Che zucca!
La sera-della-zucca per antonomasia (Halloween: avete presente, no?) m’è venuta la bizzarra idea di darmi alla cucina. Ognuno di noi si dà, una tantum, a questa o a quella passione…io – molto saltuariamente – tento un approccio di tipo culinario. Di solito non mi va bene.
Visti i risultati catastrofici che in genere porto a casa dopo aver cercato di sedurre pietanze più o meno commestibili (allo stato naturale) è abbastanza raro che replichi esperimenti che richiedano padelle, mestoli, ingredienti di vario tipo e, sopratutto, tempo,. Ma, a volte, mi succede. Succede – presumo – persino nelle migliori famiglie. Perché stare ai fornelli, in fondo, non dispiace a nessuna (e poi è sempre meglio che stare impalate sopra un rogo…pessima battuta, I know).
Solo che io ho questo incorreggibile difetto: quando sui fornelli piazzo una pentola, poi me ne dimentico. Sono come un fidanzato che, che ne so, preferisca la squadra di calcio alla morosa; un marito che decida che festeggiare il primo anniversaio di nozze sia un gesto talmente simbolico e pregno di significato da non dover essere replicato per tutto il resto della vita; un passeggere che non obliteri il biglietto perché troppo impegnato a leggere l’oroscopo di Capitani sulla Gazzetta dello Sport.
Anche stasera, cercando di cucinare quello che nelle mie intenzioni doveva essere un sommo risotto con la zucca, ho toppato. Prima di tutto (mi ha urlato mia figlia, che…chissà perché…. avrebbe voluto cucinare il risotto al mio posto) ho CUCINATO LA ZUCA NEL LATTE ANZICHE’ NELL’ACQUA, poi HO BUTTATO il riso nell’intruglio e poi ME NE SONO ANDATA A LEGGERE O SCRIVERE O COMUNQUE A FARE ALTRO IN QUALCHE LATO DELLA CASA LON-TA-NIS-SI-MO DALLA CUCINA. E dal risotto in cottura, ovviamente.
Risultato?
"Per una ragione che ha a che fare con la chimica – ha sottolineato ironica mia figlia (che nel frattempo aveva smesso di urlare: vedi caratteri maiuscoli) – il risotto posto sul fuoco a una temperatura troppo-elevata-tra l’altro senza venire mescolato da chichessia tende ad attaccarsi al fondo, a tostarsi e poi a incenerirsi."
Informata dalla suddetta che il mio sommo risotto alla zucca stava prendendo un afrore di brucio scombinato, ho cercato di staccare la parte nerarastra del fondo pentola e di amalgamarla al resto della pietanza.
Risultato? il risotto alla zucca è diventato simile (nell’aspetto, non nel sapore) a un risotto ai porcini.
Una trasformazione chimico-culinaria che ha trasformato l’ira cocente (pure quella!) di mia figlia Stefania in depressione lacrimevole.
"Oh, mamma! la mia zucca! Guarda cosa hai fatto con la mia zucca! Lo sanno tutti che il riso bollito nel latte cuoce in zero due!"
"Zero-due? non è la nuova versione web?"
Con questa domanda mia figlia ha perso ogni rispetto per le mie virtù da gourmet. Io poi ho cercato di spegnere il gas, fermare la cottura del riso (che era già troppo avanti. Ho cercato di aggiustare il tutto con sale, pepe, una manciata di parmigiano. Ma il riso, alla zucca-trattino-porcini, è rimasto lì. Nella pentola. E pare abbia messo su pure lui un sorriso ironico. "Ora prova a mangiarmi!" pare che dica. Sicuramente è stato lui a voler bruciarsi: in forndo questa è la notte di Halloween e le zucche la vincono.