Vi è passato il Natale?
Allora: vi è passato il Natale?
A me è rimasta qualche linea di ciccia, concentrata sopratutto su pancia e fondoschiena. E un po’ di tosse glicemica (il pandoro andrebbe illegalizzato). Ma – tutto sommato – mi sento abbastamza in festa. Volevo dire: in forma.
Il fatto è che il Natale (anzi: ogni festa, domenica compresa) mi procura un po’ di ansia da sprestazione. Voglio dire: uno/a si alza all’alba quasi ogni giorno dell’anno, poi (spintarella o meno) comincia a correre qua e là. Wrruuummm! Ogni tanto prende una sponda, una stecca(ta) (pure sui denti) tanto che qualche volta pensa che se le va buca tanto meglio. E poi, improvvisamente (be’: non proprio improvvisamente), arriva la febbre del Natale con tutte le sue lucine ammaliatrici e quel coro di auguri che neanche le sirene. E allora, anche se si è fatto legare al palo perché non ha nessuna intenzione di seguire lusinghe e cotillon, a un certo punto quell’uno/quell’una sente che fare l’eroe/l’eroina non è da lui/lei e che le lusinghe hanno un’eco o una scia troppo spumeggianti per non naufragarcisi dentro.
Che sto scrivendo?
Ah! non lo so neppure io. Ve l’ho detto che sono ancora convaleincosciente. La riabilitazione al lavoro usato, al consueto romorio, richiede tempo. E poi tra due giorni è Capodanno. E il gioco ricomincia.