Il fondatore di Repubblica porta sfiga?
Il fondatore di Repubblica come l’Innominato?
Il dubbio lo pone lo storico Franco Cardini, in una sera di mezzo inverno.
La data. Venerdì 3 marzo, alle 20.30 (ma mettiamoci la mezz’ora di ritardo accademico), nella sala nobile del Museo della Battaglia di Vittorio Veneto, lo storico Franco Cardini tiene una conferenza dal titolo “La bottega del professore. Interpretare e reinterpretare la storia”.
A presentare il luminare (che in virtù della sua iscrizione giovanile al Movimento sociale italiano i media connotano con l’etichetta da lui inaccettabile “di uomo destra”) c’è Guglielmo Cevolin dell’Università di Udine.
La “lezione” di Cardini – questo per le coordinate di cronaca – rientra nel XXI Corso di Geopolitica organizzato da Historia Gruppo e LiMes Club di Pordenone Udine Venezia.
Franco Cardini inizia a parlare (ipotizza 40 minuti di intervento, che poi si dilateranno a 120) e – c’entrando più o meno il tema della conferenza – il professore racconta aneddoti curiosi. Riferisce – ad esempio – di aver detto “no” a Montanelli quando questi, anche per motivi personalistici, aveva abbandonato il Giornale per ri-fondare La Voce.
Passando dall’oggi-passato prossimo al passato remoto, Franco Cardini affronta argomenti svariati, che in parte collimano con la sua attività di ricerca specialistica coincidente con le crociate, ma soprattutto con il grande confronto/scontro tra Occidente e Islam. E fin qui, niente da chiosare.
Le citazioni. Perché Franco Cardini seguendo un aquilone di pensieri e teorie interessanti, dimostra di padroneggiare la sua materia, cita – tra gli altri – Hegel, Freud, Sabino Acquaviva (“Chissà se è ancora vivo”, si chiede ad alta voce). E poi cita, ma senza citarlo perchè lui è superstizioso e a quanto pare il suo nome porta sfiga, il fondatore di Repubblica.
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Ora, tra tutto quello che lo storico Franco Cardini ha detto in due ore e passa di conferenza, quello che resta sospeso come un neo nelle riflessioni postume è la sua superstizione. E il fatto che questa gli impedisca di pronunciare il nome di un giornalista che (lo apprendiamo dalla sua ellissi) non dovrebbe essere un portafortuna.
Conclusione? Non c’è. Non c’è neppure una morale in tutto questo. C’è solo il fatto che uno storico “di fama internazionale” faccia una figura da soppressa dichiarando che (la conclusione è implicita e quindi fuori virgolettato) il fondatore di Repubblica porta sfiga e che fare il suo nome è meglio di no.
Neppure in una lezione intitolata “La bottega del professore”.