Ballottaggio
Sono andata a comperarmi un paio di braghe blu.
Alle 15.05 ho detto a me stessa: se Pisapia e De Magistris vincono al ballottaggio vado a comprarmi un paio di braghe blu.
Non so perché blu. E’ un colore che mi piace. Insieme al giallo, mi piace il blu.
Ho detto a me stessa che se al ballottaggio ci fosse stato un cambio di staffetta, io pure avrei fatto un cambio di guardaroba. Non che avessi bisogno di braghe, braghe blu nella fattispecie, ma sono convinta che il nostro piccolo mondo antiquato avesse bisogno di un cambio. Di guardaroba, appunto.
E c’è stato. La collezione autunno/inverno di Papi è inciampata dentro il segreto del camerino. Si è incastrata dentro la cerniera dele balle, degli scandali, di tutte quelle situazioni che neanche un film horror. E la maggioranza degli elettori ha fatto zapping. Ha scelto altro. Un nuovo nome, un nuovo corso. Un altro paio di maniche.
Le mie nuove braghe blu sono una specie di scommessa. Sono anonime braghe cinque tasche, taglia 40. Niente di che. Ma chissà se le indosserò tanto da ammortizzarne il costo (30 euro?). La cosa m’interessa fin là. Quello che m’interessa è vedere se il nuovo abito politico scelto dagli elettori farà la sua figura.
Pisapia o De Magistris non sono un abito da cerimonia. Non sono un accessorio. Sono personaggi-tendenza. Stili di vita politica. Chiaro che si dovranno muovere su una passerella piena di scoazze e intrallazzi e sgambetti e echi di sirene, ma si spera che – come Eto – riescano a dribblare un po’ tutto e arrivare a una tappa che sia condivisa, buona per tutti, comoda e senza tempo, come una scarpa artigianale.
Che non deve essere per forza griffata. basta che si faccia risuolare quando avrà fatto un po’ di strada.