Il centro-città? Vedi alla voce: Benetton
Sono stata lontana dal blog perché, negli ultimi giorni, sono stata un po’ qua e un po’ là. In altre città. Dove non avevo cittadinanza, né tastiera.
Ma sono tornata. Si spera sempre di tornare quando ci si allontana, no?
La risposta è sì, ovvio.
Comunque, in queste peregrinazioni (italiane), ho avuto la conferma che non cercavo. Che non è (più) la chiesa, la piazza, il monumento a fare il cuore il di un luogo. A fare il cuore di un luogo (di una città, nella fattispecie) è il logo.
Per esempio: vado a Roma. Trotterellando sui sanpietrini della città aeterna col dittongo, a un certo punto mi trovo davanti, toh, la Fontana di Trevi. E mi viene in mente Marcello, Anita, Federico (i cognomi li posso omettere) e – in un accesso di spudorata, alllusiva fantasia cinesistenziale – penso che mi trovo anche dentro La dolce vita. Guardo la fontana, che mi pare un po’ meno grande (è vero o no?) di quella di Fellini; un po’ meno bella; un po’ meno poetica di come me la sono sempre figurata. Ma in fondo – penso – quella è proprio la Fontana di Trevi, quella pozza d’acqua pullulante di turisti è proprio il luogo mito di un sogno, di una proiezione di vita condivisa, anzi: di Dolce vita. Poi mi giro, volto le spalle alla fontana e scopro (ma forse lo sapevo già) che la Dolce vita è un dolcevita. Che di fronte alla Fontana di Trevi sta, in posa come su un set (ma solo pubblicitario), il negozio Benetton. E non posso non vedere che nelle vetrine dello store in cui stanno inchiodati i manichini la fontana si riflette parzialmente o diversamente. E tra il pettorale marmoreo di Oceano e il push-up Benetton non so chi fissare. E mi rendo conto che ho solo due/tre secondi di eterno divenire per decidere. Per decidere dove guardare e un po’ anche dove andare.