L’ultima volta che. Seconda parte.
Dunque. Dove eravamo rimasti? ah, sì! alle patate. Cioè, no. All’ultima volta che avete fatto sesso.
Ecco. Io non vorrei che qualcuno ora pensasse che non so discettare d’altro. Che finisco col parlare di sesso perché sono a corto di argomenti. Non è vero. Io possiedo moltissimi argomenti di discettazione. La paletnologia, la zoologia, l’ermeneutica, l’anatolistica e la semiotica sono discipline su cui potrei dilungarmi per righe e righe catturando il vostro interesse come la ragnatela l’insetto, il lombrico il salmone, il Lycia persona l’odore del corpo. Potrei incuriosirvi allo spasimo narcolettico indagando la struttura ipotattica delle Metamorfosi di Ovidio.
E se ri-parlo di sesso pure in questo post è solo perché devo finire il discorso. Arrivare all’epilogo.
Sì, perché l’amica che aveva rivelato a noi cimici pelose di essersi addormentata nel mezzo di un rapporto sessuale, dopo aver letto il mio post, ha confessato di "aver ripreso il treno". Di essersi data da fare la sera dopo e aver "concluso" quello che aveva lasciato a metà.
Accennando al fatto di aver fatto l’amore come si deve, l’amica aveva un’aria soddisfatta, leggermente sbarazzina e vagamente distante. Aveva l’aria di dire Guarda che io non sono quella dell’amore interruptus, sono quella più furba. Quella che tra primo e secondo tempo ci mette la pausa sonnellino, la suspance-cocktail con le amiche cimici pelose, la ricreazione. E poi riposata, serena e motivata si gode lo sviluppo della…trama, il lieto fine e persino i titoli di coda. O sì, insomma, come vuoi chiamarla.