Accarezziamoci!
La mia tastiera è tutto uno sdilinquio (affettuoso neologismo onomatopeico) d’affetto-nei-miei-confronti.
La mia tastiera sorride (fidatevi che è così). La mia tastiera mi è grata (nel senso di obbligata, riconoscente) per essere LA MIA TASTIERA. No: non montiamoci l’ipotalamo: non è che la mia tastiera abbia un’anima, cioè che provi dei SENTIMENTI e quindi reagisca sorridendo di gratitudine.
No. Sia chiaro. La mia tastiera è un oggetto fisico. Ma proprio perché tale ha una sua capacità percettoria (adeguato neologismo tattile). E mi è grata perché quotidianamente (eh sì: ho questo vizio) la accarezzo.
O Zeus! questa cosa, voglio dire: questa cosa del sorriso e della gratitudine e delle percezione tattile, mica me l’ha suggerita la tastiera…E’ che io ho un difetto (se si può definire tale): quello di atrribuire un’emozione, una connotazione, finanche una smorfia a ogni cosa. Sopratutto dopo aver letto una notizia con la enne potenzialmente esponenziale. Come questa: pare che sotto la pelle, nascosti nascosti ma proprio nascosti (ti pareva che era troppo facile se li facevano visibili come le rughe di Berlusconi), possediamo i nervi del PIACERE, che trasformano ogni carezza in un brivido piacevole che risale fino al cervello.
Battezzati nervi C-tattili, questi nervi si attivano quando ci sfioriamo o ci lasciamo sfiorare in modo affettuoso. Ma attenzione! le carezze che (ci) facciamo devono avere una velocità della mano di 4-5 cm al secondo. Cioè (istruzioni per la carezza) non dobbiamo accarezzarci come se ci trovassimo su una pista di formula uno. Ma nemmeno (qui si complica tutto) sfiorarci lenti come, come, come…mi sfugge il paragone che non sia quello consueto/obsoleto delle lumache…Insomma…dobbiamo imparare ad accarezzarci alla giusta velicità e allora i nervi Ctattili arrivano al cervello e allora ci regalano uno di queli piaceri che sìììììììì danno un senso significativo alla nostra microscopica esistenza.
Gulp. Mi rendo conto conto di aver:
a) picchiettato anziché accarezzato la tastiera;
b) fatto perdere tempo a vossia (lettore);
c) aver perso di vista l’oggetto del post (ma qual era?);
d) aver tolto – cronometralmente parlando – piacere al mio modo/bisogno di accarezzare.
Sigh. Ne ho combinata un’altra.
Per fortuna viviamo in tempi di imbarazzi. Imbarazzi politici, imbarazzi esistenziali, imbarazzi cosmici.
Mal comune, mezza carezza.