Ci censurano. E Galan si sposa
Eccoci qua. Di corsa, di corsa.
Ho ficcato il naso (parzialmente) incipriato nelle notizie odierne. E ho scoperchiato (no: quello purtroppo l’ha appena fatto il vento che ho incrociato andando a Treviso oggi pomeriggio)…ho scoperto qualche golosa curiosità.
Prima notizia, ma prima per caso. Il papa Benedetto si è espesso sui sacerdoti concubini. Ha detto (anzi: ha scritto in latino) che dopo 5 anni di non-castità, in cui magari il padre (in senso religioso) è diventato padre (in senso biologico), costui può pure togliersi la veste e…. fare sesso nudo! Scherzo: era una battutaccia: il pontefice ha chiarito che il padre, cioè il chierico, non più casto d’ora in poi potrà passare più facilmente allo stato laicale, con una poenam (pena) stabilita dalla Congregazione del clero. Buon per lui (lui il padre non più padre, ma padre in altro modo, cioè ci siamo capiti).
Seconda notizia (di fondamentale importanza). Galan, presidente del Veneto, oggi ha sposato la madre di sua figlia Margherita, cioè Sandra Persegato. Lei, la Sandra, aveva la coroncina in testa e un bouquet tra le mani che poi ha lanciato per aria. Grazie alla legge di gravità, non ancora dichiarata fuori legge dal governo Berlusconi, il bouquet è finito addosso alla morosa di Brunetta, che doveva stare nei paraggi, ma probabilmente era sotto l’orizzonte visivo. Al matrimonio di Galan, celebrato con un quarto d’ora di ritardo dal sindaco di Cinto Euganeo, che s’era dimenticato la fascia tricolore (non si sa dove, forse al gabinetto), c’erano due testimoni-per-lo-sposo: Berlusconi e Dell’Utri. Galan e Berlusconi si sono detti che si vogliono tanto bene. Tra i 300 invitati, tutti felici (lo scrive il Corriere della Sera) come tante Pasque fuori stagione, mancava Luca Zaia – che con Galan ultimamente ha un po’ rotto (nel senso amichevole del termine)- ma c’era un comico d’eccezione: Beppe Grillo. Scherzo! C’era Renato Pozzetto. Della serie: pure Galan si deve accontentare….E poi si sarà consolato con la magnum di vino rosso da 15 litri (alta probabilmente quanto l’irrintracciabile Brunettino).
Terza notizia. Prima di andare a fare da testimone allo sposo, Berlusconi ha querelato la Repubblica e El Pais.
Quarta notizia (futile). Ieri il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge 733): tra gli altri spicca l’emendamento del senatore Gianpiero D’Alia (UDC), il 50-bis, “Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet“. Il testo la prossima settimana approderà alla Camera. E nel testo approdato alla Camera l’articolo è diventato il nr. 60.
L’articolo dice che se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Questo provvedimento può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi, anche all’estero. Il Ministro dell’interno, in seguito a comunicazione dell’autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l’interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L’attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l’istigazione a delinquere e per l’apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l’istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all’odio fra le classi sociali. A fare le spese del decreto ovviamente potrebbero essere Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l’informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l’unica fonte informativa non censurata.
Quinta notizia. Che mal di pancia!