L’Electrolux e l’eco-nomia
Chi si ricorda il significato etimologico di eco, cioè del prefisso di economia?
Perché se uno l'ha scordato, dovrebbe ripassarlo un po'.
Perché parlando della chiusura dell'Electrolux (di Susegana, di Porcia) e delle ragioni dell'economia, non fa male (più male di così non fa) tornare alle origini.
Questo (anche) per dire che io mi ricordo una conferenza stampa tenutasi all'Electrolux di Susegana, tre/quattro/cinque anni fa.
Era stata fissata nella settimana prima delle ferie estive, e quindi si era probabilmente in luglio. All'interno dei cancelli dell'azienda – complice tutto quell'asfalto che circonda gli stabilimenti, complice il cemento degli stabilimenti – faceva un caldo boia. Si boccheggiava. Si sudava anche se non si stava lavorando: anche se noi giornalisti eravamo lì praticamente in visita.
Nella sala stampa, però, c'era il condizionatore (sparato al massimo) e quindi era persino gradevole ascoltare quello che i vertici dell'Electrolux dicevano: qualcosa tipo che stavano abbracciando l'idea dell'energia pulita e rinnovabile, della green economy. Ricordo che, nella cartellina stampa fornita ai giornalisti, c'era un libro (dove l'avrò messo?) che parlava di pianeta, di cura del pianeta, di tecnologia etica e comunque rispettosa della Terra. Ricordo (ma scusate, le info sfilacciate) che quel libricino, edito o curato da Electrolux, secondo le intenzioni dell'azienda avrebbe dovuto essere il primo di una collana che strizzava l'occhio al pianeta, pur tenendo conto che gli abitanti del pianeta avevano bisogno di frigoriferi, forni, condizionatori e di tutta questa roba qui.
Ricordo che, dopo la conferenza (con brindisino finale, ovvio) qualcuno ha proposto di visitare gli stabilimenti e che io, dopo essermi affacciata alla bocca spalancata di uno di questi, aver intravisto la catena di montaggio (ops: la linea di produzione) sulla quale sollevando appena lo sguardo smanettavano e sudavano Quelli col toni (gli operai, cioè), ho pensato che no, non era il caso che andassi a in gita guidata tra i torni eccetera, non era il caso che andassi a rompere le palle.
Ma quello sguardo mi è bastato per intravedere che Tanti di Quelli col toni (gli operai, cioè) avevano la pelle scura: erano senegalesi, per lo più, o marocchini, o tunisini. O non so di quale nazionalità.
Quegli operai li ho visti anche ieri sfilare sulla Pontebbana. Insieme agli altri: a quelli di casa nostra, a quelli con la pelle chiara e un paese d'origine che può essere Colfrancui, San Pietro di Feletto, Fontanellette, Codognè…
E (adesso rischio di essere linciata) ho pensato che questa Brutta Bruttissima Pessima faccenda dell'Electrolux che chiuderà probabilmente sia a Susegana che a Porcia, metterà in crisi, cioè butterà su una strada, tanti operai, ma che Quelli che staranno peggio nel peggio saranno proprio Quelli con un'altra pelle, Quelli che venti, dieci anni fa hanno lasciato la loro lontanissima terra d'origine per venire qui, nella Terra promessa del Benessere. Quelli che magari hanno acceso un mutuo per comprarsi una casa e non pagare quell'affitto esorbitante, Quelli che in casa lavora(va) solo il marito/padre ed è (era) già tanto. Quelli che hanno avuto figli qui e li hanno tirati su senza le mamme e le suocere e i fratelli che gli potevano dare una mano. Quelli che si sono sradicati e che adesso rischiano di non avere radici né qui, né dove le avevano tanto tempo fa. Quelli che nemmeno sono tanto responsabili della situazione, perché non avendo la cittadinanza, non hanno nemmeno votato il governo che ha fatto le leggi che al mercato mio padre comprò.
Perché, parlando di economia (con quel prefisso così bello in senso etimologico), ho letto che anche il vescovo Pizziolo ha bacchettato Electrolux dicendole qualcosa tipo che non può sputare nel piatto dove ha mangiato, che deve essere riconoscente al territorio che l'ha fatta crescere.
Perché pure Zaia ha detto che lui e la Debora (l'ha proprio chiamata per nome) sono d'accordo che non può finre così, anche se qui lo scudo fiscale è del 64 e rotti per cento, mentre in Europa è in media del 46 e rotti per cento (Zaia è abilissimo – e un po' estenuante- nell'alternare poche parole a tanti numeri e cifre che a volte sono più eloquenti delle sillabe).
Perché – parlando di economia (ma non in senso letterale) – si capisce perché questa multinazionale che viene dal freddo debba fare i suoi conti in tasca a se stessa.
Perché le ragioni dell'economia – diciamocelo – non sono green, non sono etiche, non sono religiose (caro monsignor Pizziolo), non sono sindacabili.