Ci sgozzano! O ci sbarbano?
Matteo Salvini si sgola, ma i musulmani (secondo lui) ci sgozzano.
Il premier della Lega è senza dubbio risolto sotto il profilo fisico, altrimenti non si sarebbe fatto fotografare e copertinare nudo, con tutti i suoi allegri peletti per aria, sulla copertina popolarpatinata di Oggi. Il problema è che non è risolto (ancora) sotto il profilo della formazione fiabesca.
Quando Matteo era molto piccino, la storiella di Cappuccetto Rosso e il lupo deve averlo spaventato a morte. E così a quarant'anni suonati, è ancora lì, fermo in mezzo alla selva. Col cestino della frutta che la mamma gli ha dato. E col terrore che da un momento all'altro potrebbe fare il Brutto Incontro.
Ora, non so se Salvini abbia scambiato la mamma con Umberto Bossi, suo apripista; non so se pensa che il cestino della frutta sia una specie di strumento del potere, di goloso bastone del comando; non so se attraversare il bosco per andare dalla nonna (o dal nonno Napolitano) sia per Matteo la Missione da Compiere.
Quello che sospettabile è che Matteo abbia una fifa boia. Del lupo, che nell'eco distorto del momento, è di certo musulmano.
Oggi, il Salvini ha tuonato che ci sono milioni di musulmani pronti a sgozzarci, che molti stanno lì, sul nostro pianerottolo, accanto alla nostra porta d'ingresso. Ha detto (sguainando un'insospettabile conoscenza delle religioni) che l'Islam non è una fede come tutte le altre e va trattato diversamente (domandona: come vanno trattate le altre fedi, confessioni, religioni?).
Il Salvini, col cestino della frutta in mano e il cappuccetto-prepuzio verde, ha detto che bisogna stare molto attenti. Molto in campana. E si è toccato il mento villoso, perché magari gli prudeva un po'. O forse perché, sotto sotto, si stava chiedendo quello che Cappuccetto Rosso si è chiesto prima di bussare alla casetta di nonna: "Ma questo milione di islamici che maneggia lame affilate per sgozzarci, la barba la fa col rasoio o con la lametta usa e getta?"
Eh, sì. Sono grandi interrogativi ontologici