Piatti sporchi e pari opportunità
Forse è tutta una questione di suffissi. O desinenze.
Forse è la lingua (scritta, parlata, parlata a sproposito) che ha demarcato il confine tra maschio e femmina. Tra lavori maschili e femminili.
La parola "casa" ad esempio è femminile e quindi per una sorta di strascico lessicale/strumentale è – da sempre – l'ambito privilegiato dell'occupazione femminile. La "casa" è il regno della donna, ma anche la condizione (nome femminile) della sua schiavitù/servitù (nome femminile).
Parole come lavatrice, lavastoglie, aspirapolvere, scopa…non possono essere equivocate sul genere: sono femminili; appartengono alla donna.
E probabilmente è per questo che spettano a me.
Voglio dire: io, a casa, faccio la lavatrice, la lavastoviglie, le pulizie in generale. Sono donna e queste cose (trovatemi una vicina ficcanaso che non lo confermerebbe) spettano a me.
Poi fa niente se, oltre a lavorare alla casa, io faccio altri lavori, che mi tengono occupata per otto/dieci ore. La casa è il mio regno e io la devo governare. Meglio: rigovernare (nel senso di metterla un po' in ordine).
E fa niente se accessori domestici come il Ferro da Stiro, il Piatto da Lavare, il Cestino delle Scoazze da svuotare – in una grammatica che ha le sue regole, ma anche le sue eccezioni – siano maschili. In questa osannata tensione verso le pari opportunità è giusto che anche questi strumenti così masculi a livello linguistico possano essere utilizzati dalla donna.
Insomma: il ferro da stiro, sarà pure maschile nel suffisso, ma – per gentile concessione – è possibile, probabile, indispensabile, tassativo che lo usi anche la donna. Del resto, non è lei che chiede di essere equiparata al poco gentil sesso? Si prenda le sue responsabilità: stiri.
Anche l'acquaio (o il secchiaio, come impropriamente noi veneti lo chiamiamo) è di genere maschile. A dirla tutta, è anche del genere "sporco-zozzo" il più delle volte. Eppure si è mai visto un maschio fare tutt'uno col secchiaio?
Per la donna la postura-lavello è un classico (che passa inosservato). Per l'uomo è un dettaglio, che potrebbe pure essere guardato con sospetto: "Un maschio che fa i piatti? uhm! chissà che c'è sotto".
A farla lunga (non chiedetemi se l'oggetto della frase sia la polemica o la coperta di Penelope) all'interno di quella monarchia che è la casa (e di cui – si è già detto – la donna è la regina indiscussa) ci sono pure espressioni senza sesso. Tipo: stendere la biancheria lavata è femminile, maschile o neutro? fare la spesa? cucinare? sistemare armadi e cassetti? chiamare l'idraulico? cambiare la lampadina? sono attività da maschio o da femmina?
Ecco: io credo che anziché tentare di fare delle leggi-cerotto sulle pari opportunità; anziché parlare della questione come se fosse qualcosa di siderale (appunto per i maschi: vuol dire "lontana anni luce dalle faccende concrete"), io credo che bisognerebbe chiarire, con un lungo elenco dettagliato, cosa spetta al maschio e cosa alla femmina dentro il perimetro domestico.
Qualche esempio?
Raccogliere le cacche del coniglio: donna.
Accendere la tivù e stravaccarsi sul divano: uomo.
Telefonare alla mamma e/o alla suocera per chiedere se va tutto bene: donna.
Scoreggiare durante il monologo di Berlusconi a telecamere spiegate: uomo (la donna, in genere, è appena andata a fare pipì).
Sgomberare l'acquaio da decine di piatti/pentole/coperchi/bicchieri/tazze incrostate: uomo. Decisamente uomo.
Bene. In attesa che le Pari Opportunità, come le Parche o il genio di Aladino, escano dal mocio Vileda, io attuo lo sciopero del Secchiaio.
E l'asse da stiro (che mi aspetta trepidante e accaldato come un innamorato) è d'accordo.