Dove lo metto il libro?
Si ipotizza – da tempo – che libri e giornali cartacei stiano per scomparire.
In questi giorni, vagando per la Sicilia, ho avuto l'impressione che qui l'ipotesi sia già diventata realtà. 'Al sud sono avanti', mi hanno detto quando ho fatto notare la cosa.
La 'cosa' è un po' questa.
Autogrill. Nei pochissimi autogrill che puntellano le autostrade sicule, i giornali non esistono più. I pochi libri commerciali (Fabio Volo, Bruno Vespa…residuo o reperto di magazzino) si confondono con giocattoli, scatole di pennarelli scadenti, accessori di telefonia.
Le testate nazionali sono introvabili anche nei bar. I tavolini sono egemonizzati dalla Gazzetta del Sud.
Del resto, mi è arrivato all'orecchio un lacerto di conversazione (che comunque non conosce latitudini privilegiate): '…ho visto un articolo che parlava di questo…su Facebook'. Dunque – un po' come dovunque e non solo in Sicilia – i 'post' sono diventati 'articoli', gli 'articoli' si vedono e non si leggono, gli articoli 'parlano', Facebook è un organo di informazione e non una bacheca social. È un po' come se le osterie – sani luoghi di aggregazione, sia chiaro – si confondessero con le redazioni dei giornali.
A che ti serve un libro? La scena più disarmante a cui ho asssistito aveva come protagonisti una bimba e il suo papà. La novenne – treccine castane, occhioni attenti, entusiasmo contagioso – insisteva per comprare un libro. Lo teneva stretto in mano come un trofeo da 10 euro. Il papà ha reagito: Ma che te ne fai di un libro? La novenne: Lo metto sulla libreria! Sulla libreria! Il papà: Ma è un libro!
Insomma, a parte l'inutilità dell'oggetto in sè, pare che il libro – in alcuni interni domestici – sia stato estromesso dalla sua collocazione naturale. Nella libreria meglio farci stare un elefantino di maiolica, una tartarughina di avorio, un quadretto con la stampa sbiadita di un quadro impressionista. Si impolverano meno e non conoscono l'ingiuria della lettura.