Corano orale
Io non faccio testo. Non faccio Biblo o Volumen. Non faccio Bibbia e neppure Corano. Faccio qualche riga tanto per fare. Per cazzeggiare (termine tecnico).
Se dovessi divertirmi, farei altro: una partita a briscola, un bagno in mare, del sesso (eddai: che roba è?).
Ma – sia chiaro – io – a ‘sto punto – non ho nessuna voglia di divertirmi, per cui vaderetrovia salsedine, sesso, due di picche e asso di denari. Che gli ingredienti di cui sopra vadano nel magazzino dell’Ikea. Si inascatolino. Facciano quel pacco che gli gira. Si diano un codice e sbarre e non lo rompano. Più.
Sì, lo so. Ho lo scontrino fiscale (metafora per) girato perché – anche oggi – trovo che quella cloaca di paese in cui poggiamo il nostro fondoscoschiena è la turca più incrostata che possiamo naso-tappato-incrociare.
Voglio dire: possibile? possibile che nessuno si incazzi al midollo non amebico se un tipetto vestito largo tipo Gheddafi viene qui (ma no su un gommone, eh?), pianta la sua tendina beduina in un accampamento di quelli che Papi ce lo mette a disposizione ci mancherebbe, e poi spara a zero. Dice tutto quel cazzetto che vuole tipo che se fosse nello Speaker’ s Corner di Hyde Park lo cagherebbero meno di striscio. E invece di avere un grappolo di improbabile pubblico davanti, ha -doppio cazzus – 500 hostess culotettute col Corano a coprirle i capezzoli e una platea di escrementi mediatici (me compresa, pensa un po’) pronti a dargli eco.Eco. Eco. Eco.
Voglio dire: chissà che voglio dire, alla fine.
Voglio dire: è possibile che infognati come siamo – altro che vedere le stelle dal rivoletto di merda (cfr. Oscar Wilde chi era costui?) – possiamo pensare di venire fuori dal magma e respirare qualcosa di meno rifiuto del rifiuto futuro a cui ci stiamo preparando?
Si accettano prospettive aeree perché – cough cough – qui sotto si soffoca.