Floriano Zambon, governatore del Veneto
Eccomi qui, infreddolita come la Marsigliese l’ultima volta che è stata cantata in pubblico; come la trippa di mia zia Bruna (prima del suo fatale ingresso nel forno a microonde); come la scarpina di vetro di Cenerentola (prima che la raccogliesse la calda mano di sua principità il principe).
Eccomi qui, semi-ammutolita. Un po’ per l’estate che se n’è decisamente andata – ed è inutile che io mi ostini a indossare magliette di cotone che rischio di prendermi quella cosa dalla sigla alfanumerica contro la quale nessuno ha capito bene se sia d’uopo vaccinarsi o meno-; un po’ per la querelle che da qualche giorno tiene banco nei mercati ciarlieri della politica e di quella che maldestramente si chiama(va) "opinione pubblica" (come se l’opinione del pubblica fosse omogeneizzata, omologata, inosomma una sola merce).
Eccomi qui, come (quasi) sempre.
A proposito della querelle in questione (chi deve essere il prossimo governatore del Veneto? Galan o Zaia?) uno dei miei neuroni impermeabili alle vaziarioni meteo mi solletica perché io "gitti voce di fuori" (cfr. Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto di Ulisse). E io gli obbedisco, come se fossi un seguace di Ignazio di Loyola (si è notata la mia odierna propensione alle similitudini? so che rompe, ma è passeggera come la sindrome pre e post mestruale). Secondo il mio neurone (e per estensione secondo me) il nuovo governatore del Veneto dovrebbe essere…(rullo di tamburi)…(suspance da premio Oscar)…(attesa da convention)….
Il nuovo governatore del Veneto dovrebbe essere, anzi: deve essere: Floriano Zambon.
Non ci piove. Non c’è mutamento stagionale che tenga. Non c’è scusa che regga. Il nuovo, governatore del Veneto deve essere l’ex sindaco di Conegliano e attuale vice presidente della provincia di Treviso Floriano Zambon. Punto.
Devo argomentare la mia proposta? benissimo. il mio neurone è disposto a fornire un paio di giuste tesi a sostegno.
La prima. Floriano Zambon è una delle personalità politiche più amate nel suo territorio (la Marca, il Veneto). E’ un uomo onesto, capace, intelligente, cortese, educato, sensibile. Un personaggio che pur essendo collocato nelle file del Pdl ha sempre dimostrato capacità di ascolto e di confronto con ogni esponente di area politica avversa. E’ un politico vero. Una persona che ha messo in seconda fila il privato (la professione, la famiglia, la salute) per la res publica, per il bene comune. E’ una persona che ti guarda negli occhi quando ti stringe la mano. E che quando sorride, ti sorride davvero. E’ una persona capace di prendere decisioni, di assumere responsabilità, di accettare le sconfitte, di tornare sui suoi passi. Di presenziare e – ma pensa un po’- di rinunciare al presenzialismo (se è il caso). Zambon è quello che a capo del Veneto starebbe meglio di qualunque altro. E’ il politico che io vorrei avere sotto la coda scondinzolante del leoncino, la persona con cui vorrei confrontarmi. E magari (presumo già possa essere così) scontrarmi. Ma nel modo più corretto e civile. E propositivo.
La seconda (argomentazione) riguarda Zaia. Luca Zaia lasciamolo a Roma. Ci è arrivato? Ben: asenlo là. E non lo dico affatto con ironia: tutt’alttro. E’ che Luca Zaia a Roma sta bene e del bene fa. Leggo sull’Espresso dell’8 ottobre scorso un articoletto dal titolo "Zaia, la mannaia". Un articoletto in cui mi si dice (e ci voleva l’Espresso a rivelarmelo) che Zaia, in un anno di ministeriato, ci ha fatto risparmiare 8,5 milioni di euro. Che Zaia ha ridotto del 10 per cento il personale "adibito allo svolgimento di compiti logistico-strumentali e di supporto", che ha licenziato un dirigente di prima fascia, 8 di seconda, 214 impiegati e che "ha tagliato il numero di assenze di quasi 12 mila giornate". Insomma, Zaia teniamocelo al governo e al governo del Veneto mettiamoci una buona volta (questa?) uno di cui fidarci. Sul serio.