i-Pollo
Ieri, mentre i fiumi tracimavano e invadevano le strade (ma com'è possibile che tre giorni di pioggia siano catastrofici? Non è che il "nostro" paesaggio si stia ribellando? Stia dicendo – in tono rognoso e torrenziale – Guardate come mi avete ridotto voi uomini…se continuate a cementificare ve la do io una lezione come si deve), sono andata da nonna Bruna a mangiare il pollo.
Il pollo l'aveva comperato la Ste alla Coop.
Nonna Bruna le aveva detto di comprare Quello Più Grosso che C'era.
Stefania ha eseguito il diktat alla lettera. Ha portato il polle (due chili e rotti) alla nonna Bruna che si è messa a fissarlo.
– Ma è troppo grosso! – ha detto a un certo punto. – Questo pollo di sicuro è stato mischiato con quelche atro animale: un tacchino, una faraona.
Dopo averlo guardato, nonna Bruna si è decisa a prendere in mano il pollo, l'ha curato, gli ha messo tutte le spezie del caso, molto olio e l'ha cotto quattro, sei, otto ore. Un terzo di giornata, probabilmente.
A pranzo, ha aperto il forno. Ha estratto la pirofila fumante, me l'ha messa sotto il naso e ha detto:
– Guarda che grosso questo pollo. E guarda com'è ridotto dopo otto ore di forno. Pensa come ci riduciamo noi, dopo essere stati cremati.
Ho dato un'occhiata al pollo: era dorato, croccante, caldissimo e emanava un profumo delizioso. Eppure, non so perché, avevo già ridimensionato la mia fame.
Passaggi.E passaggi e passaggi (cantano Concato e De Andrè).
Nonna Bruna ha tagliato il pollo. L'ha portato in tavola e io e la Ste ci siamo appropriate delle cosce.
Già che c'eravamo, abbiamo divorato pure le ali e un pezzo di petto.
– E' buonissimo!, abbiamo commentato.
Nonna Bruna ci ha guardato perplessa.
– Lo trovate buonissimo solo perché avete fame. La fame farebbe ingioiare di tutto. Durante la guerra, sarà stato il 1943, a Montecchio Maggiore dove vivevo, carne non se ne vedeva mai. Si mangiava solo polenta. E non era mai sufficiente a saziarci. C'era una strada bianca che da Montecchio portava a Vicenza (sarà stata lunga 20 chilometri e io la facevo in bicicletta senza neanche voltarmi indietro). Quella strada era percorsa spesso a cavallo da un fascista, un certo Tiziano. La gente in paese lo chamava Tiziano, la spia, perché pensava che fosse una spia. Un giorno un aereo ha bombardato il paese. E le bombe hanno arato la strada proprio mentre Tiziano passava a cavallo. Tutti e due, l'uomo e la bestia, sono stati colpiti. Pezzi di cavallo e di uomo hanno invaso la carrabile. Mio padre ha chiuso a chiave le porte e ha proibito a noi figlie di andare fuori a curiosare. ma io guardavo dalla finestr: la gente, radunatasi sulla strada in un batter d'occhio ha cominciato a raccogliere pezzi di carne. Ha preso pezzi di carne di cavallo e pezzi di carne di Tiziano, perché mica erano tanto distinguindibili. Per qualche giorno le famiglie di Montecchio hanno mangiato cavallo e Tiziano.
Io non so voi, ma certe volte penso che i vegetariani abbiano dalla loro delle giustificate motivazioni.
Un panino col prosciutto, come quello che sto mangiando mentre scrivo, comunque non può far male. Non sarà dietico, ma era così etico il modo con cui il prosciutto era stato bombardato, ehm, volevo dire: affettato, dal salumiere.