Dinamitardiamoci!
Ci mancava la dinamite.
Perché – lo sappiamo tutti – sono almeno dieci, quindici, venti, trent'anni che ci diciamo che Vittorio Veneto è una città che dorme. Qualcuno (qualche foresto coneglianese, ad esempio) è arrivato a battezzarla addirittura Obitorio Veneto. Un nomignolo che non ci gusta, ci guasta (più che altro). Però.
Però è vero che la città, negli ultimi decenni, è andata progressivamente svuotandosi di vitalità (culturale, emozionale, architettonica). E' indubbiamente vero che si è rintronata, o rimbambita per essere cattivelli. Vittorio Veneto ha chiuso morbidamente le palpebre sul suo passato (e sul suo nome) glorioso, accontentandosi di essere (più) bella nelle cartoline dei mercatini.
Ora però è arrivata la dinamite. A svegliare Vittorio Veneto ci penseranno (tempo qualche giorno, settimana, mese…e chi si azzarda a dirlo?) i candelotti piazzati dentro la pancia arborea del colle Marcantone, sì: quello che regge il santuario e la splendida scalinata che porta a Sant'Augusta.
L'Anas ha deciso che il Traforo va fatto. Il comune non ha detto bah, e quindi la deflagrazione avverrà.
Bum. Bum. Bum.
Scoppieranno le mine o nonsocosa tra La Sega e Rindola. Il colle vomiterà terra e pietre e un bellissimo nastro d'asfalto srotolerà dentro il suo ombelico vergine. Per finire – questo lo sappiamo – in centro, o meglio: nel campus scolastico, perché non sia mai detto che un campus scolastico debba essere verde per forza. Può "tranquillamente" essere segato in due da una strada nuova di conio.
Insomma. Vittorio Veneto è destinata a svegliarsi (e le auto che sfrecceranno là dove c'era l'erba faranno del loro meglio per destare la principessa imbambolata) col botto.