Eroi. Di casa nostra
Quali sono i vostri eroi?
Un test ispirato a una-sorta-di-indagine-dentro-se-stessi di Marcel Proust, che circola su diversi settimanali, chiede a questo o quel personaggio di identificare l'eoe o l'eroina della sua vita.
Le risposte spaziano. Eroi sono considerati Che Guevara, Garibaldi, Napoleone, Anna Frank, san Francesco…Qualcuno ricorda Cesare, Alessandro Magno, Gesù. Qualcuno vira/delira verso personaggi più recenti: uomini che parlavano dai balconi e si rivolgevano agli Italiani.
Tra gli italiani di oggi, a proposito, c'è qualche eroe? Qualcuno di noto o popolare o famoso a cui possiamo guardare con fiducia e forza e coraggio e passione? Qualcuno che possa essere – che so? – un punto cardinale che consenta di orientarci?
I media di questi giorni ci danno qualche indicazione. L'eroe di cui sbraitano non è però proprio italiano. L'eroe che spicca in qualche titolo non ha volto, né nome. Né storia.
E' un clandestino forse marochino che, un paio di sere fa, in Abruzzo, ha visto un'auto che – a causa della nebbia – è finita in un canale. Il ragazzo ha seguito l'auto, è sceso lungo gli argini, ha aperto le porte dell'auto incidentata e ha soccorso la famiglia che era a bordo. Si è assicurato che tutti stessero bene. Li ha aiutati a mettersi in salvo e poi è scappato via. Si è fatto inghiottire dal buio, dalla nebbia, dall'anonimato, dal nulla.
Ora lo cercano. Lo cerca la famiglia che è stata salvata, lo cerca il presidente della regione Abruzzo. Lo cercano i media. Lo cerca la storia (questa storia) chiamandolo "eroe". Semplicemente "eroe" perché questo clandestino non ha nome, non ha nazionalità, non ha storia, si diceva. Ha fatto quello che un uomo dovrebbe fare, in mezzo alla nebbia, al buio, al nulla. Senza pretendere nulla.
Forse è davvero un eroe. Nonsoloitaliano.