Libia: guerra e pace
Libia!
Non è una parolaccia (scusate l'apostrofo tra i meridiani). La Libia è uno stato. E a quanto pare – dagli ultimi tamtam della Farnesina (leggi: Ministero degli Interni, che si muove quando gli esterni fanno i capricci) – è una minaccia.
Da quanto si legge/sente/intuisce lo stato maghrebino è nel caos. E pare che dalla Libia si avvicini a noi la minaccia dell'Isis, cioè del terrorismo/terremoto para-islamico.
Un'ora fa (mentre scrivo sono quasi le quattro di un tranquillo pomeriggio di fine carnevale) l'ambasciata italiana a Tripoli ha chiuso i battenti.
Insomma: lì, in Libia, c'è il caos, e gli italiani rischiano di fare la fine delle mosche sotto la paletta del Califfo.
Non mi occuperei di faccende che non conosco (quasi per nulla), se non che – leggendo le ultime news – mi sono tornati in mente Gheddafi e Berlusconi. e le 500 hostess che Gheddaffi aveva incontrato in Italia (pure quando, nel 2009, era stato alla Sapienza) dicendo loro che che avrebbero dovuto convertirsi all'Islam, o qualcosa di simile.
Insomma (scusate tutti questi "insomma"), mi è risalito alla memoria il Trattato di Bengasi, stipulato nel 2008 (sei,sette anni fa) dall'allora (il parlamento ce ne ri-scampi) premier SilvioBerlusconiTuttaUnaParola e il suo alleato/amico Gheddafi (all'incontro erano presenti "le massime istituzioni italiane", tra cui Napolitano).
Nel trattato di Bengasi, Berlusconi aveva firmato un patto d'amicizia con la Libia secondo il quale l'Italia avrebbe consegnato, in tot rate (chi ha tempo faccia una ricerca dettagliata), circa 5 miliardi di dollari per pagare il "debito coloniale" che l'Italia aveva con la Libia.
Insomma (erridaje) papi Berlusconi si impegnava a compensare il paese con i soldi pubblici per l'occupazione militare avvenuta in Libia durante il Fascismo e a "giovare all'econonomia italiana mediante fondi sovrani libici nel settore bancario", mentre la Libia si impegnava a controllare l'esodo dalle coste dei profughi.
Prima del patto d'amicizia di cui s'è detto (bello firmare un'amicizia, a patto che uno dei due risarcisca l'altro, eccetera), la Libia il 7 ottobre di ogni anno celebrava il "Giorno della Vendetta" con l'Italia, e quindi – ve le ricordate? – le dichiarazioni sorridenti-denti di Berlusconi avevano una loro ragion d'essere. Tutto era finito a tarallucci e hostess. Tutto era a posto.
Gheddafi poi è morto e Berlusconi è andato in casa di riposo, e ora? Mah, ora la Libia minaccia l'Italia "crociata" e il ministro Gentiloni dice "andiamo alle armi".
La domanda è: se mandiamo i soldati in Libia, i soldi che arrivano lì grazie al trattato di Bengasi continuano a fluire? E perché papiBerlusconi si è preoccupato di saldare il debito con la Libia per un crimine di guerra e non si è preoccupato, come Tzipras, di saldare un credito con la Germania per lo stesso motivo?
Insomma: è tutto poco comprensibile. Noi cinque miliari di dollari non riusciamo nemmeno a visualizzarli. Le uniche cifre che conosciamo a memoria sono quelle del nostro cellulare. Le uniche parole che ci dicono qualcosa sono "guerra" e "pace".
E la prima – debiti o crediti ma chi se ne frega – non vorremmo esistesse neppure come lemma.