Del Piero e la cittadinanza
C'è troppa carne al fuoco.
Metafora iperproteica per dire che ci sono troppe notizie su cui sproloquiare.
Del resto – lo avete intuito, no? – l'eloquio-sproloquio è l'attività fitness più gettonata sui media. Sui mezzi di comunicazione si parla di tutto, a qualunque ora del giorno. Come se la chiacchiera, più che la parola, fosse il vero carburante della vita (che s-corre).
Tra la carne che brucia sopra i tizzoni bollenti c'è la "sproporzione".
Le ultime statistiche ci dicono che dal 2008 a oggi il gap tra ricchi e poveri in Italia si è amplificato. Se nel 2008, 18 milioni di persone in Italia avevano un reddito (comprensivo di denaro e beni immobili) pari a 114 miliardi di euro e che 10 persone – nello stesso anno – dichiaravano un reddito complessivo pari a 58 miliardi, cioè la metà di quello dei 18 milioni di persone di cui sopra, oggi le cose sono cambiate.
La crisi, la recessione, ha limato il potere d'acquisto del ceto medio basso, e ha innalzato il potere d'acquisto dei ricchissimi. Il che ha provocato un bilanciamento: oggi 18 milioni di persone in Italia possiedono lo stesso reddito delle 10 persone più ricche (tra queste ci sono Del Vecchio, Caltagirone, Berlusconi…).
La notizia vi lascia indifferenti?
E' un bene: la non-reazione è indispensabile per proseguire.
In un clima economico che snobba la categoria del "temperato" è bene sapere che tutto può succedere.
Può succedere che Napolitano, in età da pensione, dica "Voglio tornare a casa"; che il papa Francesco dica "Proliferate, ma non come conigli" (James ha drizzato le orecchie e ha drizzato il pisello); che Salvini diventi l'ospite d'onore di tutte le trasmissioni meringa (un po' come se fossse una ciliegina pelosa sulla torta); che Obama assicuri che gli Usa sono fuori dal guado della recessione; che Torino neghi la cittadinanza a Del Piero.
E quest'ultima notizia è quella che forse lascia il groppo.
Perché Alex Del Piero, campione juventino, magari ci tenva a essere cittadino onorario di Torino. Ma poiché la sua candidatura è stata presentata dalla Lega, il comune ha detto no. Ha detto che era una faccenda politica e che, per quanto campione lui fosse, la mole Antonelliana aveva tutto il diritto di snobbarlo.
Ora: io sono sicura che a Del Piero, nato a San Vendemiano, non gliene frega una mazza di essere anche torinese, ma la faccenda della cittadinza negata ha già fatto il giro delle testate.
Boink!
Il no del consiglio comunale comunale è stato una scornata. E se io fossi De Piero (ma io non so distinguere un pallone da calcio da una palla da bowling) me la prenderei a morte. Farei un casino bestiale. E non per il fatto che mi è stata negata la cittadinanza torinese, ma perché la cittadinanza – in quanto tale – è una tale pletora di ipocrisia che solo a discuterne mi verrebbero i bubboni ai bicipiti.
Del Piero dovrebbe, a questo punto, farsi portavoce di una voce collettiva. Anziché essere il testimonial strapagato (presumo) di una stupida acqua minerale dovrebbe dichiarare che la cittadinanza non ha motivo né luogo per essere votata. Che nel momento in cui un essere umano ha la sorte di abitare il pianeta Terra, ha acquisito una cittadinanza del vivere che lo pone sopra le categorie nichilistiche del non essere. Qui o lì. A Torino o a San Vendemiano.
Quindi, cane sbruciacchiata o non carne, io aspetto che Del Piero reagisca.
Non con una pallonata, ma con una dichiarazione.
Se proprio non sa che parole usare, potrebbe prenderle da questo post. Sono gratis. Cioè costano meno dell'acqua minerale.