Gli affari miei
Allora, dovete sapere che ieri – saranno state le sette di sera – sono rientrata da un corso di riequlibrio energetico (seguito al corso di arabo) – in cui ho cercato di raccontare ai miei-contiamoli-sulle-dita-smaltate-della-mano lettori che cosa avevo fatto in una giornata qualunque.
Ho acceso l’iMac, sono entrata nel blog, ho postato sinceramente un post (che – vi assicuro – era di un’intelligenza cosmica) e poi. Poi ho schiacciato per errore (errore?) un tasto sbagliato e ho cancellato tutto ma proprio tutto quello che avrei voluto trasmettere al (mio piccolo) mondo.
In quell’istante di panico esistenziale+comunicativo-relazionale+serale-compulsivo-mediatico mi sono lasciata andare a un’anafora di parolacce che se non è risuonata nel pc, nel blog, nella ramaglia di internet è solo perchè il sistema vagola su un’imperfezione innata. Su una capacità di attutire suoni-scossoni. Moti tellurici vivaci.
IIl mio post (spendido, ve lo assicuro) è stato spazzato via dalla mia superficialità. O incapacità – assicurativa – a prevenire gli eventi.
E ora, improvvisamente, ho cercato di recuperarne il senso. La forma. Lo scopo. Ma otto messaggi skype mi hanno sollecitato una risposta immediata, 15 mail non lette mi hanno punzonato il naso, il trillo del fisso non si è lasciato ingannare dalle orecchie da mercante, il fr fr fr del cellulare (vibrazione, non suono) non ha ammesso indifferenza e dunque il post sull mia vita privata che ieri avrei proprio voluto sbattere qui dovrà aspettare. Suoni migliori.