Fame e forconi
Allora. Secondo Save the Children un minore su 10 nella fascia d'età 0-18, oggi, in Italia, è povero.
Povero non perché non abbia i soldi per andare al cinema o per avere un giocattolo nuovo da Babbo Natale. Povero perché non ha da mangiare. O si alimenta male. Povero perché la mamma o il papà pur di riempirgli la pancia, coi pochi soldi a disposizione, gli possono procurare solo cibo scadente, come le merendine piene di grassi idrogenati che costano un decimo del pane fresco.
Lo scorso anno il problema esisteva, ma i bambini/adolescenti molto poveri erano la metà. In un anno sono diventati il doppio.
In un anno (o meglio: negli ultimi anni) sono però raddoppiati di numero i bambini/adolescenti ricchissimi: quelli che a Natale si possono far regalare l'ennesimo giocattolo che degneranno solo di uno sguardo "perché ce l'ho già", quelli che hanno solo vestiti griffati, giubbotti griffati, strilli griffati e che quando vanno a scuola figuriamoci se prendono l'autobus, perché hanno la mamma col Suv o l'autista con la Jaguar ad accompagnarli. Quelli che si possono permettere tutti i corsi possibili, e non importa se la scuola è quella che è. Quelli che possono andare alla Staineriana, che tanto non costa mica tanto.
Le cifre sulla povertà e la ricchezza in Italia ci dicono che se la povertà si allarga, la ricchezza s'impenna, restando ovviamente dentro un piccolo spicchio di popolazione.
E allora?
Allora, pensavo che il problema non è sfamare chi ha fame, ma cercare di equilibrare le risorse. E a dirlo, per primo, due giorni fa è stato papa Francesco. Ha detto che cibo ce n'è per tutti. Basta volerlo distribuire equamente.
Perché la fame, la povertà è (anche) un fattore pesante di destabilizzazione sociale. E bisognerebbe dirlo ai Forconi che, per creare il caos, non serve avere la testa vuota. Basta la pancia.