Carabiniere!
Esenpio di conversazione con mio figlio.
– Perché torni solo ora?
– Solo ora? che ore sono?
– Dove sei stato tutto il pomeriggio?
– Dove pensi che sia stato?
– Con chi hai passato tutto ‘sto tempo?
– Li conosci i miei amici, no?
– E che hai fatto?
– Ma cosa sei un carabiniere che mi fai tutte queste domande?
Le conversazioni con mio figlio finiscono quasi sempre con una domanda aperta (la sua) e sono piene-zeppe di risposte non avute (le mie).
Le conversazioni con mio figlio sono quanto di più assurdo (e ho il sospetto: inutile) ci si possa aspettare da una conversazione. E seguono un copione fisso, alla Ionesco…per dire. Io lancio ami, lui boccheggia, li evita e se na va.
Più che andarsene, si piazza davanti alla tivù (niente programmi impegnati, ammesso che ce ne siano: un sedicenne guarda Disney Chanel o roba del genere) e sembra dialogare con quella. La tivù mormora, lui si gratta. I piedi per lo più. Ma anche le treccine rasta che si è fatto sulla nuca.
Se insisto nel fargli domande personali (Ma come fai a stare un pomeriggio in centro se il centro è grande come una vasca da bagno? come lo passi il tempo? non puoi nemmeno contare le persone perché il pomeriggio, con questo caldo, il centro è deserto.Mi dici che fai?) lui mi guarda distratto, sibila qualcosa tipo sssst, e alza il volume col telecomando.
Io lo fisso stranita. Mi chiedo se anche con gli amici sia così schivo. Se parli a monosillabi onomatopeici, se risponda alle domande con altre domande.
A un certo punto, lui mostra segni di vita(lità). Si mette seduto (dimenticavo di dire che guarda la tivù stravaccato) e dice:
Ho fame.
Io penso: una frase affermativa…finalmente! un punto a cui appigliarmi per convers….
Solo che lui, nel frattempo aggiunge: Che c’è da mangiare?
Domanda aperta, come la sua bocca. Punto interrogativo.