Non mangio più!
– Qual è il suo segreto?
Ieri sono stata nella bellissima libreria Baobab di Porcia (Pn) a parlare dei miei libri a dei ragazzi. Mi sono seduta un paio d’ore su una poltrona ed è stata l’occasione per rilassarmi un po’. Ho accavallato le gambe, mi sono messa proprio comoda e ho chiacchierato con una nuvola primaverile di bambini. Sono anche stata intervistata da un gruppo di ragazzi. E la prima domanda che i giornalisti-in-fiore mi hanno fatto è stata:
– Lei è insegnante, mamma, giornalista, scrittrice. Come fa a fare tante cose? qual è il suo segreto?
Ho risposto che non lo sapevo. Che forse non avevo un segreto, ma dentro di me, oltre all’inevitabile stanchezza, avevo (ancora) tanta passione, tanto amore verso tutto quello che facevo.
Ho risposto con sincerità, come sempre.
Poi sono corsa a casa, sono stata da un’amica che compiva gli anni e poi ho cercato di dormire. E sopratutto di scacciare quel mal di testa che non mi lascia quasi mai.
Questa mattina, verso le sei, dopo aver preso due dosi massicce di analgesico, mi sono alzata. Il mal di testa era lì, dentro la mia testa, ma io dovevo scrivere un articolo, correggere 24 compiti, andare a scuola, preparare il pranzo, stendere la biancheria, fare la lavastoviglie, scaricare le mail, dare un’occhiata al resto del mondo scorrendo velocemente le notizie su internet, salutare mamma e chiederle come va?, correre in redazione, comprare frutta e verdura e, ah sì!, il latte e i biscotti ma-non-quelli secchi-che-fanno-schifo-mamma.
A casa ho controllato che Umby facesse i compiti. Li stava facendo, lentamente come sempre, con penne, matite, squadre, righelli, pastelli e un rotolo di carta igienica (gli è tornato il raffreddore: "Come faccio a farmi passare il raffreddore?" Risposta: "prendi un’aspirina e copriti di più". Ri-risposta: "L’aspirina non serve e io ho caldo"). Ho anche tentato un dialogo con mia figlia, che ha il perenne mal di pancia, la nausea, la febbricola.
Ora, dopo aver fatto esami, corsette al pronto soccorso accompagnata da mamma, ha deciso di non mangiare più.
Si è messa in testa che se le fa male la pancia, la pancia deve restare vuota. E si è limitata a guardare schifata le foglioline di spinaci che avevo sottratto fresche fresche dall’orto del nonno apposta per lei, la ricottina fresca, la macedonia coloratissima che avevo preparato.
Impermeabile a ogni invito, preghierina, lusinga, dolce-minaccia, mia figlia ha ripetuto che una persona può stare a digiuno per giorni, tranquillamente.
Sospiro.
Di fronte a questi piccoli (perché magari sono piccoli, lo so) ostacoli alla marcetta quotdiana la mia stanchezza si è fatta palpabile. Tanto che i colleghi oggi mi hanno detto che faccio troppe cose, che dovrei potare qualche ramo, smetterla magari di scrivere storie. Smetterla di incontrare i bambini, di accavallare le gambe sulla poltrona di una libreria per sentirsi chiedere "Qual è il suo segreto?"