Happy Benetton to you
D'accordo: c'è un'ipotesi di guerra in Crimea.
Ci sono i carriarmatissimi schierati al confine dell'Ucraina e un allarmatissimo Obama, dall'altra parte dell'oceano, che dice in uno slang nostrano "Putin, sta bon".
D'accordo (letti i giornali di oggi? e quelli di ieri?) in Italia c'è un tasso di disoccupazione giovanile da primato (negativo, ovviamente). E c'è una fascia sempre più ampia di persone povere. Povere sul serio.
D'accordo: c'è anche una fascia di persone sempre più ricche, e questo – in effetti – dovrebbe bilanciare la nostra equivoca percezione del mondo.
Poi siamo pure d'accordo sul fatto che è – come dire? – demagogico paragonare i grandi problemi alle piccole vicende quotidiane. E' da grulli, come direbbe la mia cugina senese.
Eppure, a costo di fare la grulla, stamattina non sono riuscita a scorrere senza una smorfia-rugosa-perplessa il Gazzettino. A sorvolare indenne le notizie drammatiche e ad accostarle alle amene informazioni (tre pagine di Primo Piano) che riportavano i dettagli sulla festa dei 50 anni di Alessandro Benetton.
A quanto pare, mentre il mondo va a rotoli (Galileo aveva individuato solo due dei movimenti del pianeta: il terzo è troppo evidente per essere osservato col telescopio), c'è chi decide di far festa. Ma non una festa qualunquemente. Una festa di quelle che arrivano i vip.
Una festa di quelle che vanno avanti tutta la notte fino all'alba.
Una festa di quelle che il comune dà lo spazio per allestire un lunapark e emette un'ordinanza di divieto di sosta qua e là e fa qualche tatuaggio momentaneo alla viabilità.
Una festa di quelle che si sa che gli invitati hanno mangiato il sushi. E che c'era pure la Simona e il Briatore e Yuri (quello degli anelli) e Fiorello in collegamento.
Una festa che Treviso non parla d'altro.
Perché, anche se qualche giorno fa nel capoluogo trevigiano è arrivato Renzi vestito da Presidente del Consiglio (non è una maschera di Carnevale) e i forconi gli hanno detto assassino eccetera (senza pigliarsi manco una querela), niente fa più notizia del fatto che Alessandro Benetton compie gli anni e che a Villa de Reali di Dosson sono arrivati Tutti Quelli che Contano (300 persone).
Il Gazzettino – sulla barricata/barrique del compleanno del rampollone Benetton – è in prima linea: ci dice chi come cosa quando. Intervista il festeggiato che ci spiega di aver scelto Debora (con l'h?) anziché le modelle. Il quotidiano intervista pure un insegnante di Alessandro-studente-al-Pio X, che racconta com'era dietro al banco lo scolaro la cui vita era appesa a un filo.
D'acordo che quel filo era collegato a un telaio che era collegato a un altro telaio che era collegato a un altro telaio (…in provincia di Treviso, tutti hanno almeno un parente emigrato e un amico/parente che ha lavorato per Benetton), ma è proprio indispensabile scrivere l'agiografia dei Benetton?
No so: probabilmente sono davvero grulla.
Dovrei fare gli auguri ad Alessandro Benetton e magari i complimenti per aver chiesto ai suoi ospiti di non fargli nessun regalo ma di devolvere eventuali offerte all'associazione malati terminali di Treviso. Ma due cose mi trattengono.
La prima è che Alessandro Benetton se ne fa un baffo dei miei auguri.
La seconda è che nessuno mi toglie dalla testa che uno coi suoi mezzi e il suo cognomelogo, anziché organizzare (o farsi organizzare) una festa di compleanno come i boce, arrivato alla sana età di mezzo secolo non scontato avrebbe potuto rinunciare alla torta, alla Simona, al Briatore, a tre pagine di "l'evento mondano" e fare del bene(tton) a un sacco di gente (senza nessun clamore).
Ma queste sono solo le united opinions of daros.