Santo San Remo
Dovrei essere incazzata (che non è la migliore condizione per scrivere), ma siccome mi è appena "scoppiato" un raffeddore, sono incazzata col naso chiuso. Della serie: non faccio paura a una pulce.
Dovrei essere incazzata – scrivevo – perché da alcuni giorni sono tormentata dai santi. Non dai santi che hanno speso vita e opere per dare un senso alla loro vita e alla nostra, no. Non dai santi dell’agiografia, dell’esegesi, dell’ermeneutica…di tutte quelle materie con cui molto superficialmente sono entrata in contatto. Io sono incazzata perché i santi, che da qualche giorno mi tormentano, di santo non hanno nemmeno lo scontrino fiscale.
Mi spiego. O tento di.
Il 14 febbraio si è festeggiato San Valentino. Un santo di cui nessuno sa nulla (anche se ci sono un sacco di cappelle e chiese – vedi Cozzuolo a Vittorio Veneto – a lui intitolate). Per qualche motivo che mi sfugge – e che non ho nemmeno indagato su Wikipedia – San Valentino è il protettore dei baci Perugina, e dei peluches e dei cuscini a forma di cuore. Il giorno di San Valentino, lo scontrino è sempre coniugato su un accessorio inutile: Portachiave a forma di stella cadente, 5 euro. A dirla tutta – santo a parte, chè dubito lui ne abbia colpa – questa festa mi sta sulle scatole né più né meno che le bollette di Equitalia.
Il fatto è che realizzavo (considerazioni serali, pre-oniriche) che i santi che in questi giorni ci ossessionano (ripeto: loro malgardo, probabilmente) hanno a che fare con tutt’altro che un’aspirazione ascetica.
Prendete San Remo. Sì, d’accordo: più che un santo ci ricorda una località. Anzi: un palco, un oh-mio-dio festival. Ma San Remo in questi giorni ci prude come l’erpes. Io che manco mi sogno di accendere la tivù, anche solo scorrendo i media online o cartacei, questo San Remo me lo ritrovo tra i piedi e gli starnuti. E ha la faccia di Morandi o di Rocco Papaleo. O ancora: ha le mutandine invisibili e una farfalla che (chissà perché mi rammneta Papi) tatuata in zona vaginale. Che San Remo sia stato un trans?
Le mie considerazioni preoniriche, sull’onda delle banilità di cui sopra, mi suggerivano che la Chiesa (parlo dell’istituzione vagamente/economicamente presa di mira da Monti) dovrebbe ribellarsi di fronte a questo abuso del "logo". Com’è possibile che i santi che nominiamo di più e che riempiono il nostro ottuso orizzonte d’attualità coincidano con un orizzonte canterino-televisivo? Dove sta la sacralità? La Chiesa dovrebbe proprio alzare la voce: dire Cazzo! Così non va. O dire solo: Così non va, senza cazzo.
Sono proprio arrabbiata. ma col naso chiuso. Tappato. gocciolante. Se sapessi come aprire il televisore, se sapessi su canale si esibisce questo San Remo, smoccolerei in diretta.
Ma ho il sospetto che non farò nulla di eroico. O di stoico. O di santo. Prenderò un’aspirina (esiste sant’Aspirina?) e mi metterò sotto coperta. Sperando di non naufragare. Su un’sola che ha il nome di un fiore. O di uno scontrino fiscale-due-palle.