate dal
Governo determinano certamente disagi malessere per le famiglie e per i ragazzi che si vanno a
sommare con problematiche già esistenti: separazioni, divorzi, comportamenti problematici nei
figli, violenza, dipendenze ecc… I pedagogisti dell’ANPE si sono dimostrati disponibili e operativi
nel garantire un servizio di consulenza al fine di offrire sostegno a distanza a famiglie e ragazzi,
utilizzando le opportunità offerte dagli strumenti digitali come WhatApp, Skype, chiamate
telefoniche e/o App come Zoom. Il servizio di consulenza pedagogica, attivato nel periodo di
lockdown della scorsa primavera e mantenuto attivo ancora adesso, è offerto gratuitamente nel
rispetto delle normative sulla privacy tramite il sito www.anpe.it . Inoltre stiamo curando la
formazione continua dei soci attraverso webinar sui diversi settori di intervento del pedagogista.

Vi siete confrontati, voi pedagogisti, con il Ministero dell’Istruzione?

Con il Ministero dell’Istruzione ci siamo interfacciati e a fine agosto ne è scaturito un protocollo
d’intesa che impegna le parti, nell’ambito dei rispettivi fini istituzionali, nella piena osservanza dei
propri ruoli e dei principi e delle scelte di autonomia delle singole istituzioni scolastiche in tema di
Piano dell’offerta formativa, a ricercare e sperimentare modalità di raccordo e di interazione, anche
al fine di intervenire nelle situazioni di emergenza o di particolare povertà educativa. Si tratta di
mettere in essere interventi non di ordine clinico o sanitario ma prettamente pedagogici ed educativi
che dovrebbero essere alla base delle stesse finalità della scuola

Da questa pandemia scaturirà una scuola diversa?

Crediamo sia importante acquisire maggiore consapevolezza che ci troviamo di fronte – non solo a
causa dell’emergenza sanitaria in atto ma soprattutto per gli effetti prodotti da essa – ad un processo
di profonda innovazione del nostro sistema d’istruzione e formazione che si sviluppa su due
versanti: i processi di insegnamento/apprendimento che necessitano di nuove metodiche didattiche
con riferimento al potenziale di educabilità dei singoli alunni, ed i processi educativi per
l’acquisizione di nuove forme di civile convivenza e, quindi, la promozione di nuove identità
personali e sociali nell’ottica della corresponsabilità educativa con le famiglie e le altre istituzioni
del territorio. Questa interrelazione deve essere connotata da una mentalità di servizio pedagogico
scolastico, coerente con la natura dell’intervento pedagogico che si pone come obiettivo quello di
essere un orientamento adeguato e competente nel rispetto della dignità – intesa come autonomia – e
libertà – intesa come giustizia e responsabilità – della stessa persona umana.

"In media stat virtus": è il sistema integrato, in presenza e a distanza

Commenti [01]

  1. Corvo
    25/11/2020

    “Scuola, Azzolina vuole il rientro il 9 dicembre. Il Pd frena, ma si spacca
    La ministra spinge per il ritorno in classe con la dad al 50 per cento. Sponda con il premier e il Cts
    Zingaretti: “Decide la scienza”. Franceschini sulla linea del rigore. Intanto i senatori della maggioranza scrivono al governo e le deputate dem fanno asse con la ministra grillina”
    Ma siamo sempre al livello di organizzazione e non dei contenuti.

    Rispondi

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Roberto Grigoletto

Sono un sessantottino, di nascita. Ho compiuto studi umanistici e mi sono laureato in Filosofia e in Pedagogia. Abilitato all’insegnamento e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Veneto dal 1991, scrivo per i giornali da quando avevo 20 anni. Ho lavorato alla radio (TrevisoAlfa) e redattore nel settimanale diocesano per due anni, prima del concorso per insegnante nel 2000, quando sono entrato nella scuola. Ho continuato ad occuparmi di giornalismo, dirigendo alcune testate di Comuni e associazioni. Poi l’impegno politico e nell’Amministrazione della città di Treviso. Ora sono tornato a dedicarmi al primo amore: il giornalismo.

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