Caro Luca (Zaia) ti scrivo
Caro Luca ti scrivo, così mi distraggo un po’. E siccome sei (spesso) lontano, più (forte) che posso ti scriverò.
L’altro giorno – per esempio – so che eri in Sicilia, a (o: da) Donnafugata a vendemmiare dei grappoloni d’uva bianca che erano – solo a guardarli – un inno bacchico alla vita/vite.
Ora: io non so se tu abbia proprio partecipato alla vendemmia o se sia arrivato lì, tra i filari, co ‘a to soita camiseta bianca e il jeans-che-sdramatiza (senza doppie, ovviamente). Ma quello che ho visto, guardando le foto, è che avevi ai piedi delle scarpette ginniche da ministro truzzo-ma-figo: delle specie di Superga (per nulla griffate, presumo…conoscendoti) che avevano la particolarità di essere di un inequivocabile-verde-padano. Insomma (vara tì): sei andato a vendemmiare (?) con una nota di colore…coloniale.
Ieri, o l’altro ieri, invece, eri di nuovo in Veneto, a parlare di prosecco eccetera. E insomma: quello che è certo è che ti muovi su e giù per l’Italia e che, anche se hai buttato su qualche etto di pancia (me l’hai detto tu), no te ha butà zò la voja de moverte de qua e de là e di andare a vedere “de visu”, “live”, “da vizin” quel che succede tra i camp.
E tra una vendemmiata (presunta o reale) e l’altra, tu, Luca, tuoni pure (e da non-astemia te ne sono grata) contro la demonizzazione dell’ombretta per chi guida. Un paio di giorni fa, alla Fondazione Guccione, hai dichiarato qualcosa sull’importanza di mettersi alla guida in condizioni di completa sicurezza. E hai sottolineato: “I rischi e pericoli per gli automobilisti non derivano sempre dal consumo smisurato di superalcolici, ma anche da altri fattori come l’uso di farmaci, la velocità elevata, la distrazione, il fumo. Occorre sensibilizzare, soprattutto i più giovani, ad una guida sicura e responsabile, che passa anche attraverso una maggiore consapevolezza di cosa significhi e comporti il binge drinking e cosa invece la degustazione di un vino. Che è poi ciò che ho fatto quando ero presidente della Provincia di Treviso. Nella Marca abbiamo raggiunto risultati confortanti, con un calo consistente dei morti sulle strade, che sono diminuiti di oltre la metà”.
La tua dichiarazione mi trova d’accordo, ma mica ho capito perché hai usato una terminologia anglosassone invece che una italica. Secondo te, il “binge-drinking” rende l’idea di uno sbevazzamento senza limiti?
Secondo me, no.
Sai una cosa, Luca? Da quando sei partito (per Roma) qui (a Treviso e in Veneto) grosse novità non ne sono successe, ma – te lo assicuro, fidati – i ragazzi l’inglese lo conoscono sempre meno, conoscono poco l’italiano e – nonostante i tuoi sforzi – masticano un dialetto che sembra un chewingum di onomatopeee. Insomma, caro Luca, io ti scrivo (anche) per dirti che tra ‘na Donnafugata e un caice de proseco potresti pure trovare il tempo di dire alla tua collega, la Maristella, che qua il livello lessicale e culturale è più basso di quello alcolimetrico e che urge correre ai ripari. Perché, se continuiamo così, altro che “binge drinking”, altro che “bere fino a stordirsi”: qua rischiamo di essere storditi e zà mezi insemenidi prima de tocar un’ombra.