I coglioni (rotti) dell’europarlamentare
Oh! sì lo so. Lo so persino io.
Avrei potuto (‘sto condizionale + il servile non promette nulla di buono) trovare una sequela di delicati o dedicati sinonimi in sostituzione del termine che funge da soggetto al titolo del post. O delle perifrasi morbide e avulse da qualsivoglia sfumatura oscena. E invece no. Non ho potuto (abbandono il condizionale per l’indicativo, che – in linguistica – è il modo della "realtà") sostituire "coglioni" con palle, marroni, testicoli, attributi, cosiddetti, zebedei, sonagli, pendolini, zuccarelli…Non ho potuto per ragioni di Stato.
Ieri sera con le amiche Francesca e Ivana ci siamo regalate una serata Sex & Serravalle (Serravalle è un quartiere di Vittorio Veneto dove in questi giorni si sta svolgendo una millenaria fiera dedicata alla martire e patrona Sant’Augusta). Siamo uscite tutte insieme appassionatamente – come ci (ri)promettavamo da settimane – e ci siamo sedute a un tavolino per un giro di birra rossa e panini col pastin.
Mentre gozzovigliavamo parlando (troppo ovvio) di maschi "lessi" (definizione di Ivana, applicata all’80 per cento del genere maschile-non-hollywoodiano), di maschi "uhm-niente-di-che-non-mi-convince-proprio" (definizione di Francesca, applicata al 90 per cento di vedi sopra), di maschi (definizione generica, da me applicata alla categoria di vedi sopra), abbiamo notato la presenza dell’ex sindaco di Vittorio Veneto Giancarlo Scottà (ora europarlamentare a Strasburgo, per grazia di qualche elettore) e del nuovo sindaco Toni Da Re.
Poiché Ivana e Francesca non conoscevano personalmente il nuovo primo cittadino ho pensato di presentarglielo. Mossa simpatica (Da Re si è rivelato disponibile e ci ha pure offerto un secondo giro di birra) se non fosse stato per l’incognita Scottà.
Il mio (si fa per dire) ex sindaco, il mio (si fa per dire) rappresentante al Parlamento europeo di fronte ai concittadini che affollavano la piazza e il chiosco che ospitavano me e le mie amcihe mi ha prima criticato per un articolo giornalistico che non aveva gradito proferendo testualmente il seguente suono onomatoperico "nz nz nz nz" e poi ha concluso il suo "discorso" con un poderoso "Mi avete rotto i coglioni", che ovviamente ha riecheggiato in piazza, nel chiosco e tra la spuma della birra alla spina. Dopo aver informato la platea cittadina della condicio sine qua non aggiustamento delle sue parti-basse, l’eurodeputato ha girato le spalle e si è allontanato evitando possibili (?) repliche, sotto lo sguardo un po’ perplesso, un po’ a disagio degli astanti.
Io e le amiche, impegnate in una conversazione di troppo elevato spessore, non abbiamo fatto troppo caso all’episodio. Ma ora…ora – a bocce ferme (qualunque riferimento a organi sessuali mascolini è puramente casuale) – mi chiedo se il mio europarlamentare con i coglioni rotti non soffra pene troppo infernali. Che suggerimenti dargli per aggiustare una porzione così delicata del corpo?
L’unico che mi viene in mente è dedicargli il sonetto di un geniale poeta dialettale quale Giuseppe Gioacchino Belli, che è incentrato proprio (potere taumaturgico della grande letteratura!) sui coglioni:
« Sonetto 107. Li penzieri libberi
Sonajji, pennolini, ggiucarelli, Fritto, ova, fave, fascioli, granelli, Cusí in tutt’e cquattordici l’urioni, 3 Ma dd’oggi avanti, spesso e vvolentieri pe vvia de scerta mmerda de Penzieri. » |
« Sonetto 107. I pensieri liberi
Sonagli, pendolini, giocarelli, Fritto, uova, fave, fagioli, granelli, Cosí in tutti e quattordici i rioni, Ma da oggi in avanti, spesso e volentieri per via di certa merda di Pensieri. » |
(Giuseppe Gioacchino Belli, sonetto n. 107, Li penzieri libberi, 21 settembre 1831)
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Note dell’autore: 1 Ghiande. 2 Mandorle. 3 Rioni. 4 Gergo. 5 Ieri.