Il contapassi
Ieri sera, al Multisala Verdi, in sala Tre, prima della proiezione di E’ complicato, io e Francesca stavamo rovesciandoci addosso i problemi della settimana. In modo confuso, ovvio. In modo impellente: accavallando e accatastando tutto quanto ci era successo senza soluzione logica o di continuità.
Sedendoci sulle poltroncine-non-assegnate- ma là dove ci portava la visione migliore, io e Francesca ci siamo posizionate davanti a Silvia (Criscuoli, tanto per fare nomi) e alla sua amica.
Dal seggiolino retrostante ho avvertito Silvia che avrei potuto "arrecare un certo disturbo". Silvia (aplomb biondo, scialle- stola) si è girata appena verso di me. Mi ha squadrato con un’irriverenza troppo smanicata d’ironia per essere irriverenza e mi ha detto: Ma tu ce l’hai questo?
Poiché conosco Silvia e so della sua passione passione per l’arte, per il teatro, per la lettura, per la vita (anche piccola) (pensate che persona è Silvia!) mi sono detta: Ohmamma! che roba sarà?
Mi sono posta la domanda anche perché – qualche mio lettore lettore lo saprà – io sono abbastanza cieca da non vedere le cose nitidamente.
Ma tu ce l’hai questo?
Ho pulito gli occhiali. Rosa. E visto. Visto un’ i-Pod simile al mio.
Che ha di strano?, ho detto o pensato (ma Silvia legge nello sguardo)
E’ un contapassi! Io conto i passi che faccio quotidianamente. E se lo attivo, anche solo in casa, scopro che di passi ne faccio tanti. Qualcosa come oltremille al giorno.
Mentre la cifra-passi di Silvia lampeggiava in sala Tre, di fronte a non so che trailer, ho pensato che è bello, dai, che contiamo i passi di questa vita. E’ bello che contiamo i passi che facciamo, mentre qualcun altro altro conta i passi che gli altri fanno fanno per lui, a Piazza San Giovanni a Roma o chissà dove…
Ma a noi che importa? Noi contiamo i nostri passi. Dalla scrivania al frigorifero, dal divano al davanzale, dallo scaffale al guanciale dove finge di dormire nostro figlio.
Noi contiamo.