Villa Condulmer, Renato, la “gnocca” e i molluschi
Ieri sera sono stata a Villa Condulmer.
Per arrivarci, dall’A27, sono uscita a Mogliano e ho seguito, ma solo per cento metri, le indicazioni del mio navigatore satellitare che voleva a tutti i costi portarmi sotto uno dei viadotti in costruzione intorno al passante. Poiché sono più furba (e nervosa) del mio navigatore a un certo punto ho tentato di zittirlo. Niente. L’ho staccato dal supporto e l’ho messo sotto il sedile passeggero. Niente. Ha continuato a parlarmi pure da lì e a darmi una quantità di suggerimenti utili a portarmi non solo fuori strada, ma anche fuori di testa.
Alla fine comunque, grazie al mio formidabile senso dell’orientamento (appena aiutato dai segnali stradali), sono arrivata alla villa e lì ho fatto Uau. Anche a voce alta, probabilmente. Villa Condulmer è davvero bellissima e ieri sera (probabilmente di sera lo è sempre) era illuminata di luci rosse accese. Fiammeggiava.
Poiché era la serata inaugurale della villa, di fronte all’ingresso era stato sistemato un red carpet, una passerella rossa come quella dei festival del cinema. Ovviamente (non c’era ombra di George) avrei voluto disertarla, ma il receptionist che mi ha accolto mi ha detto che avrei dovuto camminare proprio lì sopra. Flash di fotografi!
Scherzo: poiché – sempre grazie al navigatore – ero un po’ in ritardo, gli eventuali fotografi si erano trasferiti altrove e intorno al red carpet ad ammirare la mia sfilata zoppicante (mai abituata ai tacchi) c’erano solo le siepi e quegli strafighi dei cedri del Libano.
All’interno della villa-hotel a 5 stelle (sapete che per rivestire le stanze Luxury oltre ai tessuti, alle sete eccetera, sono stati impiegati 5 chilometri di passamaneria?) ho trovato l’amico fotografo Renato Vettorato che aveva un’aria funerea. Renato, in genere, è esilarante (il suo archivio mnemonico contiene una quantità irresistibile di barzellette) ma ieri sera era giù come (si presume) il morale di Papi dopo l’incontro con Michelle Obama. Renato mi ha detto in confidenza (io lo riporto solo qui, quindi è come se mantenessi il segreto) che si sentiva a disagio perché i 500 ospiti (mille, secondo Renato) erano in altissima mise (sopratutto le "innumerevoli gnocche", tanto per usare le parole dell’amico-fotografo).
Ricorrendo al mio forbitissimo eloquio gli devo aver risposto che "l’abito non fa il prete" o qualcosa di vagamente simile. Al che Renato mi ha squadrata (indossavo jeans, anonima camicia bianca e una sorta di golfino da camera nero) e mi ha detto: "Nemmeno tu sei messa tanto bene, ciccia". Sincerità (cfr. Arisa, Festival di Sanremo 2009)…
Il rilievo di Renato, intenzionato a tornarsene a casa a mangiare la pasta e fagioli della moglie Gianna, non mi ha turbato per nulla. Nel parco della Villa avevo infatti intravisto un buffet da miliardi e centomila notti. Un buffet a base di pesce, formaggini e golosità varie al centro del quale troneggiava un megapiatto di ostriche e scampi crudi. Chi mi conosce sa che potrei uccidere (una zanzara) per ostriche e scampi crudi.
Quando l’ho fatto presente a Renato (che ha pensato bene di tenermi d’occhio e procrastinare il ritorno da Gianna), il mio amico mi ha detto: "Ciccia, se vuoi quelle ostriche è meglio che ti metti vicino al buffet perché quando verrà dato il via libera alla cena, gli ospiti assalteranno i tavoli e tu – piccola come sei – resterai inghottita dalla folla e a pancia vuota."
Ho ribattuto che tutte quelle "gnocche" in abito lungo e fondoschiena scoperto (e molta tetta rifatta, scoperta pure quella) e stola pelosa viola (uau, esclamato al contrario) non avrebbero mai perso l’eleganza per prendere d’assalto i tavoli del buffet. "Ciccia, dà retta allo zio Renato", ha detto Renato.
Morale? L’assalto al buffet c’è stato (e io che ero tra la folla famelica a un certo punto credo di essermi trovata un bignè di salmone tra i capelli) ma sono riuscita a conquistare le ostriche!
Le stesse ostriche probabilmente che non ha mangiato Leonardo Muraro, il presidente della provincia di Treviso che era lì per l’inaugurazione della villa e che ha fatto un discorso che mica ho capito.
Salendo sul palco allestito nel parco Muraro ha detto agli ospiti (500, o mille, secondo Renato) che doveva congedarsi perché aveva una "diretta tivù a Rovigo". Boh! non sono riuscita a comprendere perché una trasmissione tivù di un qualche localissimo network locale avesse, per il presidente, più appeal e importanza di uno stuolo di persone che erano presenti all’evento in carne e ossa, senza il diaframma di uno stupido schermo. Mah! avrei potuto chiedere lumi al direttore di un media locale che – a giudicare dal rado capello brizzolo – ha superato la mezza età, ha una certa esperienza nella comunicazione e che si è presentato alla villa (più in ritardo di me) con una "gnocca" di trenta centimetri più alta (di lui) e di trent’anni più giovane. Ma il personaggio in questione, salutandomi, mi ha degnato della stessa occhiata che mi avevano regalato le siepi intorno al red carpet, per cui ho pensato bene di non chiedergli un bel nulla. In fondo – ho pensato – sentendomi parecchio snobbata, forse Renato aveva ragione: forse non ero tirata proprio da gran figa. Ma chi se ne fregava: nel piatto io avevo due ostriche.
Che potere hanno a volte i molluschi!