Che ne facciamo delle poltrone della Camera?
toc toc!
C’è ancora qualcuno?
No, lo chiedo perché mi rendo conto che il mio blog (AL QUALE TENGO, SIA CHIARO) ultimamente è come la coincidenza a Mestre col treno per Udine: la perdi sempre per strada… Ma magari c’è ancora qualcuno che l’aspetta. Parlo del mio blog, non del treno.
Comunque se c’è qualcuno che vuole farmi entrare, io sono (ancora) qua.
Sfogliando foto e notizie negli ultimi due giorni ho fatto una profonda considerazione: abbiamo un governo mitico. Un governo che ha promesso di dimezzare il numero di parlamentari e l’ha fatto così, senza tanti step legislativi, senza tanti incartamenti burocratici, senza tante storie. L’ha fatto quasi magicamente, in tempo record.
Due giorni fa, quando Papi teneva una specie di discorso alla Camera, i sedili imbottiti della Camera erano mezzi vuoti. I parlamentari erano la metà: 316 se non sbaglio. Proprio quelli che si voleva ci fossero. E quindi. Quindi bisogna dare atto a questo governo che una delle riforme ventilate l’ha concretizzata. La Camera ora ha 316 membri seduti, pronti a dire sì. Le altre poltrone sono vuote. Ora però sorge un problema. C’è da chiedersi che farne di tutte quelle poltrone senza padroncino, senza parlamentare. Ovvio che prima dovremmo esaminarle un po’, verificare che il cuoio sia in buono stato, che le borchie reggano, che il telaio di noce non sia tutto tarlato. Ma una volta fatta la stima potremmo vendere le poltrone al mercatino di Porta Portese (per rispettare quella cosa dei chilometri zero) o al mercatino dell’artigianato di Ceneda o di Serravalle, o di Godega.
Insomma: c’è un affare che ci aspetta e ce lo lasciamo scappare? Dico: voi non la comprereste una poltrona della Camera? Io sì. Io la metterei vicino alla stufa a pellet e al cavalluccio Rody. La terrei lì, per farne usi diversi. Non necessariamente quello di poggiarvi il culo. La poltrona della Camera in disuso la userei per sistemarvi calzini, braghe del pigiama, sacchetti del pane, pennarelli, zanzare spiaccicate, biglietti da visita che non mi servono, cartoline, vecchie foto, asciugamani umidi, spazzole e peli. Sopratutto peli, tutti quelli che non ho sulla lingua.