I am alpin, I like the vin
Io sono nata e cresciuta in Veneto. Da genitori veneti (mia madre – a dire il vero – è mezza O mia bela Madunina che te brilet de luntan, tuta d’ora e piscinina ti te dominet Milan), da nonni veneti e da bisnonni e trisnonni veneti.
Quando parlo, si capisce che sono veneta sin dalla prima parola che pronunzio (anche se, in Puglia, recentemente, i bimbi che mi hanno ascoltato a un festival, hanno ipotizzato che potessi venire da Roma…ché gli pareva abbastanza a nord del loro accento).
Quando qualcuno mi chiede che voglio bere, rispondo Prosecco (ma solo perché non posso permettermi lo Champagne) e quando ha una fame da tacchino non vado a cercare il McItaly (che roba seo?) ma pan e soppressa.
Veneta fin dentro al *** *** *** (gli asterischi stanno per allusivo anfratto corporeo), ogni tanto sono costretta a ricorrere a espressioni idiomatiche venete per esternare il mio giudizio (quell’europarlamentare l’è un zhucon o un turulù: uno che gira come una giostra a catena e non arriva da nessuna parte; quel tipo l’è indrio come la coda del porzel) o il mio disappunto (va in mona: espressione – ho appurato durante il corso di arabo – che è conosciuta e usata pure da maghrebini atque senegalesi).
Insomma: io sono veneta. Meglio: trevigiana. Meglio ancora: vittoriese. Meglio ancora-ancora: vittoriese di Sant’Andrea no de Zeneda o de Seraval.
E con questa mia dimensione geolinguistica vado dove mi porta tutto il resto: la mia conoscenza non ottimale (c’è sempre la voglia/il bisogno di imparare) dell’italiano; il mio desiderio di appartenere a una società che non coincide tanto (non più) con dei confini nazionali ma con dei limes (si fa per dire) antropologici universali.
Detto questo, cioé, vabbe’: scritto questo, non capisco perché – da veneta – mi devo trovare a sopportare delle monade che le me fa vegner do bae cussì.
Tra le monade più grosse c’è che la Giunta regionale del Veneto ha stanziato "su iniziativa del vicepresidente Manzato 128.500 euro per sostenere iniziative di valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico e culturale del Veneto."
Un provvedimento su cui si era espressa favorevolmente anche la competente Commissione consiliare.
Quali sono le iniziative che riceveranno una sovvenzione ipoteticamente in grado di dare sostentamento a decine di nuclei familiari (pure extraveneti o extracomunitari)? Sono le seguenti:
* Convegno Internazionale di dialettologia, XI edizione, in collaborazione con il Comune bellunese di Sappada.
* Accademia del Teatro in lingua veneta, messa in scena de “Le donne gelose” di Goldoni, in collaborazione con l’Associazione Amici del Castrum di Vittorio Veneto.
* Progetto “STILVEN”, Sistema di traduzione dall’inglese alla lingua veneta e viceversa – Fase 2, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze del Linguaggio dell’Università di Venezia – Ca’ Foscari.
Conclusione? la mia regione, il Veneto, ha stanziato 128 mila euro e rotti par finanziar ‘na traduzion dall’inglese al diaeto (de Rialto?) de cossa? de qualche esternazion estemporanea? Ho un dubio (co ‘na bi sol). Che sti schei i sarei stati mejo da n’altra parte. Che sarie stat mejo spenderli in te ‘na magnada pitost, o – pensa ti cossa che me vien in tea testa – che sarie stat mejo sparagnarli, parché te sa…’n doman…no se sa mai.
Che bae, fioi…