Confidenziale. Ma neanche tanto
Ieri sera Umbi è rientrato con due/tre/quattro o cinque amici.
Quando rientra non è mai solo. Lui fa il "rientro di gruppo".
Torna a casa dopo che stato fuori quelle sei/sette ore necessarie a perlustrare un fazzoletto di centro città e dice qualcosa come: Ciao. Che c’è da mangiare? Si fermano anche loro.
Loro sono HyHuaa, Pam, Deb, Ru e gli altri.
Loro non sono mai affamati (sopratutto Pam e Deb e le altre). Loro rifiutano ogni esplicita offerta di cibo. Loro sono quelli che mangiano solo se gli piazzi sotto il naso dei piatti colmi di schifezze (hamburger, maionese, pomodori ciliegini), del pane, del salame, dell’insalata. Poi devi far finta di avere delle cose impellenti da fare e te ne vai. Quando torni in cucina vedi che si sono spazzolati tutto. Anche la cotoletta che, riscaldata e rigida come uno stoccafisso, ha avuto una crisi d’identità e ha pensato di essere né carne né pesce.
Loro, gli amici di Umbi, sono quelli che sembrano saziarsi di nulla. Hanno i piercing quasi dappertutto: sul naso (come i torelli), sulle labbra, sulla gengiva, sulla lingua, sulle orecchie (non solo sul lobo), sulle mani tra pollice e indice. Hanno un ciuffo incollato alla fronte; hanno (le ragazze) occhi demarcati da linee di kajal nero grosse come tracce di pennarellone da tags.
Loro sono gli amici di Umbi. La sua vera famiglia, in questo periodo. Il suo clan. Loro hanno sguardi attenti e insoddisfatti, belli e un po’ tristi. Rientrano con lui. Si fermano a mangiare (senza darlo a vedere) e qualche volta a dormire. Sui letti, sui divani. Dormono ignari delle luce che filtra dalle tapparelle mai abbassate, della tivù che frizza e che li ha fatti assopire, delle stagioni.
Loro indossano sempre magliette di cotone maniche corte (possibilmente nere) sia che ci sia il sole o la pioggia. Sia che sia la neve o il caldo pulsante.
Loro, Umbi e i suoi amici, sembrano impermeabili al tempo.
Ieri sera, mentre si lanciavano addosso una cotoletta rinsecchita (e se la mangiavano pure), mi sono intrufolata nei loro ciuffi. Pamela ha aperto gli occhi azzurri azzurri demarcati dall’eyliner e mi guardata, forse vedendomi.
Mi sono messa a raccontare loro qualcosa della cosmogonia dantesca. Ho raccontato di come si era formata la voragine dell’inferno a contatto col corpo viscido di Lucifero, l’angelo ribelle, e di come lì, sulla spiaggetta dell’Inferno o dell’antinferno Dante ci avesse messo gli ignavi. Pam mi guardava. Gli altri anche. Umbi faceva finta di non vedermi. Ho raccontato degli ignavi, delle punture di insetti, della corsa in circolo dietro a un’improbabile bandiera, della legge del contrappasso. Ho finito dicendo che il mio era un racconto allegorico.
Non so che abbiano capito Pam Umb HyHua e gli altri di tutte quelle mie parole in endecasillabi.
Ma a me era venuta la voglia di parlare con le parole di Dante.
E quando mi viene quella voglia lì di solito un motivo c’è.